Merate: a 66 anni Mario Mandelli dona il midollo osseo al fratello Stefano. La sua testimonianza in un convegno al San Raffaele
"Mamma i donatori sono troppo pochi, bisogna dirlo a tutti" è racchiusa nelle parole di Andrea, oggi adolescente che a tre anni è stato salvato grazie a un trapianto di midollo, la speranza che la donazione non sia solo un affare di pochi o di famiglia, ma che raccolga un numero sempre più elevato di sostenitori. E a farne oggetto di un convegno è stato il San Raffaele di Milano che con l'ADMO (associazione donatori midollo osseo) nel pomeriggio di mercoledì 21 gennaio ha organizzato "Donor pride", una carrellata di testimonianze e di approfondimenti sul tema.
Ad aprire il convegno è stato il dottor Fabio Ciceri, primario del San Raffaele, che ha introdotto il trapianto dal punto di vista medico, snocciolando anche una serie di numeri.
E' del 1950 il primo trapiando di midollo osseo, che si divide in due categorie: autologo (con cellule proprie) o allogenico (da donatore). Tra i due soggetti, donatore e ricevente, serve un tasso di compabilità molto elevato e proprio a questo scopo sono stati istituiti i registri, italiano e internazionale, così da incrociare il maggior numero possibile di caratteristiche genitiche, andando a formare una sorta di "sportelli unici" per la ricerca delle cellule staminali. Nel mondo ci sono 24.101.608 potenziali donatori, in Italia 346.239.
La donazione può avvenire con espianto di midollo con puntura delle creste illiache o tramite staminoaferesi (le cellule staminali vengono immobilizzate nel sangue periferico tramite dei farmaci e poi aspirate e inserite in una speciale strumentazione che esegue una "centrifuga" e separa plasma, sangue e appunto cellule).
Restio a raccontare la sua esperienza, in "cattedra" Mandelli è stato trascinato dagli stessi medici che hanno voluto la sua testimonianza per dire che anche questo è possibile.
"Come una mamma che mette al mondo un figlio, e che per una donna rappresenta l'aspirazione più grande" ha esordito "così è ridare la vita tramite la donazione. Quando ti succede una cosa come quella che è capitata a me, a 66 anni, vedi l'esistenza in un altro modo. Ti accorgi che tutto può avere una luce diversa". Risultato compatibile al 100% con le caratteristiche genetiche del fratello Stefano, Mario consapevole dei rischi, per via dell'età, ha iniziato a sottoporsi alla preparazione richiesta, facendo la spola tra Merate e il San Raffaele. Appoggiato dalla sua famiglia, ha sempre creduto in questo gesto, l'unico che poteva salvare il fratello e rappresentare per lui un punto nuovo di partenza. E così è stato, diventando anche occasione di riflessione per lui stesso. "Ora vedo la mia esistenza in modo diverso, affronto i problemi con uno spirito che non è più lo stesso. Ed è questo il messaggio che voglio lanciare ai giovani: gli ostacoli della vita si possono affrontare in modo diverso, guardandoli anche in maniera più semplice, senza farsi prendere dall'angoscia, dal panico e dalla paura. Il percorso di preparazione e quello post prelievo non è stato particolarmente pesante. Per quattro giorni sono stato a riposo e al quinto ero già in negozio, senza alcuna conseguenza. Ho fatto le visite di controllo e gli esami richiesti e tutto è risultato in ordine. Io sto bene e con me anche mio fratello".
All'esperienza felice di Mario hanno fatto eco anche le testimonienze di mamma Valeria che ha raccontato il dramma della malattia, scoperta nel suo piccolo di 3 anni, e la gioia disincantata di pensare oggi che il gesto di uno sconosciuto, di iscriversi al registro dei donatori, ha rappresentato per loro una rinascita. È stata poi la volta di Roberta che a tre anni dal trapianto, dopo momenti difficili, ha potuto raccontare la felicità di essere tornata a guardare con speranza e fiducia alla vita e al suo futuro, grazie al dono di un coetaneo tedesco. Soddisfazione anche per Paolo, donatore da registro, chiamato nel 2012 a offrirsi per una sconosciuta 44enne americana, oggi guarita.
Le testimonianze sono state inframezzate dal contributo di Raffaella Calvetti, presidente regionale di ADMO, che alla carrellata di numeri ha affiancato l'auspicio per un numero sempre crescente di potenziali donatori. Pronti con un piccolo gesto a donare una seconda opportunità di vita.
Il dr. Fabio Ciceri
Ad aprire il convegno è stato il dottor Fabio Ciceri, primario del San Raffaele, che ha introdotto il trapianto dal punto di vista medico, snocciolando anche una serie di numeri.
E' del 1950 il primo trapiando di midollo osseo, che si divide in due categorie: autologo (con cellule proprie) o allogenico (da donatore). Tra i due soggetti, donatore e ricevente, serve un tasso di compabilità molto elevato e proprio a questo scopo sono stati istituiti i registri, italiano e internazionale, così da incrociare il maggior numero possibile di caratteristiche genitiche, andando a formare una sorta di "sportelli unici" per la ricerca delle cellule staminali. Nel mondo ci sono 24.101.608 potenziali donatori, in Italia 346.239.
La donazione può avvenire con espianto di midollo con puntura delle creste illiache o tramite staminoaferesi (le cellule staminali vengono immobilizzate nel sangue periferico tramite dei farmaci e poi aspirate e inserite in una speciale strumentazione che esegue una "centrifuga" e separa plasma, sangue e appunto cellule).
Restio a raccontare la sua esperienza, in "cattedra" Mandelli è stato trascinato dagli stessi medici che hanno voluto la sua testimonianza per dire che anche questo è possibile.
Stefano e Mario
"Come una mamma che mette al mondo un figlio, e che per una donna rappresenta l'aspirazione più grande" ha esordito "così è ridare la vita tramite la donazione. Quando ti succede una cosa come quella che è capitata a me, a 66 anni, vedi l'esistenza in un altro modo. Ti accorgi che tutto può avere una luce diversa". Risultato compatibile al 100% con le caratteristiche genetiche del fratello Stefano, Mario consapevole dei rischi, per via dell'età, ha iniziato a sottoporsi alla preparazione richiesta, facendo la spola tra Merate e il San Raffaele. Appoggiato dalla sua famiglia, ha sempre creduto in questo gesto, l'unico che poteva salvare il fratello e rappresentare per lui un punto nuovo di partenza. E così è stato, diventando anche occasione di riflessione per lui stesso. "Ora vedo la mia esistenza in modo diverso, affronto i problemi con uno spirito che non è più lo stesso. Ed è questo il messaggio che voglio lanciare ai giovani: gli ostacoli della vita si possono affrontare in modo diverso, guardandoli anche in maniera più semplice, senza farsi prendere dall'angoscia, dal panico e dalla paura. Il percorso di preparazione e quello post prelievo non è stato particolarmente pesante. Per quattro giorni sono stato a riposo e al quinto ero già in negozio, senza alcuna conseguenza. Ho fatto le visite di controllo e gli esami richiesti e tutto è risultato in ordine. Io sto bene e con me anche mio fratello".
Mario Mandelli durante la sua testimonianza
All'esperienza felice di Mario hanno fatto eco anche le testimonienze di mamma Valeria che ha raccontato il dramma della malattia, scoperta nel suo piccolo di 3 anni, e la gioia disincantata di pensare oggi che il gesto di uno sconosciuto, di iscriversi al registro dei donatori, ha rappresentato per loro una rinascita. È stata poi la volta di Roberta che a tre anni dal trapianto, dopo momenti difficili, ha potuto raccontare la felicità di essere tornata a guardare con speranza e fiducia alla vita e al suo futuro, grazie al dono di un coetaneo tedesco. Soddisfazione anche per Paolo, donatore da registro, chiamato nel 2012 a offrirsi per una sconosciuta 44enne americana, oggi guarita.
Valeria, Roberta, Paolo e Raffaella (presidente regionale ADMO)
Le testimonianze sono state inframezzate dal contributo di Raffaella Calvetti, presidente regionale di ADMO, che alla carrellata di numeri ha affiancato l'auspicio per un numero sempre crescente di potenziali donatori. Pronti con un piccolo gesto a donare una seconda opportunità di vita.
S.V.