Imbersago: a settant'anni le privazioni della guerra nel ricordo di chi c'era e ora racconta
Nell'ottobre del 1943 i militari tedeschi arrivarono a Imbersago ed occuparono diversi edifici, tra i quali la struttura dell'odierno municipio che all'epoca ospitava la scuola elementare del paese. A settant'anni di distanza da quel 25 aprile che nel 1945 portò anche ad Imbersago la notizia della Liberazione, gli imbersaghesi che vissero durante il periodo della dittatura e provarono le privazioni della guerra hanno raccontato, nella mattinata di ieri, le loro esperienze e i loro ricordi.
"Mi restano ancora impresse le esercitazioni militari - ha aggiunto Giovanni Villa, ex sindaco di Imbersago - , l'ordine e l'incedere preciso come delle macchine, oppure la cassetta di sicurezza con un rotolo di mille lire di cui i soldati disponevano quando ce n'era bisogno. Un'immagine che stride con le privazioni che doveva subire la popolazione che viveva sotto il regime. Ero un ragazzo di 12 o 13 anni, ma ricordo con amarezza quando alle nostre nonne e alle nostre mamme fu imposto il dramma di donare le fedi nuziali. È non fu certo l'unica sofferenza: tutto era razionato e il pane veniva distribuito solo tramite le tessere annonarie. Chi coltivava la terra, come mio padre, era costretto a dichiarare la produzione e portarne parte all'ammasso; un anno la neve e il freddo impedirono il raccolto ma un incaricato scrisse nella sua relazione che era tutto regolare. Ci tolsero due tessere e a casa restammo senza pane".
"Quando eravamo ragazzini salivamo sulla collina per vedere i bombardamenti a Milano, il fuoco della contraerea sembrava la festa di Brivio!", ha scherzato il signor Bonfanti, che ha ricordato anche di quando, insieme a degli amici, sottrasse da una colonna di tedeschi in ritirata zaini pieni di bombe a mano usate poi per pescare.
A completare l'intensa giornata di celebrazione è toccato poi ad una mostra realizzata dagli alunni della scuola primaria di Imbersago con l'aiuto del Gruppo alpini del paese. Presso il sottotetto del municipio è stata infatti inaugurata l'esposizione "La libertà non è stare sopra un albero". I lavori e i disegni dei ragazzi hanno accompagnato i documenti e i reperti d'epoca, dando vita ad una originalissima ed apprezzata presentazione.
Giovanni Villa, Luigia Mandelli, Enrico Ghislandi
Il primo a prendere la parola tra gli ospiti è stato Enrico Ghislandi, padre del Sindaco, che all'epoca dell'occupazione tedesca aveva 10 anni e frequentava la quinta elementare: "Ricordo che un giorno di ottobre, mentre ero a scuola, arrivarono 5 o 6 camionette di militari tedeschi. In due ore occuparono la villa dei conti Castelbarco usata come sede operativa e di comunicazione della Luftwaffe. Ancora ho in mente il rumore delle telescriventi che, avendo la camera di fronte alla villa, sentivo battere tutta la notte. Noi bambini poi bazzicavamo con i tedeschi: qualcuno di loro parlava italiano e ricordo un docente di musica che scherzava spesso con noi"."Mi restano ancora impresse le esercitazioni militari - ha aggiunto Giovanni Villa, ex sindaco di Imbersago - , l'ordine e l'incedere preciso come delle macchine, oppure la cassetta di sicurezza con un rotolo di mille lire di cui i soldati disponevano quando ce n'era bisogno. Un'immagine che stride con le privazioni che doveva subire la popolazione che viveva sotto il regime. Ero un ragazzo di 12 o 13 anni, ma ricordo con amarezza quando alle nostre nonne e alle nostre mamme fu imposto il dramma di donare le fedi nuziali. È non fu certo l'unica sofferenza: tutto era razionato e il pane veniva distribuito solo tramite le tessere annonarie. Chi coltivava la terra, come mio padre, era costretto a dichiarare la produzione e portarne parte all'ammasso; un anno la neve e il freddo impedirono il raccolto ma un incaricato scrisse nella sua relazione che era tutto regolare. Ci tolsero due tessere e a casa restammo senza pane".
Francesco Casazza e Osvaldo Bonfanti
La commozione, fino alle lacrime, hanno segnato poi il volto di Francesco Casazza, ex combattente e partigiano cristiano: "Nella mia vita da partigiano ne ho viste di tutti i colori, sono qui e sono contento di averla vissuta. Mi commuovo perché mi viene in mente cos'ho passato e ne potrei parlare per una settimana. Voglio solo raccomandare a tutti di amare la patria"."Quando eravamo ragazzini salivamo sulla collina per vedere i bombardamenti a Milano, il fuoco della contraerea sembrava la festa di Brivio!", ha scherzato il signor Bonfanti, che ha ricordato anche di quando, insieme a degli amici, sottrasse da una colonna di tedeschi in ritirata zaini pieni di bombe a mano usate poi per pescare.
A completare l'intensa giornata di celebrazione è toccato poi ad una mostra realizzata dagli alunni della scuola primaria di Imbersago con l'aiuto del Gruppo alpini del paese. Presso il sottotetto del municipio è stata infatti inaugurata l'esposizione "La libertà non è stare sopra un albero". I lavori e i disegni dei ragazzi hanno accompagnato i documenti e i reperti d'epoca, dando vita ad una originalissima ed apprezzata presentazione.
M.F.