Olgiate: il ''Diario di Gusen'' di Aldo Carpi rivive grazie alle nipoti, per non dimenticare

“Mi ricordo che quella domenica a Mondonico – era il 23 gennaio 1944 – quando sono uscito di casa per andare in studio, ho notato che i cani che avevo allora erano spariti, tutti e due, e mi sono domandato il perchè di questo fatto; (…) Quando ho visto passare le automobili dei fascisti sulla salita che porta al paese ho pensato che fossero dirette al mio studio e mi sono detto: “sono loro”. Di fatti erano loro. (…) Il bello è che erano venuti in tanti, c’era tutta la casa circondata ed erano armati di mitra e rivoltelle come se avessero dovuto arrestare il brigante Gasparone. (…) E mi hanno lasciato salutare la Maria e io le ho consegnato il mio portafoglio dove non c’era neanche un centesimo. Poi ho fatto il segno della croce con la Maria e mi hanno portato via”.

Marco Moiana, Martina Carpi, Anna Carpi

Anna e Martina

Con queste parole tratte dal “Diario di Gusen” Aldo Carpi, noto pittore e scultore milanese di origini ebree, racconta l’arresto avvenuto nella frazione di Olgiate Molgora da parte dei fascisti.
Proprio nel “silenzio verde della Brianza”, come egli stesso ha definito i luoghi in cui ha trascorso tante estati felici con la sua famiglia, egli è stato raggiunto per essere poi deportato, il 20 febbraio del 1944, nel campo di Mauthausen. Il 17 maggio è stato trasferito a Gusen, e qui grazie alle sue doti artistiche – era titolare della cattedra di pittura all’Accademia di Brera – gli fu concesso un trattamento migliore di quello riservato agli altri prigionieri, con l'incarico di realizzare ritratti.

Il “Diario di Gusen”, trascritto dalla figlia Giovanna e pubblicato a cura del figlio Pinin, racchiude le lettere e i disegni che Aldo Carpi realizzò di nascosto, su foglietti di fortuna in cui raccontava le sue emozioni alla famiglia.
Nella serata di giovedì 27 gennaio, Giornata della Memoria, la sala civica di Olgiate Molgora ha accolto le nipoti Martina e Anna, figlie di Fiorenzo (compositore, le cui musiche hanno accompagnato la rappresentazione suonate dal maestro Marco Moiana) e di Pinin, grazie al quale la testimonianza unica del padre ha potuto essere conosciuta.
Tanti coloro che hanno partecipato, in un religioso silenzio, all’iniziativa promossa dall’assessorato alla cultura in collaborazione con la biblioteca.


Gli scritti di Aldo Carpi e le sue tavole trasmettono i pensieri e le emozioni di un uomo che nonostante l’orrore che viveva era in grado di descrivere la bellezza di un mazzo di fiori trovati per caso nel campo, come ha raccontato la nipote Anna attraverso alcuni brani.

Da sinistra Aldo, Piero, Pinin, Maria, Paolo, Cioni, Fiorenzo, Giovanna seduta
Immagine del 1942, tratta dal "Diario di Gusen"

Alcune delle tavole realizzate da Aldo Carpi sulla prigionia
Tratte dal "Diario di Gusen"

Martina, nipote attrice, ha interpretato alcuni passaggi in cui il nonno descrive il dolore per la perdita del figlio Paolo, a 18 anni, nel campo di lavoro di Gross-Rosen, nel 1945. I genitori ricevettero l’atto di morte solo nel 1954.
Egli racconta dei corpi lasciati in terra in attesa del carro che li avrebbe raccolti, e ridotti a detriti leggeri che scendevano lenti nell’aria.
Nelle lettere a Maria la speranza di tornare dai suoi cari, e nel giorno della liberazione la consapevolezza che “Ora è per noi la libertà, la casa, la possibilità di lavorare in pace. Grazie a Dio”.

La storia di Aldo Carpi e della sua famiglia è indissolubilmente legata a quella di Mondonico, e in paese le sue nipoti hanno fatto ritorno nel Giorno della Memoria, per non dimenticare.
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