Merate musica: il cartellone rosso il 24 con ''Mendelssohn, splendido romantico''

CARTELLONE ROSSO

Domenica 24 Aprile, ore 17.00 - Auditorium di Merate

Piazza degli Eroi



"Mendelssohn, splendido romantico"


Gary Levinson


Violini: Gary Levinson, Maria Mosè Querenghi, Donatella Colombo, Andrea Masciarelli

Viole: Clara Garcia Barrientos, Leonardo Taio

Violoncelli: Matteo Vercelloni, Rebecca Taio

Contrabbasso: Grecia Crehuet



UNO STRADIVARI A MERATE

Sarà Gary Levinson, violino di spalla della Dallas Symphony Orchestra, il protagonista del concerto del 24 Aprile a Merate.

Gary Levinson suonerà un prezioso Antonio Stradivari del 1726, strumento di proprietà della Dallas Symphony Association.

Levinson è a ragione considerato un grande solista, camerista eccellente e docente appassionato. Nato a San Pietroburgo, dove ha compiuto i primi studi presso la scuola speciale di musica, figlio della leggenda del contrabbasso Eugene Levinson, ha completato la formazione presso la prestigiosa Juilliard School di New York.

Scelto da Zubin Mehta per suonare con la New York Philarmonic Orchestra, dal 2002 è Violino principale della Dallas Symphony Orchestra.

Levinson dal 2013 ricopre il prestigioso incarico di direttore artistico della Chamber Music Society di Fort Worth.


(altre notizie su: www.glevinson.com)

Il concerto del 24 Aprile, che si terrà alle ore 17 presso l' Auditorium di Piazza degli Eroi, vedrà la partecipazione di insegnanti di conservatorio e professionisti della musica insieme con giovani talenti e nasce dalla collaborazione tra Merate Musica e l' Associazione Petite Société, che organizza a Milano nei giorni 21, 22 e 23 Aprile, una Masterclass del M° Levinson.

Il programma proporrà l' ascolto di alcuni capolavori di Felix Mendelssohn-Bartholdy:

Ottetto in mi bemolle maggiore per archi, op. 20


Sinfonie per archi

N. 2 in re maggiore

N. 10 in si minore


Il biglietto di ingresso costa € 10, € 8 il ridotto (maggiori di 65 anni). L'ingresso è gratuito per i minori di 12 anni.

Scrivendo all'indirizzo sc_musica@libero.it è possibile prenotare l'ingresso.

Informazioni:

Scuola di Musica "San Francesco" di Merate. Tel. 039 9905009 oppure 347 7061186. sc_musica@libero.it

Facebook: Merate Musica - Sito del Comune di Merate




IL PROGRAMMA


Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847):



Sinfonie per archi


N. 2 in re maggiore

1. Allegro

2. Andante

3. Allegro vivace



N. 10 in si minore

Adagio - Allegro - Più presto


Intervallo


Ottetto in mi bemolle maggiore per archi, op. 20

1. Allegro moderato ma con fuoco

2. Andante

3. Scherzo. Allegro leggierissimo

4. Presto




GUIDA ALL' ASCOLTO


Felix Mendelssohn compose l'Ottetto op. 20 nel 1825, a sedici anni. Nonostante fosse in età giovanissima il compositore aveva già al suo attivo un numero cospicuo di opere sinfoniche e cameristiche, prodotte grazie alla forza di un talento trascinante, ma anche grazie all'influenza dell'ambiente berlinese (a Berlino i Mendelssohn si erano trasferiti da Amburgo nel 1881), fertilissimo e ricco di stimoli culturali, alle esperienze di viaggio, agli studi rigorosi e insieme vastissimi. Dunque le Sinfonie per archi, i Quartetti per pianoforte e per archi, i brani pianistici, i Lieder che precedono l'op. 20 sono i primi frutti di un denso travaglio formativo che trova nell'Ottetto la prima, davvero clamorosa affermazione, tanto che è lecito affermare che il compositore non superò mai in seguito, nell'ambito della musica da camera, il livello creativo di questo capolavoro giovanile.

Differenti fattori concorrono all'eccellenza della partitura. Occorre osservare innanzitutto che, nell'accezione di Mendelssohn, la stessa forma dell'Ottetto per archi era qualcosa di inedito nella storia della musica. Non mancavano, infatti, esempi di musica da camera destinati a piccoli complessi di sei, sette, otto strumenti, ma la presenza di strumenti a fiato rendeva queste composizioni concettualmente disimpegnate, retaggio di una concezione della musica come puro intrattenimento di matrice ancora settecentesca. Nel campo della musica per soli archi, quella più complessa e destinata agli intenditori, Louis Spohr aveva già creato il primo dei suoi Doppi Quartetti, composizioni in cui in realtà un Quartetto d'archi si limita ad accompagnare un altro complesso gemello, che da solo sostiene la complessità del discorso musicale. La novità del brano di Mendelssohn consiste dunque già nella complessità polifonica, che richiede un impegno pressoché paritetico a tutti gli strumenti, con una scrittura che per molti versi può essere considerata "sinfonica". E, in questa prospettiva, è illuminante l'indicazione riportata dallo stesso compositore sulla partitura autografa: «Questo Ottetto va suonato da tutti gli strumenti nello stile di un'orchestra sinfonica. I piani e i forti vanno rispettati attentamente e sottolineati con più forza di quanto si usa in opere di questo genere».

Occorre poi rilevare come altri fattori di novità risiedano nella concezione formale e nell'invenzione musicale. Apparentemente rispettoso delle norme costruttive della forma classica, Mendelssohn cementa l'unità della partitura con un uso ciclico di alcune idee tematiche; e del tutto peculiare è la configurazione del discorso musicale, inquieto, duttile, sfuggente. Già il primo movimento esemplifica splendidamente questo dato, essendo costruito sulla base di un unico motivo musicale - un tornito arpeggio che viene iterato innalzandosi progressivamente - che diviene protagonista di  continue, variatissime trasformazioni espressive. Similmente nell'Andante si impongono all'attenzione del'ascoltatore non il profilo della melodia, ma le continue peregrinazioni armoniche, tramiti di una sottesa irrequietezza emozionale. Alla base dello Scherzo si pone un'idea programmatica, derivata da una strofa del Faust goethiano ("II volo delle nubi, la nebbia col suo velo / hanno un chiarore dall'alto. / L'aria nel pergolato, il vento nel camino, / tutto svanisce"). Il vorticoso, leggerissimo intreccio delle voci strumentali è un vero capolavoro di scrittura, e si comprende che il compositore abbia trascritto per orchestra questo movimento, prototipo di sue successive pagine fiabesche, per inserirlo nella sua Prima Sinfonia. Prevalentemente contrappuntistica è l'impostazione del Finale, che principia con un fugato, e che lascia tuttavia spazio anche a espansioni melodiche solistiche; nella frenesia e nella trasparenza di scrittura della stretta cogliamo l'enfasi giovanile del compositore, il suo perfetto dominio del materiale, l'impronta stupefacente della sua precoce maturità.

Arrigo Quattrocchi

Goethe ebbe una profonda e duratura simpatia per Mendelssohn, sin da quando gli fu presentato ancora ragazzo dal fidatissimo e solerte Carl Friedrich Zelter, suo consigliere musicale e già insegnante di armonia del precocissimo Felix a Berlino. I rapporti tra l'ottuagenario poeta, nume tutelare dell'arte tedesca, e il giovanissimo musicista (il primo incontro avvenne nel 1821) furono sempre molto cordiali e improntati a quel vivissimo e comune interesse per i problemi della vita culturale, specialmente tedesca. Più volte Mendelssohn si recò in casa di Goethe e fu invitato a suonare al pianoforte musiche sue e di diversi autori, commentandole con osservazioni estetiche e filosofiche, con sortite in campo letterario (in una di queste amabili occasioni Goethe espresse il suo turbamento psicologico pieno di ammirazione per il possente e aggressivo primo tempo della Quinta Sinfonia di Beethoven).

Goethe non nascose mai la sua soddisfazione per questi proficui incontri musicali (una volta disse esplicitamente al musicista, dopo aver ascoltato alcune sue eleganti e poetiche ouvertures: «Ho ancora molto da imparare da te e dal tuo talento») perché gli permisero di conoscere tante composizioni dell'antica e della nuova Germania e soprattutto di rendersi conto in modo diretto e quasi familiare del carattere e dello stile della musica mendelssohniana, in cui classicismo e romanticismo si integrano e si compenetrano in una perfetta simbiosi ideale. L'artista, secondo la ben nota concezione goethiana, è espressione di chiarezza e di solarità in una visione trascendente del reale, anche quando deve comunicare gli impetuosi e appassionati sentimenti del mondo romantico, sollecitati e sospinti da una fantasia accesamente lirica ed esaltante, sempre pronta a cogliere gli aspetti più appariscenti e seducenti della natura circostante. Sotto questo profilo Mendelssohn risponde in pieno alla ideologia goethiana, in quanto è il musicista più romanticamente classico che sia esistito, perché ogni elemento armonico e ritmico del disegno musicale è al suo posto preciso e si inquadra dentro lo schema della forma-sonata, quasi a rispecchiare fedelmente nelle architetture sonore l'ordine e la nobile compostezza degli affetti dell'autore. Questo gusto sostanzialmente classicheggiante si ritrova in tutta la produzione di Mendelssohn: da quella pianistica e cameristica alla sinfonica e ai grandi affreschi oratoriali del Paulus e dell'Elijah, giunto quest'ultimo a chiusura di una intensa attività compositiva.

Al di là della sua opera creativa, non va dimenticata la notevole influenza sulla vita musicale europea esercitata da Mendelssohn come pianista e direttore d'orchestra del Gewandhaus di Lipsia. A lui si debbono i concerti per far conoscere in Germania Orlando di Lasso, Victoria, Palestrina, Leo, Lotti, Durante; fu suo il merito di riesumare importanti lavori di Haendel, Schubert e Bach (di quest'ultimo diresse la Passione secondo San Matteo il 10 marzo 1829 a Berlino, in un'esecuzione  rimasta  storica nel quadro  della Bach-Renaissance sviluppatasi gradatamente nell'epoca romantica). Interpretò e diffuse le sinfonie di Beethoven e le opere strumentali e sceniche di Mozart, favorì la carriera di Schumann, che gli dedicò i suoi tre Quartetti nel 1842, e di Chopin. Il che non è poco e sta a dimostrare oltre tutto il temperamento generoso ed entusiasta di questo musicista intelligente, colto dotato di straordinario fascino personale.

La Sinfonia in si minore per archi, inclusa nel programma odierno, fa parte delle dodici sinfonie per orchestra d'archi scritte da Mendelssohn fra gli undici e i quattordici anni, dal 1821 al 1823, e destinate ad eseguirsi nei concerti privati che si davano ogni sabato sera nella sua ricca casa berlinese. Essa si distingue per la chiarezza e la scorrevolezza melodica e per la serenità spirituale, caratteristiche sin da allora della sensibilità inventiva del musicista. La forma è perfettamente classicheggiante e la scrittura molto curata e precisa nei rapporti sonori. L'Adagio è una pagina meditativa e misuratamente cantabile, mentre l'Allegro mostra una fantasia precocemente spigliata e brillante e un taglio ritmico deciso e sicuro, davvero sorprendenti in un ragazzo non ancora adolescente, che sembra ripetere il "miracolo" mozartiano.

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