Imbersago: ''cena al buio'' per 40 soci del Rotary per capire le difficoltà ma anche la forza e il coraggio di chi non vede
Non servono ma soprattutto non ci sono parole per descrivere l'esperienza della cena al buio. Bisogna solo provarla, resistere e viverla fino all'ultimo minuto.
Perchè se per i partecipanti si tratta di una esperienza da raccontare e su cui riflettere, per ipovedenti e ciechi è l'ordinarietà.
Ed è proprio con questa filosofia, quella di mettersi nei panni dell'altro, condividerne le difficoltà e al tempo stesso saggiarne le capacità e le potenzialità, la forza e l'ingegno, che il Rotary di Merate presieduto dall'avvocato Matteo Notaro in collaborazione con l'Unione Italiana Ciechi di Lecco, presieduta da Andrea Sala, ha organizzato una serata speciale per 40 soci del club.
Presso il ristorante Lido di Imbersago, infatti, si è tenuta la "Cena al buio": qui, in una sala appositamente allestita e attrezzata dove si è fatto in modo che nemmeno uno spiraglio di luce filtrasse anche solo a "scontornare" le tavolate, gli ospiti sono stati accompagnati per mano fino a raggiungere la loro postazione (grazie alla collaborazione dell'aiuto organizzazione formata da (Vanessa Alborghetti, Simonetti Loredana, Pietro Rota Bulò).
Tra l'iniziale attimo di sgomento, per qualcuno anche di "panico" magistralmente controllato, e l'impossibilità a vedere anche solo la punta del proprio naso, meno ancora il colore della tovaglia o la forma del piatto, la cena è stata servita (con cellulari e altri oggetti luminosi rigorosamente vietati).
A portare in tavola le pietanze (bis di primi, secondi, dolce con frutta, acqua, vino) sono stati tre camerieri non vedenti (Armando Marasco, Francesco Germinara, Giusi Cannalella) che qualche ora prima avevano raggiunto il ristorante per imparare la disposizione dei tavoli nella sala. Diversamente dai commensali che, impacciati e spacciati al tempo stesso nell'utilizzo di posate, tovaglioli, bicchieri cercavano di mangiare, i camerieri si sono mossi con disinvoltura e velocità. Per loro infatti si trattava di buio che si aggiungeva a buio.
"Vogliamo ammirare la grande capacità di rialzarsi e di andare avanti, di resistere e di trovare soluzioni e vie d'uscita di coloro che non hanno la vista" ha esordito l'avvocato Matteo Notaro, anche lui completamente al buio, rivolgendosi a un uditorio immerso nel nero che più nero non si può "questa cena vuole essere un modo per metterci nei loro panni e capire anche solo le difficoltà nel mangiare e nello spostarsi da un tavolo all'altro. Hanno però dimostrato una grande forza e coraggio e hanno sviluppato altri sensi normalmente sono meno utilizzati. Anche noi questa sera proveremo cosa significa non vedere, non avere la percezione visiva di quello che ci sta attorno e non poter comunicare con le persone con uno sguardo"
A sostegno delle varie iniziative dell'Unione Italiana Ciechi, il Rotary club ha voluto contribuire con una donazione di 1000 euro.
Perchè se per i partecipanti si tratta di una esperienza da raccontare e su cui riflettere, per ipovedenti e ciechi è l'ordinarietà.
Ed è proprio con questa filosofia, quella di mettersi nei panni dell'altro, condividerne le difficoltà e al tempo stesso saggiarne le capacità e le potenzialità, la forza e l'ingegno, che il Rotary di Merate presieduto dall'avvocato Matteo Notaro in collaborazione con l'Unione Italiana Ciechi di Lecco, presieduta da Andrea Sala, ha organizzato una serata speciale per 40 soci del club.
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(Da sinistra il presidente di Retesalute Alessandro Salvioni, il presidente Rotary avv. Matteo Notaro, il presidente dell'unione italiana ciechi Andrea Sala, l'ing. Antonio Conrater che da assessore provinciale affidò il servizio per i disabili sensoriali proprio alla gestione di Retesalute)
Presso il ristorante Lido di Imbersago, infatti, si è tenuta la "Cena al buio": qui, in una sala appositamente allestita e attrezzata dove si è fatto in modo che nemmeno uno spiraglio di luce filtrasse anche solo a "scontornare" le tavolate, gli ospiti sono stati accompagnati per mano fino a raggiungere la loro postazione (grazie alla collaborazione dell'aiuto organizzazione formata da (Vanessa Alborghetti, Simonetti Loredana, Pietro Rota Bulò).
Tra l'iniziale attimo di sgomento, per qualcuno anche di "panico" magistralmente controllato, e l'impossibilità a vedere anche solo la punta del proprio naso, meno ancora il colore della tovaglia o la forma del piatto, la cena è stata servita (con cellulari e altri oggetti luminosi rigorosamente vietati).
A portare in tavola le pietanze (bis di primi, secondi, dolce con frutta, acqua, vino) sono stati tre camerieri non vedenti (Armando Marasco, Francesco Germinara, Giusi Cannalella) che qualche ora prima avevano raggiunto il ristorante per imparare la disposizione dei tavoli nella sala. Diversamente dai commensali che, impacciati e spacciati al tempo stesso nell'utilizzo di posate, tovaglioli, bicchieri cercavano di mangiare, i camerieri si sono mossi con disinvoltura e velocità. Per loro infatti si trattava di buio che si aggiungeva a buio.
"Vogliamo ammirare la grande capacità di rialzarsi e di andare avanti, di resistere e di trovare soluzioni e vie d'uscita di coloro che non hanno la vista" ha esordito l'avvocato Matteo Notaro, anche lui completamente al buio, rivolgendosi a un uditorio immerso nel nero che più nero non si può "questa cena vuole essere un modo per metterci nei loro panni e capire anche solo le difficoltà nel mangiare e nello spostarsi da un tavolo all'altro. Hanno però dimostrato una grande forza e coraggio e hanno sviluppato altri sensi normalmente sono meno utilizzati. Anche noi questa sera proveremo cosa significa non vedere, non avere la percezione visiva di quello che ci sta attorno e non poter comunicare con le persone con uno sguardo"
A sostegno delle varie iniziative dell'Unione Italiana Ciechi, il Rotary club ha voluto contribuire con una donazione di 1000 euro.
S.V.