Lago di Sartirana/3: dopo il disastro ''carpe'' occorrono più acqua e il taglio del canneto
Se e quanti danni abbia provocato la carpa erbivora resta una disputa tra esperti. C'è chi dice che in realtà quell'esemplare contribuì a ridurre lo sviluppo del canneto come era nelle intenzioni della Fips che varò l'esperimento e chi invece sostiene la tesi della catastrofe ecologica, tesi sostenuta dall'esperto Alberto Pozzi e contenuta in una relazione del 16 agosto 1976.
La situazione ittica del lago, quarant'anni fa destava già preoccupazione. Nelle acque erano state immesse, casualmente o volontariamente specie di importazione nordamericana come il persico-sole, il persico-trota, il pesce gatto che avevano creato una biocenosi, ossia un ecosistema complesso e delicato, proprio perché artificioso. E poi era arrivata la carpa erbivora. Nell'ottobre del 1974 - ecco il richiamo alla data storica - la Fips di Como, titolare dei diritti di pesca, aveva deciso di immettere nel lago 400 esemplari, per complessivi 4 quintali, della carpa erbivora dell'Amur, un ciprinide originario dell'Asia orientale e più precisamente del fiume Amur da cui prende il nome, che vive fino a 15-20 anni e che già nei primi dieci può raggiungere il ragguardevole peso di 10-15 chilogrammi. Le condizioni climatiche italiane in genere e del lago in particolare, considerato che l'Amur rilascia le uova a galleggiare e non le "ancora" in qualche modo al fondo, non ne hanno permesso la riproduzione. Ma nel periodo di vita le 400 carpe hanno aggredito la vegetazione acquatica, ninfee, canneti e cespugli, con una voracità spaventosa distruggendo il nufareto (ninfea bianca) e la castagna d'acqua. Secondo l'esperto il nufareto di Sartirana era uno dei più vasti e meglio conservati di Lombardia. Non è chiaro perché la Fips decise di varare questo esperimento, se non con la motivazione di arrestare l'avanzata del canneto dopo che gli agricoltori, ormai trasformatisi tutti in operai, non provvedevano più al taglio invernale. Resta il fatto che secondo alcuni esperti le carpe provocarono un vero e proprio disastro ecologico di cui ancora oggi si portano le conseguenze con specie ittiche scomparse perché gli avannotti che si nascondevano in questi ambienti vegetali per sottrarsi ai pesci più grossi erano rimasti senza protezione. Oggi in qualche tratto di canale si notano ancora ninfee bianche, evidente segno che le carpe non aggredirono tutti gli apparati radicali di ninfee e castagne d'acqua. All'epoca però la decisione della Fips provocò polemiche molto accese ed è probabile, quindi, che fu proprio quella decisione a indurre i sartiranesi a occuparsi direttamente del loro lago. Le carpe non si sono riprodotte e ormai sono del tutto scomparse. Molti anni fa ne furono pescati esemplari di 20 chilogrammi. Peraltro non mancano le voci di segno opposto, ossia di quanti sostengono che alla fine le Amur non fecero gravi danni ma, al contrario, riuscirono comunque nell'intento di fermare l'avanzata del fragmiteto, cioè della cannuccia di palude. Da esso, infatti, dipende in gran parte la "salute" ecologica del lago. La canna, al termine del suo ciclo vegetativo annuale, secca nella parte superiore e marcisce in quella inferiore, quindi cade nell'acqua e inizia ad alterarsi chimicamente (ossidazione o mineralizzazione). Il fenomeno sottrae ingenti quantità di ossigeno all'acqua; per di più il materiale vegetale si accumula sul fondo formando così uno strato di fanghiglia che riduce la profondità del lago e potenzia il processo di eutrofizzazione dell'ambiente lacustre.
Dunque che fare? Intanto va detto che con la fognatura circumlacuale dotata di vasche per il troppo pieno si è fermato l'inquinamento da liquami domestici e produttivi. Un grosso lavoro che ha evitato l'ulteriore imputridimento delle acque. Ora però vanno ripristinati i fossi naturali che portano l'acqua piovana al lago. Perché uno dei problemi principali è che lo specchio lacustre ha un emissario ma non un immissario. Si possono adottare in alternativa il ricorso a pozzi privati - si dice c'era una trattativa con la famiglia Bracco poi naufragata - o all'acquedotto pubblico.
Nei prossimi giorni l'inchiesta sul lago di Sartirana ieri, oggi e domani, proseguirà con le interviste ai protagonisti vecchi e nuovi.
3/continua
Un esemplare di carpa Amur
La situazione ittica del lago, quarant'anni fa destava già preoccupazione. Nelle acque erano state immesse, casualmente o volontariamente specie di importazione nordamericana come il persico-sole, il persico-trota, il pesce gatto che avevano creato una biocenosi, ossia un ecosistema complesso e delicato, proprio perché artificioso. E poi era arrivata la carpa erbivora. Nell'ottobre del 1974 - ecco il richiamo alla data storica - la Fips di Como, titolare dei diritti di pesca, aveva deciso di immettere nel lago 400 esemplari, per complessivi 4 quintali, della carpa erbivora dell'Amur, un ciprinide originario dell'Asia orientale e più precisamente del fiume Amur da cui prende il nome, che vive fino a 15-20 anni e che già nei primi dieci può raggiungere il ragguardevole peso di 10-15 chilogrammi. Le condizioni climatiche italiane in genere e del lago in particolare, considerato che l'Amur rilascia le uova a galleggiare e non le "ancora" in qualche modo al fondo, non ne hanno permesso la riproduzione. Ma nel periodo di vita le 400 carpe hanno aggredito la vegetazione acquatica, ninfee, canneti e cespugli, con una voracità spaventosa distruggendo il nufareto (ninfea bianca) e la castagna d'acqua. Secondo l'esperto il nufareto di Sartirana era uno dei più vasti e meglio conservati di Lombardia. Non è chiaro perché la Fips decise di varare questo esperimento, se non con la motivazione di arrestare l'avanzata del canneto dopo che gli agricoltori, ormai trasformatisi tutti in operai, non provvedevano più al taglio invernale. Resta il fatto che secondo alcuni esperti le carpe provocarono un vero e proprio disastro ecologico di cui ancora oggi si portano le conseguenze con specie ittiche scomparse perché gli avannotti che si nascondevano in questi ambienti vegetali per sottrarsi ai pesci più grossi erano rimasti senza protezione. Oggi in qualche tratto di canale si notano ancora ninfee bianche, evidente segno che le carpe non aggredirono tutti gli apparati radicali di ninfee e castagne d'acqua. All'epoca però la decisione della Fips provocò polemiche molto accese ed è probabile, quindi, che fu proprio quella decisione a indurre i sartiranesi a occuparsi direttamente del loro lago. Le carpe non si sono riprodotte e ormai sono del tutto scomparse. Molti anni fa ne furono pescati esemplari di 20 chilogrammi. Peraltro non mancano le voci di segno opposto, ossia di quanti sostengono che alla fine le Amur non fecero gravi danni ma, al contrario, riuscirono comunque nell'intento di fermare l'avanzata del fragmiteto, cioè della cannuccia di palude. Da esso, infatti, dipende in gran parte la "salute" ecologica del lago. La canna, al termine del suo ciclo vegetativo annuale, secca nella parte superiore e marcisce in quella inferiore, quindi cade nell'acqua e inizia ad alterarsi chimicamente (ossidazione o mineralizzazione). Il fenomeno sottrae ingenti quantità di ossigeno all'acqua; per di più il materiale vegetale si accumula sul fondo formando così uno strato di fanghiglia che riduce la profondità del lago e potenzia il processo di eutrofizzazione dell'ambiente lacustre.
I lavori degli anni Settanta
Il canneto com'era in alcuni fotogrammi tratti dal video del 1974
Dunque che fare? Intanto va detto che con la fognatura circumlacuale dotata di vasche per il troppo pieno si è fermato l'inquinamento da liquami domestici e produttivi. Un grosso lavoro che ha evitato l'ulteriore imputridimento delle acque. Ora però vanno ripristinati i fossi naturali che portano l'acqua piovana al lago. Perché uno dei problemi principali è che lo specchio lacustre ha un emissario ma non un immissario. Si possono adottare in alternativa il ricorso a pozzi privati - si dice c'era una trattativa con la famiglia Bracco poi naufragata - o all'acquedotto pubblico.
Il canneto oggi
Nei prossimi giorni l'inchiesta sul lago di Sartirana ieri, oggi e domani, proseguirà con le interviste ai protagonisti vecchi e nuovi.
3/continua
