Mandic: il chirurgo Paolo Pignoli patteggia ulteriori 11 mesi di reclusione per peculato

Paolo Pignoli
Nuova tegola giudiziaria per l’ormai ex angiologo dell’ospedale di Merate Paolo Pignoli. Dopo la condanna a due anni e 3 mesi irrogata nei suoi confronti il 12 dicembre dello scorso anno dal collegio giudicante del Foro di Lecco presieduto dal dottor Salvatore Catalano (giudici a latere Gian Marco De Vincenzi e Maria Chiara Arrighi) che lo ha ritenuto colpevole di violenza sessuale su una paziente e abuso d’ufficio per aver dirottato verso il proprio studio privato utenti del Mandic che avrebbero potuto essere visitati gratuitamente presso il nosocomio nonchè dopo la pronuncia di legittimità del giudice del lavoro Giovanni Gatto circa il licenziamento del professionista stesso da parte dell’Azienda Ospedaliera, nei giorni scorsi il medico è comparso nuovamente in Tribunale, chiamato a rispondere, questa volta, dell’accusa di peculato. Il nuovo fascicolo, in realtà, risulta essere uno “spin – off” del procedimento penale conclusosi un anno fa. Il pubblico ministero Paolo Del Grosso, titolare della pubblica accusa, alla luce delle risultanze emerse in fase dibattimentale, ha infatti ritenuto di formulare nuove accuse a carico del Pignoli, tacciato – stando al nuovo quadro tracciato dal sostituto procuratore – di aver ricevuto dei pagamenti “in nero” per alcune visite effettuate presso il proprio studio privato senza versare dunque la quota parte spettante all’Ao operando egli in regime di libera professione intramoenia allargata. Il nuovo capo d’imputazione muove infatti da alcune dichiarazioni rese da alcuni Clienti escussi nell’ambito del precedente procedimento che avrebbero asserito di non aver ricevuto la dovuta ricevuta dopo il pagamento della prestazione.
Difeso dall’avvocato Ruggero Panzeri, dinnanzi al giudice Massimo Mercaldo, il dottor Pignoli ha così patteggiato ulteriori 11 mesi di reclusione, con il riconoscimento dell’attenuante per la lieve entità del danno, senza  però la sospensione condizionale della pena. Egli ha inoltre risarcito l’Azienda ospedaliera della provincia di Lecco – affidatasi all’avvocato Stefano Pelizzari – con un versamento di 1.000 euro a fronte di un danno patrimoniale di circa 200 euro. L’angiologo, infine, dovrà farsi carico anche delle spese legali.
Non è invece ancora stata fissata la data dell’Appello in riferimento alla sentenza di primo grado pronunciata circa i contestati episodi di violenza sessuale (3 casi, per 2 dei quali il profesisonista è stato assolto) e l’abuso d’ufficio. Come si ricorderà, la pronuncia del Tribunale di Lecco, è stata “appellata” – caso davvero raro – da tutte le parti in causa, chiaramente per ragioni differenti.


Articoli correlati:
A. M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.