Verderio: due secoli di storia della famiglia Gnecchi Ruscone negli studi dei ricercatori

Nella serata di venerdì, per il ciclo "Incontri con l'Autore", la commissione biblioteca di Verderio ha proposto una serata interamente dedicata alla storia degli Gnecchi Ruscone, la famiglia a cui si deve lo sviluppo e la crescita del paese all'inizio del secolo scorso.

Nella sala consiliare di Villa Gallavresi - dove tra le prime file si sono accomodati diversi membri della famiglia - gli storici dell'economia Silvia Conca Messina e Gabriele Coltorti hanno illustrato quanto ricostruito nelle loro ricerche a seguito di un approfondito lavoro di analisi, sia sulla documentazione d'archivio sia sulle carte private fornite da Carlo Gnecchi Ruscone.

Marco Bartesaghi, Gabriele Coltorti, professor Claudio Besana, Silvia Conca Messina

"Gli Gnecchi Ruscone furono una famiglia rappresentativa dell'imprenditoria lombarda, specialmente per quanto riguarda l'Ottocento", ha esordito la dottoressa Conca Messina. "Attraverso il settore serico, con innovazioni, preparazione culturale e capacità di capire il mercato, riuscirono a diventare tra i maggiori produttori di seta della Lombardia, che nell'800 guidava il commercio europeo con una produzione che era di due volte e mezzo quella di tutte le altre nazioni del continente".

Nel saggio Reti e strategie nel setificio: la famiglia impresa Gnecchi Ruscone (1773 - 1900), la ricercatrice ha studiato 4 generazioni della famiglia: dall'inizio delle loro attività economiche nel '700 legate all'agricoltura, prima come affittuari e poi come proprietari di terre, per passare all'impianto della prima filanda a Garlate e al precoce trasferimento a Milano, centro commerciale e finanziario dove gli imprenditori della provincia ascendevano socialmente.

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"La seconda generazione degli Gnecchi - ha continuato la ricercatrice - passò dall'essere semplicemente dei produttori a finanziatori e commercianti, ed entrò a far parte di una classe che in città si amalgamava per via matrimoniale e che poi reinvestì il proprio patrimonio in iniziative per il benessere sociale. Milano rimase il loro riferimento ma possedettero beni e terre in tutta la Lombardia; la villa di Verderio, ad esempio, fu un'eredità dello zio Giacomo Ruscone, che nel 1888 lasciò ai nipoti anche il proprio cognome".

Nel corso dell'800 le relazioni commerciali degli Gnecchi Ruscone crebbero sempre più sia in Italia che all'estero, così come la loro reputazione e la solvibilità dei loro investimenti; tanto che nel 1852 a Milano solo altre 6 ditte pagavano la stessa tassa per l'arte e il commercio.

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"Attraverso i matrimoni gli Gnecchi Ruscone avviarono legami con le maggiori famiglie dell'epoca: banchieri o grandi lanaioli, mentre grazie alla diversificazione delle loro attività, alla concentrazione dei luoghi di produzione e allo sviluppo dell'industrializzazione riuscirono a superare le crisi del mercato che dalla fine dell'800 portarono ad un crollo dei prezzi della seta. La filanda di Garlate, con il suo filato idraulico, resterà nella storia come l'origine del sistema di fabbrica: perché la forza idrica aumentava la produttività ed era quindi necessario molto personale che si potesse alternare nei processi lavorativi", ha spiegato ancora la dottoressa Conca Messina.

Parte della struttura che oggi ospita il Civico Museo della Seta Abegg di Garlate risale proprio a ciò che resta della prima filanda settecentesca degli Gnecchi, e vi sono conservate macchine innovative per l'epoca e ancora oggi funzionanti.

Professor Flavio Crippa, direttore del Museo della Seta di Garlate

A raccontare più nel dettaglio la vita milanese della famiglia, nel corso della serata di venerdì, ci ha poi pensato il dottor Gabriele Coltorti, autore del libro Via Filodrammatici prima di Mediobanca: "Gli Gnecchi Ruscone furono una delle più importanti famiglie della borghesia milanese e nel1885 acquistarono il palazzo in Via Filodrammatici che era appartenuto all'antica casata dei Visconti Aimi. Nel giro di pochi anni divennero proprietari di molte altre case a Milano e in provincia. In quel periodo il loro patrimonio era davvero cospicuo, tanto che il palazzo assunse le caratteristiche di una delle case più eleganti e sfarzose della città. Nel 1946, per varie ragioni, la famiglia decise di vendere la residenza alla neonata Mediobanca come sede dell'istituto di credito finanziario".

L'architetto Francesco Gnecchi Ruscone

"In quel palazzo sono nato ed ho vissuto fino ai 22 anni e ancora ricordo le partite a pallone nel cortile con gli amici", ha chiosato al termine della conferenza l'architetto Francesco Gnecchi Ruscone. "Di quel vasto patrimonio di cui avete parlato questa sera la mia generazione non ne ha ereditato che una piccolissima parte; in compenso abbiamo ereditato dalla nostra famiglia una tradizione all'impegno e all'operosità nell'interesse pubblico che si manifestò anche a Verderio con la fondazione di scuole di arte e mestieri. Ogni privilegio per noi è sempre stato considerato un debito, e i debiti devono essere pagati".

Questo motto della famiglia Gnecchi Ruscone, pronunciato con la consueta eleganza da parte dell'architetto e salutato dagli applausi del pubblico, ha concluso quindi la serata.
Matteo Fratangeli
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