Olgiate: storie di donne e di resistenza per il Settantesimo

Sono state le donne, con le loro storie di coraggio e abnegazione vissute durante gli anni difficili del Fascismo e della guerra, le vere protagoniste della serata di venerdì 24 aprile, che ha inaugurato le celebrazioni del 70° anniversario della Liberazione per i Comuni di Olgiate, Calco, Brivio e Airuno. A rappresentarle tutte, nella loro orgogliosa fierezza, è intervenuta la signora Giancarla Pessina, Presidentessa onoraria del Comitato Provinciale ANPI di Lecco, e oggi attivamente impegnata per diffondere i valori della Resistenza, soprattutto tra i giovani.

Intervistata dallo studioso locale Alberto Magni, la signora Pessina è riandata con la memoria agli ultimi anni del Fascismo, che precedettero lo scoppio del conflitto, rievocando la vita delle ragazze comuni, delle mamme e delle nonne di allora, messe per forza di cose a contatto con l'asprezza della dittatura e delle armi, e ricordando l'importante ruolo da loro giocato nella riconquista della libertà. Il suo racconto, bello ed intenso, è partito dalla famiglia: "Sono cresciuta a pane e antiguerra" ha detto, pensando ai genitori, entrambi figli dell'Ottocento, passati attraverso due guerre mondiali; "in casa nostra si è sempre respirato un certo clima di pacifismo, veicolato, magari ingenuamente, attraverso divertenti canzoncine popolari che però ci comunicavano un messaggio piuttosto drammatico. Canticchiavamo filastrocche come: Ul general Cadorna el mongia el bef el dorma, e nœgn mörem de fom" ha ricordato divertita. Poi, il suo discorso ha toccato le difficoltà che la gente comune dovette affrontare durante gli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale, quando si mangiava züpa de scigulìn - una brodaglia fatta di acqua, burro, cipolle e sale - e per trovare delle patate toccava scendere da Lecco, sua città natale, fino in Brianza.

Venendo quindi ai giorni decisivi dell'estate del 1943, ha raccontato commossa: "Più ancora che il 25 aprile, mi sono rimaste impresse le immagini degli eventi successivi al 25 luglio di quell'anno, con la sorpresa per la fine improvvisa della dittatura e per l'apparente riconquista della libertà; non dimenticherò mai la distruzione dei simboli del Regime caduto, i ritratti che venivano rimossi, la cancellazione delle scritte che, fino al giorno prima, annerivano i muri. Credo che provammo, allora, un senso di liberazione e di partecipazione anche maggiore di quello che sarebbe arrivato poi, più tardi; anche se, forse - ha detto timidamente - a far nascere in noi questa sensazione fu soltanto la bella stagione". Nel concludere il suo intervento, Giancarla Pessina è tornata a parlare di donne, delle tante storie generose e anonime di quella che lei stessa ha definito la "Resistenza civile", che ebbero per protagoniste le mamme italiane, pronte ad aiutare gli sconosciuti soldati sbandati che bussavano alle loro porte dopo l'8 settembre, convinte che, da qualche parte, altre mamme avrebbero fatto lo stesso con i loro figli.

Altre storie, questa volta di uomini, sono riecheggiate grazie ai racconti dello storico locale Anselmo Brambilla, recitati con intensità dall'attore Stefano Pirovano, accompagnato alla fisarmonica da Nicolò Ramazzotti. Ampio spazio è stato dedicato alla rievocazione della cattura del gerarca fascista Roberto Farinacci, forse l'episodio principale della Resistenza in Brianza, avvenuta a Beverate il 27 aprile 1945, mentre la colonna repubblichina in fuga cercava di raggiungere Como lasciando dietro di sé una lunga scia di morti. "Lo presero in cinque, anche se da noi dicono che furono in trecento" ha raccontato Brambilla sorridendo. "È anche grazie a episodi come questo - ha aggiunto infine - che oggi possiamo affermare con orgoglio che anche la Brianza, spesso sonnolenta e indifferente, ogni tanto ha saputo muoversi".
R.G.
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