Porchera: nella ex villa del Senatore Noseda un enorme glicine si arrampica su un...pino
Per uno strano gioco del destino, un po' come accade a certe coppie di pesci o di coralli che vivono in simbiosi, il meraviglioso glicine che cresce altissimo nel giardino di Villa Noseda a Porchera, nel tempo, ha trovato compagnia e amicizia in uno dei pini che sorgono accanto al vecchio cancello di ferro dell'ingresso.
Purtroppo, questo grande glicine rampicante è tutto ciò che rimane dell'antica bellezza della dimora, un tempo luogo di rifugio e svago per il Senatore del Regno Enea Noseda, che l'abitò a cavallo degli anni Quaranta del Novecento. La foto che pubblichiamo lo ritrae seduto accanto a una delle grandi portefinestre del primo piano, quando ancora la villa era un piccolo paradiso circondato dai campi, dai ronchi e dalle colline; oggi invece, con le persiane sprangate, i muri sbiaditi e scrostati, il tetto pericolante, il vecchio edificio sembra quasi un fantasma dimenticato nei rovi, mangiato dalla ruggine come una carcassa d'automobile. Ironia della sorte, nonostante siano passati quasi settant'anni dalla sua morte, sulle sbarre sverniciate del cancello è rimasta ancora la buca per le lettere con inciso sopra il nome del vecchio padrone; anche se è meglio non pensare a quale sarebbe stata la sua reazione se avesse mai potuto vedere la rovina attuale.
Ieri sera, quando - grazie alla segnalazione di un lettore - siamo andati a fotografare da vicino questo piccolo capolavoro naturale, ci si è parato davanti un ragazzetto lungo e secco come un chiodo che, incuriosito, ha voluto sapere il motivo del nostro interesse. "È così tutti gli anni - ha detto, con un mezzo sorriso - tempo fa i proprietari si erano quasi decisi ad abbatterlo ...".
Speriamo davvero, invece, che nessuno osi toccare questo frammento di bellezza che, a differenza delle opere dell'uomo, resiste ancora al passare del tempo.
Purtroppo, questo grande glicine rampicante è tutto ciò che rimane dell'antica bellezza della dimora, un tempo luogo di rifugio e svago per il Senatore del Regno Enea Noseda, che l'abitò a cavallo degli anni Quaranta del Novecento. La foto che pubblichiamo lo ritrae seduto accanto a una delle grandi portefinestre del primo piano, quando ancora la villa era un piccolo paradiso circondato dai campi, dai ronchi e dalle colline; oggi invece, con le persiane sprangate, i muri sbiaditi e scrostati, il tetto pericolante, il vecchio edificio sembra quasi un fantasma dimenticato nei rovi, mangiato dalla ruggine come una carcassa d'automobile. Ironia della sorte, nonostante siano passati quasi settant'anni dalla sua morte, sulle sbarre sverniciate del cancello è rimasta ancora la buca per le lettere con inciso sopra il nome del vecchio padrone; anche se è meglio non pensare a quale sarebbe stata la sua reazione se avesse mai potuto vedere la rovina attuale.
Ieri sera, quando - grazie alla segnalazione di un lettore - siamo andati a fotografare da vicino questo piccolo capolavoro naturale, ci si è parato davanti un ragazzetto lungo e secco come un chiodo che, incuriosito, ha voluto sapere il motivo del nostro interesse. "È così tutti gli anni - ha detto, con un mezzo sorriso - tempo fa i proprietari si erano quasi decisi ad abbatterlo ...".
Speriamo davvero, invece, che nessuno osi toccare questo frammento di bellezza che, a differenza delle opere dell'uomo, resiste ancora al passare del tempo.
Riccardo Gilardi