
Franco Spreafico
La fattispecie di reato ipotizzata nel mandato di perquisizione fa riferimento all'articolo 353 del codice penale, turbativa d'asta. Gli agenti della Digos di Lecco si sono presentati negli uffici amministrativi del presidio ospedaliero di Vimercate poco prima delle 10 del mattino di lunedì 29 novembre. Dopo aver mostrato al direttore generale dell'Azienda ospedaliera Maurizio Amigoni e alla direttrice della struttura acquisti Cristina Clementi il mandato con la contestazione ai due dirigenti del reato ipotizzato, i poliziotti hanno iniziato una minuziosa perquisizione di tutti gli uffici alla ricerca dei documenti relativi alla gara d'appalto per l'assegnazione del servizio di installazione dei monitor negli ospedali, perfezionata e conclusa da Vimercate come azienda ospedaliera capofila, cui hanno successivamente aderito altre 19 aziende e 2 Ircss. Il voluminoso fascicolo è stato consegnato a semplice richiesta ma come previsto dal decreto firmato dal Pubblico Ministero il 5 novembre, la perquisizione è continuata nelle abitazioni private del direttore generale e della dirigente, quest'ultima residente a Merate, zona Vedù col marito Massimiliano Vivenzio, avvocato e vice sindaco della città e due bambine. Una perquisizione che è andata avanti fin quasi a mezzanotte. Non è dato sapere quanto materiale gli agenti della Digos, guidati dal dirigente dottor Nera abbiano acquisito. Ora tutti i faldoni sono nelle mani della Procura della Repubblica di Milano e in particolare del sostituto Fabio De Pasquale, già impegnato in diverse inchieste su Mediaset che già nel corso di una udienza su presunte irregolarità nella compravendita dei diritti Tv da parte dell'azienda del Premier aveva sostenuto l'incostituzionalità della norma sul legittimo impedimento. L'inchiesta cosiddetta "teleospedale" aveva preso il via con l'esposto presentato dal capogruppo leghista in Regione Stefano Galli alla Digos di Lecco: secondo l'esponente del Carroccio il conte Alberto Uva gli avrebbe offerto una mazzetta di 15mila euro per non ostacolare il progetto di installare in tutti gli ospedali lombardi questi monitor dai quali si dovevano trasmettere messaggi utili alla salute, informazioni di servizio e pubblicità, con un introito nelle casse aziendali del 10% del fatturato pubblicitario. Galli ha raccontato alla Digos di aver suggerito agli 11 direttori generali in quota Lega Nord di non aderire all'iniziativa. Ben 19 aziende però avevano aderito, tra le quali quella di Lecco guidata da Ambrogio Bertoglio che ancora in questi giorni ha definito il progetto interessante, utile e profittevole per gli ospedali. I fatti risalirebbero alla primavera del 2009. Dell'intera iniziativa varata dal vulcanico conte Uva, assieme al socio storico di Globan Brain, Bruno Della Negra - società cui l'ex ministro Roberto Castelli aveva affidato l'incarico di monitorare l'attività dei tribunali italiani - merateonline aveva già raccontato tutti i particolari in due ampi servizi precedenti, messi in rete il 3 novembre 2008. Galli dice non conoscere il Conte, nonostante questi bazzichi regolarmente sia Lecco sia la Regione e che nella sua villa di Missaglia, si tengano sontuose serate, spesso benefiche con presenze di rilievo, tra le quali quelle degli allora ministri Sirchia e Castelli. Secondo il racconto del leghista, Uva al diniego di sostenere il progetto avrebbe offerto con una naturalezza che tradiva l'usualità del gesto, una tangente da 15mila euro. Come inizio. Poi sarebbe arrivato altro. Galli, spiega ancora lui stesso, invitò Uva a lasciare l'ufficio regionale ma poi tornato a Lecco aveva deciso che questa vicenda non poteva essere abbandonata come se non fosse mai accaduta. Ed ecco quindi la visita al dottor Domenico Nera, capo della Digos lecchese. Il racconto è dettagliato e la denuncia finisce in Procura. Gli atti poi vengono trasferiti per competenza a Milano e finiscono sul tavolo del sostituto Luisa Bollone, cui poi si affianca Fabio De Pasquale. I magistrati autorizzano le intercettazioni telefoniche su tutte le utenze delle persone che risultano a vario titolo coinvolte in questo progetto. Il"teleospedale", infatti, nel frattempo ha preso il via. L'azienda ospedaliera di Vimercate, presumibilmente su sollecito di dirigenti regionali della sanità si era fatta carico di predisporre le procedure per la gara d'appalto; gara vinta proprio dalla MultiMedia Hospital. La procedura non è inusuale: si chiama "asta aggregata" e vi si ricorre quando più enti sono interessati ad un medesimo servizio, al fine di risparmiare sui costi della gestione delle gare. Vimercate è capofila avendo ricevuto per prima la proposta. Galli racconta ancora che per sostenere il progetto su scala regionale fu organizzato un incontro con tutti i direttori generali di Asl e A.O. lombarde ai quali l'iniziativa fu spiegata proprio dal conte Alberto Uva.
Le intercettazioni telefoniche sono andate avanti per parecchi mesi e alla fine di ottobre del 2009 la Procura ha predisposto l'operazione giudiziaria. Il 5 novembre il Pm ha firmato i decreti di perquisizione che però sono stati eseguiti soltanto il 29. A ridosso della scadenza del mandato dei 45 direttori generali di Asl e Aziende Ospedaliere. Entro il 20 dicembre, infatti, la Giunta regionale renderà noti i nomi dei nuovi top manager della sanità lombarda e preciserà se l'incarico avrà 3 o 5 anni di durata. E' chiaro che per le persone coinvolte, Maurizio Amigoni e, per altra vicenda, Filippo Luca Stucchi la situazione si fa delicata. Ma anche per Cristina Clementi, apprezzata dirigente con tutti i requisiti per accedere al ruolo di direttore amministrativo d'azienda, questa vicenda potrebbe rappresentare uno stop alla carriera. La giovane manager è difesa dall'avvocato Marcello Perillo di Lecco.
"Guardi siamo assolutamente sereni", dice il legale.
"La procedura di gara è stata rispettosa delle norme vigenti in materia ed è stata verificata dagli uffici regionali. Quindi da questo punto di vista non abbiano nulla da temere". Sottoposti ad indagine con l'accusa di corruzione Alberto Uva e Bruno Della Negra, di corruzione e turbativa d'asta il capo di gabinetto dell'assessore alla sanità lombarda Simone Rasetti. Coinvolti anche Pierangelo Bonfanti, commercialista di Usmate presso il cui studio ha la sede legale la MultiMedia Hospital Srl e l'imprenditore meratese Franco Spreafico.
Questi ultimi due presumibilmente come persone informate dei fatti e non come protagonisti diretti delle vicende sotto inchiesta.