Lago di Sartirana/1: si torna a parlare del futuro della riserva. Senza interventi si trasformerà in un prato asciutto torboso
Ci vorranno secoli ma la natura farà il suo corso se l’uomo non fermerà il processo di trasformazione del lago intramorenico destinato inevitabilmente a diventare una torbiera
Il tema è balzato nuovamente alla ribalta grazie a una interrogazione del gruppo Sei Merate che, tra l'altro, ha puntato l'indice contro la mancata convocazione del Consiglio di gestione della riserva lago di Sartirana che, nei due anni ormai di mandato dell'attuale Amministrazione comunale si è riunito una sola volta, l'11 luglio 2015.
Il Sindaco, secondo gli interroganti di centrosinistra, avrebbe risposto che non è sua intenzione convocare a breve il Consiglio, di cui per regolamento è presidente lo stesso Primo cittadino, riservandosi di illustrare la situazione complessiva della riserva, istituita nel 1984, in un'apposita seduta della Commissione Ambiente e territorio. E si dovrà certamente discuterne nella prima seduta della Commissione presieduta dal leghista Andrea Valli.
La questione, peraltro, è rimbalzata anche durante gli incontri tra la Giunta e i residenti nelle frazioni e nel centro, a Sartirana e, in particolare a Merate centro; qui è stato l'ex assessore all'urbanistica e vice sindaco della consigliatura Albani (2004-2009) a porre la domanda secca direttamente a Andrea Massironi e al suo vice Massimiliano Vivenzio: perché non ci dite che cosa avete in mente per il lago? "Le condizioni della riserva - ha aggiunto - peggiorano di anno in anno e negli ultimi quarant'anni il degrado è stato progressivo". L'affermazione di Passoni ha suscitato l'immediata reazione del Sindaco che ha ribattuto sostenendo che oggi il lago versa in condizioni decisamente migliori del passato. Il botta e risposta si è rapidamente concluso con l'annuncio del Sindaco che presto dimostrerà con i fatti quanto affermato in sala civica.
Prima di dedicare spazio alla storia della riserva lago di Sartirana diamo un'occhiata alla sua conformazione geologica. Partendo da un presupposto. Lo specchio lacustre, ampio circa 98mila metri quadrati, con 200mila metri cubi d'acqua e una profondità media di 2,50 metri è inserito in una conca di 236mila metri quadrati a sua volta parte integrante di una fascia protetta di circa 1 milione di metri quadrati, il 10% o poco meno della superficie comunale. Si tratta di un lago di origine morenica, ossia il ricambio dell'acqua è garantito da sorgive sotterranee le cui dislocazioni non sono state tutte individuate. L'emissario è la Ruschetta che prima alimenta lo stagno artificiale di San Rocco e poi, attraversa Imbersago fino a immettersi nel fiume Adda. Il parziale interramento delle pozze anche a seguito del mancato sfalcio del canneto minaccia di soffocare lo specchio lacustre fino a trasformarlo, nel giro di qualche centinaio di anni, in una prateria asciutta con sottofondo torboso, come già è avvenuto in altri piccoli laghetti brianzoli, a Bosisio, Maggiolino ecc. nelle cui torbe sono stati rinvenuti resti di civiltà del palafitticolo risalenti al 2° millennio avanti Cristo.
Dato però che la Riserva è la punta di diamante, quella che resta, del percorso turistico meratese, dal parco del Curone, passando per cascina Lomeda, fino a quella che era la splendida Valletta di Novate massacrata dalle recinzioni metalliche, c'è da credere che Massironi, nativo e residente di Sartirana, vorrà "marcare" il suo territorio, dimostrando nei fatti la volontà non solo di evitare al lago di trasformarsi in torbiera ma anzi di offrire a meratesi e non uno scorcio di territorio ancora intatto nella sua selvaggia bellezza.
Per farlo occorrono: un direttore della riserva - come lo fu Paolo Vitali - che ogni giorno la percorre individuando tutto ciò che non va; braccia volontarie per mantenere la pulizia di prati e sentieri; risorse finanziarie per avviare le opere di riduzione dello strato di fanghiglia che soffoca lo specchio e riduce l'ossigeno; lavori sistematici di sfalcio del canneto da affidare con appalto dato che l'agricoltura ormai è pressoché scomparsa; controlli serrati sulla pesca indiscriminata - e qui spetta alla Fips che ne detiene i diritti - e sull'accesso notturno alla riserva, che sarebbe vietato.
Non si tratta quindi di obiettivi complessi se l'assessorato competente ponesse al centro del proprio impegno la tutela del Sito di interesse comunitario. E, in caso contrario, Massironi potrebbe sempre affidare una delega specifica ad un consigliere comunale, anche per coinvolgere maggiormente eletti e non eletti nella gestione della "cosa pubblica".
1/continua
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Il tema è balzato nuovamente alla ribalta grazie a una interrogazione del gruppo Sei Merate che, tra l'altro, ha puntato l'indice contro la mancata convocazione del Consiglio di gestione della riserva lago di Sartirana che, nei due anni ormai di mandato dell'attuale Amministrazione comunale si è riunito una sola volta, l'11 luglio 2015.
Foto degli anni Settanta (1976)
Il Sindaco, secondo gli interroganti di centrosinistra, avrebbe risposto che non è sua intenzione convocare a breve il Consiglio, di cui per regolamento è presidente lo stesso Primo cittadino, riservandosi di illustrare la situazione complessiva della riserva, istituita nel 1984, in un'apposita seduta della Commissione Ambiente e territorio. E si dovrà certamente discuterne nella prima seduta della Commissione presieduta dal leghista Andrea Valli.
La foce ai giorni nostri (2016)
La questione, peraltro, è rimbalzata anche durante gli incontri tra la Giunta e i residenti nelle frazioni e nel centro, a Sartirana e, in particolare a Merate centro; qui è stato l'ex assessore all'urbanistica e vice sindaco della consigliatura Albani (2004-2009) a porre la domanda secca direttamente a Andrea Massironi e al suo vice Massimiliano Vivenzio: perché non ci dite che cosa avete in mente per il lago? "Le condizioni della riserva - ha aggiunto - peggiorano di anno in anno e negli ultimi quarant'anni il degrado è stato progressivo". L'affermazione di Passoni ha suscitato l'immediata reazione del Sindaco che ha ribattuto sostenendo che oggi il lago versa in condizioni decisamente migliori del passato. Il botta e risposta si è rapidamente concluso con l'annuncio del Sindaco che presto dimostrerà con i fatti quanto affermato in sala civica.
Andrea Massironi e Ernesto Passoni
Prima di dedicare spazio alla storia della riserva lago di Sartirana diamo un'occhiata alla sua conformazione geologica. Partendo da un presupposto. Lo specchio lacustre, ampio circa 98mila metri quadrati, con 200mila metri cubi d'acqua e una profondità media di 2,50 metri è inserito in una conca di 236mila metri quadrati a sua volta parte integrante di una fascia protetta di circa 1 milione di metri quadrati, il 10% o poco meno della superficie comunale. Si tratta di un lago di origine morenica, ossia il ricambio dell'acqua è garantito da sorgive sotterranee le cui dislocazioni non sono state tutte individuate. L'emissario è la Ruschetta che prima alimenta lo stagno artificiale di San Rocco e poi, attraversa Imbersago fino a immettersi nel fiume Adda. Il parziale interramento delle pozze anche a seguito del mancato sfalcio del canneto minaccia di soffocare lo specchio lacustre fino a trasformarlo, nel giro di qualche centinaio di anni, in una prateria asciutta con sottofondo torboso, come già è avvenuto in altri piccoli laghetti brianzoli, a Bosisio, Maggiolino ecc. nelle cui torbe sono stati rinvenuti resti di civiltà del palafitticolo risalenti al 2° millennio avanti Cristo.
Dato però che la Riserva è la punta di diamante, quella che resta, del percorso turistico meratese, dal parco del Curone, passando per cascina Lomeda, fino a quella che era la splendida Valletta di Novate massacrata dalle recinzioni metalliche, c'è da credere che Massironi, nativo e residente di Sartirana, vorrà "marcare" il suo territorio, dimostrando nei fatti la volontà non solo di evitare al lago di trasformarsi in torbiera ma anzi di offrire a meratesi e non uno scorcio di territorio ancora intatto nella sua selvaggia bellezza.
Per farlo occorrono: un direttore della riserva - come lo fu Paolo Vitali - che ogni giorno la percorre individuando tutto ciò che non va; braccia volontarie per mantenere la pulizia di prati e sentieri; risorse finanziarie per avviare le opere di riduzione dello strato di fanghiglia che soffoca lo specchio e riduce l'ossigeno; lavori sistematici di sfalcio del canneto da affidare con appalto dato che l'agricoltura ormai è pressoché scomparsa; controlli serrati sulla pesca indiscriminata - e qui spetta alla Fips che ne detiene i diritti - e sull'accesso notturno alla riserva, che sarebbe vietato.
Non si tratta quindi di obiettivi complessi se l'assessorato competente ponesse al centro del proprio impegno la tutela del Sito di interesse comunitario. E, in caso contrario, Massironi potrebbe sempre affidare una delega specifica ad un consigliere comunale, anche per coinvolgere maggiormente eletti e non eletti nella gestione della "cosa pubblica".
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C. B.