Nell’omicidio di Roma c’è un richiamo alla dimensione orgiastica primordiale

Ci sono comportamenti umani/disumani che superano la soglia del controllo del sistema normativo, il superamento di questa soglia avviene anche con l'uso di sostanze che alterano il centro del piacere e liberano quella parte primordiale, presente in tutti i cervelli, a produrre  sostanze euforizzanti.

Nel primordiale dell'evoluzione della specie umana c'è questo meccanismo arcaico e perverso che  sollecita il bisogno tribale ancestrale di cannibalizzare e sedurre l'altro.

Nell'omicidio di  Roma c'è un richiamo alla dimensione orgiastica primordiale.

La vittima è stata assassinata da due impotenti innominabili con un coltello da cucina conficcato nel petto. Per neutralizzarla, sottometterla al desiderio perverso è stata assopita con un farmaco usato per l'astinenza dalla dipendenza etilica.   L'essere umano porta in grembo il suo male. Questo perverso male, che è il piacere di uccidere, necessita di essere sempre tenuto sotto controllo, se si libera i risultati sono quelli che appaiono: noi siamo anche questo. E' con questo male che si sta dentro questa società frantumata: il primordiale che è in noi fa parte di questa società post e iper modernità.

C'è in questi atti qualcosa che richiama l'impotenza del sacro. Il Sacro è condannato al silenzio.

Per poter leggere e decifrare l'atto è indispensabile superare la soglia del presente e rituffarsi nel mondo antico per cogliere il  rituale orgiastico-sacrale. Nell'antico mondo del mito, dei miti, ma anche nelle società tribali, questa componente orgiastica  veniva ritualizzata e raffigurata sotto il segno delle Baccanti o di Dioniso. 

L'orgia, tra le altre funzioni per l'economia spirituale e psicologica della comunità, simboleggia  il rinnovamento e la rigenerazione della vita. Nella mitologia raffigura il riattrarsi della creazione, rappresenta lo stato mitico del prima e il ritorno all'origine del soggetto ristorato e rigenerato.

A livello cosmologico rappresenta il caos, ossia la scomparsa di limiti o barriere e la fusione in una unità. Il desiderio di abolire il tempo è evidente nelle orge/feste che avvengono durante le feste del nuovo anno per rigenerarlo. Il ritorno simbolico del caos primigenio indica l'abolizione del tempo. In questi rituali antropologici e simbolici di purificazione si evoca la sacralità del corpo dell'altro.

In questo tempo post simbolico, post sacrale domina la dimensione del groviglio del consumo, dello spreco, del mercato del corpo e della vita. Si consuma il piacere senza coglierne la memoria dell'atto, dell'esserci. Prevale la ricerca di un piacere che scade nel banale del primordiale del sottocorticale che è mosso soltanto da sostanze neurormonali che escludono la dimensione psicologica dell'esserci, dell'essere con l'altro: verrebbe da dire e gridare che il corpo dell'altro è sacro.

dr. Enrico Magni
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.