LECCO: LE CONFESSIONI DEL PENTITO DI BELLA E ''I TRE AFFILIATI'' DELLA PORTA ACCANTO

Giuseppe Di Bella
Le tre persone sono Giuseppe Pupa, già funzionario responsabile dell'ufficio di delegazione di Lecco della Camera di Commercio, Gianni Rota, già sindaco di Malgrate e vicedirettore dell'Unione Commercianti Lecchesi e Italo Bruseghini, già sindaco di Olginate. Del secondo, deceduto nel 2009, Di Bella con delicatezza non cita le generalità. Lo hanno fatto in sua vece i colleghi della carta stampata.
Ora abbiate la cortesia di seguirmi in queste brevi considerazioni. Sono stato per 13 anni impiegato all'Unione Commercianti quando Gianni Rota era mio superiore e con la Camera di commercio opero in veste di libero professionista ininterrottamente dal 1968. Mi considero uno dei più preparati in materia di commercio e pubblici esercizi e quindi conosco perfettamente le procedure comunali nel rilascio delle licenze. Tradotto: conosco la materia e quindi ne parlo a ragion veduta
Il primo: Giuseppe Pupa.
Giuseppe Di Bella descrive Giuseppe Pupa come un "facilitatore" delle aziende e quindi degli interessi del clan. La Cciaa di Lecco sarebbe stata la reggia di Coco Trovato e company e il suo direttore il gran ciambellano. Pupa avrebbe facilitato l'iscrizione di Di Bella al Registro Esercenti Commercio (Rec) senza il quale non si può aprire un bar e poi presentato Di Bella al sindaco di Olginate Bruseghini per ottenere l'aggiunta della voce ristorante a quella, già posseduta, di bar. Generosamente il pentito di mafia ammette di non sapere se Pupa abbia mai ricevuto denaro. Dice di più. Dice di essere riuscito a superare l'esame di abilitazione senza pagare una lira benché il tariffario vigente prevedesse la bellezza di 6 milioni di lire! Non paga, però accusa. Strano: è lui il cassiere che "paga" Bruseghini ed altri, ma non quello che "paga" Pupa. C'è contraddizione.
Sono affermazioni che appaiono risibili e infatti non vanno oltre il suono delle parole.
Conosco, come lo hanno conosciuto tantissimi altri, il ragionier Giuseppe Pupa da una vita. Io da una parte e lui d'altra dei banconi della Camera di Commercio di Como prima e di Lecco poi ci siamo confrontati per quasi trent'anni seriamente e serenamente fino a quando nel 1996 ha lasciato l'Ente. L'uomo è del Sud. E' generoso, gentile e informale sul lavoro come nella vita privata. Forse lo è troppo, ma non è un peccato e ancor meno un delitto. Non si può e non si deve sempre tenere la "giusta distanza" sennò si diventa un semaforo. Pupa è un uomo che raramente si sottrae a una lecita richiesta di aiuto. In quegli anni l'obbligo di legge di superare un esame per iniziare un'attività commerciale è stato un incubo per migliaia di persona di qualunque età. Giuseppe Pupa aveva il dono di non terrorizzare ulteriormente. Consegnava le dispense che l'Ente distribuiva gratuitamente e vi aggiungeva graditi suggerimenti. Lo avrà certamente fatto anche con Giuseppe Di Bella con il piacere in più di aiutare un compaesano. L'esame del Rec lo si supera se si sa leggere e scrivere e si dedica qualche ora allo studio che oggi chiamano formazione. Ci sono una prova scritta e una orale. Se si viene bocciati lo si ripete e non muore nessuno. Il verbale di esito positivo o negativo viene firmato da una commissione giudicatrice composta da 5 a 8 persone. E deve trattarsi di un voto unanime. Giuseppe Pupa non aveva poteri personali e discrezionali che potessero favorire il Di Bella che all'epoca, come tutti, sostenne lo scritto a Lecco e l'orale a Como. La Camera di Commercio è un ente certificativo e non abilitativo. E dove lo è - albo delle imprese artigiani, ruolo agenti di commercio - sono più di una le persone che trattano la pratica secondo rigorose procedure di legge. Alla fine sono tutti atti dovuti. Puoi perdere un po' di tempo, ma è per carenze tue se non studi la materia e ti presenti alla selezione impreparato. E' come a scuola. Il diploma te lo dà un Consiglio di Professori. Magari si media tra sufficienze e insufficienze, c'è il docente severo e quello tenero, ma alla fine dalla scuola esci. Se poi ti comporti bene o male è una questione solo tua.
Vedere descritto oggi il ragionier Giuseppe Pupa come un "amico degli amici" oltre che insultante non è credibile. Ci può cascare solo chi si ferma all'etimologia del cognome e alla regione di origine. Due aspetti insignificanti che squalificano colui che li usa come termine di paragone.

Gianni Rota
Narra Di Bella che era il palazzo comunale di Malgrate, comune di cui Gianni Rota è stato sindaco per 24 anni e non quella di Lecco in via Fratelli Cairoli, la vera sede dell'Unione Commercianti. Dietro quelle mura il vicedirettore dell'associazione di categoria riceveva i questuanti e concedeva finanziamenti agevolati dietro tangente del 10%. Ma li concedeva solo a quelli del clan Coco, agli altri no. Non ho mai provato personale simpatia per Gianni Rota, uomo caratteriale uso a imporsi, ma mi riesce impossibile vederlo nei panni descritti dal sarto Di Bella. E questo per ragioni di una semplicità inaudita. Non escludo che per mera cortesia il dirigente Ascom abbia accettato di ricevere, diciamo fuori orario, uno o più commercianti nel suo ufficio comunale e abbia dato indicazioni e poi fatto istruire dagli uffici dell'associazione pratiche di finanziamento agevolato richieste da aziende iscritte. Erano gli anni della presidenza Crippa, della costituzione del Fondo di Garanzia che ha contribuito all'erogazione di miliardi di lire, della prima e fondamentale convenzione con la Banca Popolare di Lecco che finanziava a tassi agevolati gli iscritti sia all'Ascom che al Fondo. Quest' ultimo garantiva una percentuale dell'eventuale insoluto. I soldi li danno le banche. Cosa può avere fatto Gianni Rota? Suggerito una migliore compilazione della modulistica? Eseguita un'annotazione aggiuntiva sulle prospettive positive dell'azienda del richiedente? Fatto una telefonata al funzionario di banca per sollecitarne l'accoglimento? Sono procedure normali, direi quasi doverose per un'associazione di categoria. Penso anche che vi sia ancora in qualche archivio il riscontro dei numeri e degli importi di queste pratiche. Gianni Rota si sarà dondolato tra cortesie e scortesie, delinquente o complice mai.

Italo Briuseghini
Dico subito che lo conosco di vista e gli ho stretto la mano una sola volta e non ricordo neppure dove. Forse in sala civica a Merate durante un'assemblea pubblica sul supermercato Esselunga di Calco. Non è facile fare il sindaco perché chiunque pensa che lui possa fare tutto e gli si vuole parlare per qualunque necessità. Non è così oggi e non lo è stato neppure ante 1998, anno della rivoluzione bersaniana in tema di libero commercio. Negli anni '80 le licenza di bar e trattorie le rilasciava il Comune e le firmava il sindaco o il suo assessore delegato. Non era facile ottenerle perchè il tutto avveniva all'interno di un Piano di programmazione e sviluppo commissionato a un libero professionista, adottato dalla Giunta Comunale, sottoposto al parere delle associazioni dei consumatori e dei commercianti e infine approvato dal Consiglio Comunale. Ogni singola istanza di rilascio, trasferimento o ampliamento veniva radiografata dalla commissione comunale per i pubblici esercizi e li dentro si respirava voglia di non concorrenza allo stato impuro. Promettere o addirittura garantire una licenza o un ampliamento di quella già posseduta sarebbe stato un azzardo per qualunque sindaco. Vi era poi il severo vaglio dell'Asl. Di Bella confessa di avere rinunciato a tale ampliamento. Di norma si paga alla consegna e se la merce non arriva ci si fa restituire i soldi. E invece neppure una bomba carta che esplode davanti al portone del Municipio. Italo Bruseghini di suo ha rilasciato alla stampa una dichiarazione di smentita ineccepibile per fatti e ragionamenti.

Alberico Fumagalli