Merate: 6 albanesi arrestati dai Carabinieri, sono ritenuti gli autori di 13 furti e rapine in cinque province lombarde

Un'operazione scaturita da una ''felice intuizione investigativa'' dei carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Merate, come l'ha definita il tenente colonnello Rocco Italiano, e ''sostenuta con forza dalla Procura di Lecco''.
Sono stati presentati stamani i risultati dell'indagine condotta dai militari lecchesi e coordinata dalla dottoressa Cinzia Citterio, che ha consentito di emettere dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere ai danni di altrettanti cittadini albanesi, delle quali nella mattinata di ieri ne sono state eseguite sei.

Da sinistra il tenente colonnello Rocco Italiano, il procuratore Antonio Chiappani,
il capitano Roberto De Paoli e il luogotenente Germano Montanari

Sono finiti in manette Spartak Alia, Marjano Gjergji, Gjovalin Gjoka, Florjan Macaj, Besmir Prendi, Arben Vorfi, tutti di nazionalità albanese. A loro i carabinieri della Compagnia di Merate contestano almeno tredici episodi di furto, messi a segno dal luglio di quest'anno ai danni di esercizi pubblici e abitazioni, delle province di Lecco, Monza, Milano, Bergamo e Cremona. Ma i colpi, potrebbero essere molti di più.
La complessa indagine che ha portato all'arresto di alcuni componenti della numerosa banda, è stata presentata stamani in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il procuratore Antonio Chiappani, il comandante provinciale dei carabinieri, tenente colonnello Rocco Italiano, il comandante della Compagnia di Merate, capitano Roberto De Paoli e il luogotenente Germano Montanari alla guida del Nucleo operativo Radiomobile.


Un'attività investigativa che ha preso il via nel luglio scorso, con il furto al bar Pit Stop presso la stazione di servizio Total Erg di Via Festini a Paderno. Da quel momento i carabinieri dell'aliquota Radiomobile hanno avviato un'indagine ''alla vecchia maniera'', avvalendosi soprattutto del sistema di videosorveglianza, dal quale sono state estratte e visionate decine e decine di immagini, per individuare l'attività della banda che, dopo aver individuato gli obiettivi da colpire ed aver effettuato i sopralluoghi del caso, rubavano autovetture o mezzi che fungevano da ariete per compiere spaccate ai danni di bar o negozi.
Le immagini delle telecamere dei comuni scenario dei colpi, sono risultate preziose e hanno consentito ai militari di individuare persone o veicoli sospetti e le vie di fuga utilizzate dai malviventi. In questo modo i militari sono arrivati ad individuare uno dei soggetti implicati nei reati, un cittadino albanese residente a Merate e con precedenti di Polizia. Grazie alle sue frequentazioni  è stato possibile per i carabinieri risalire agli altri soggetti; una volta identificati i presunti autori dei reati, i militari hanno dato il via all'attività di indagine tecnica, avvalendosi di strumenti quali intercettazioni telefoniche e pedinamenti, che hanno consentito loro di stringere il cerchio sui componenti della banda, attribuendo a ciascuno le presunte responsabilità.

I sei cittadini albanesi arrestati dai carabinieri:
ALIA Spartak, GJERGJI Marjano, GJOKA Gjovalin, MACAJ Florjan, PRENDI Besmir, VORFI Arben

Come dicevamo si tratta di Spartak Alia, detto "TAKU", albanese classe 1993, domiciliato a Treviglio, di fatto senza fissa dimora, con precedenti di Polizia; Gjovalin Gjoka, classe 1978 domiciliato a Pozzuolo Martesana, anche lui di fatto senza fissa dimora; Florjan Macaj, detto "FLO" o ''FLORI", classe 1993, residente in Merate, con precedenti di Polizia.
E ancora Besmir Prendi, detto "BESI" nato in Albania nel 1989, domiciliato a Vaprio D'Adda, di fatto senza fissa dimora, con precedenti di Polizia; Arben Vorfi detto "BEN", albanese classe 1986, domiciliato a Spirano, nella bergamasca, di fatto senza fissa dimora, con precedenti penali e di Polizia.
Ne è emersa un'organizzazione collaudata, composta da una ventina di soggetti, molti dei quali prendevano parte in maniera marginale ai reati, con un continuo interscambio di uomini, finalizzato anche a confondere l'attività di indagine dei carabinieri.
Sulla base delle risultanze investigative, la Procura di Lecco ha emesso dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere ai danni di soggetti albanesi, sei dei quali sono stati arrestati ieri mattina all'alba, tra Merate, la zona di Treviglio e la provincia di Milano. Gli altri risultano al momento irreperibili, in quanto probabilmente spostatisi nel frattempo all'estero.


Tredici gli episodi di furto contestati alla banda, dallo scorso luglio a inizio novembre. Per quanto riguarda il territorio lecchese, oltre alla spaccata ai danni della stazione di servizio di Paderno, gli elementi acquisiti in seno all'indagine hanno consentito di attribuire ai destinatari dell'ordinanza i colpi al bar Palma di Airuno lo scorso 10 novembre e prima ancora un tentato furto in un'abitazione di Garlate, avvenuto a inizio ottobre. E poi ancora due veicoli utilizzati per mettere a segno un colpo ai danni del Punto Snai di Usmate-Velate, rubati a Merate e Osnago a fine settembre. Gli altri reati invece, sono stati commessi prevalentemente nella bergamasca: Mapello, Bonate Sopra, Fara Gera d'Adda e Calusco d'Adda, a Pandino in provincia di Cremona, a Comazzo nel lodigiano e a Pozzuolo Martesana, alle porte di Milano.
Un'attività non semplice, quella condotta dai carabinieri del Norm, guidati dal luogotenente Germano Montanari, in quanto i fermati risultano quasi tutti senza fissa dimora e per questo trovavano rifugio da parenti o connazionali, spostandosi così velocemente. E' stato pertanto complesso identificare ogni singolo soggetto e stabilire delle connessioni tra loro.
In due degli episodi viene contestato agli arrestati il reato di rapina impropria, in quanto nel tentativo di portare a compimento il reato e di fuggire indisturbati, i soggetti hanno scagliato pietre contro i proprietari dei pubblici esercizi dove erano entrati in azione. Stiamo parlando dell'episodio del 4 settembre scorso al Bar Central di Mapello e della tabaccheria Da Mimi di Comazzo, nel lodigiano.


Elemento comune degli episodi contestati alla banda, la presenza di ''sentinelle'' ovvero complici dei fermati, che entravano in azione lanciando pietre, per cercare di frenare l'intervento di residenti o proprietari, piazzando in altri casi i veicoli sui quali si sarebbero poi dati alla fuga all'inizio o alla fine della medesima arteria, ostacolando così l'eventuale arrivo di testimoni. Tutti i colpi, che seguivano ad un attento sopralluogo preliminare della zona, venivano messi a segno in maniera molto veloce, rendendo così difficoltoso il tempestivo intervento delle forze dell'ordine. La banda poi, si mostrava molto prudente e attenta alla presenza di eventuali pattuglie militari, selezionando una serie di obiettivi ai quali puntare e lasciando i mezzi proventi di furto a diversi chilometri di distanza dal luogo del reato, oppure in altri casi dandoli alle fiamme per "eliminare"qualsiasi prova.
E' emerso infine che prima di perpetrare i furti, i malviventi facevano sovente uso di sostanze stupefacenti, divenendo così più spregiudicati e violenti.


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G. C.
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