Olgiate: il coraggio delle donne che combattono la mafia apre il ''Progetto Legalità''. La speranza per il futuro è nei giovani

La mafia è in mezzo a noi, si nasconde e cambia volto in continuazione. Sconfiggerla si può. Attraverso la memoria di chi è stato ucciso, tramandata da chi ora insegna ai governatori e agli imprenditori di domani che un’altra realtà è possibile.
Grazie ai procuratori che non abbassano la guardia, e a politici che hanno trasformato la loro storia personale in un missione contro la malavita in Italia e all’estero. Grazie anche a chi quella realtà la racconta sul piccolo schermo.

Sonia Alfano, Teresa Principato, Piero Calabrò, Roberto Romagnano, Adriana Musella, Marco D'Amore

Venerdì 24 ottobre, nella splendida cornice della Villa Sommi Picenardi di Olgiate Molgora dove il “Progetto Legalità” aveva preso il via due anni fa, tre donne sono state protagoniste del primo appuntamento dell’iniziativa organizzata dall'assessore Roberto Romagnano, dal dottor Piero Calabrò della Nazionale Italiana Magistrati e dall'associazione di promozione sociale Bang, che ha visto la partecipazione straordinaria dell’attore Marco D’Amore.
Adriana Musella, Teresa Principato e Sonia Alfano – assente Rita Borsellino, che anche a causa degli scioperi indetti ieri non è riuscita a raggiungere la Brianza - sono donne che vivono sotto scorta, e che in diverso modo portano avanti la loro battaglia contro la ‘Ndrangheta, che ha condizionato per sempre le loro vite.

Piero Calabrò e Roberto Romagnano

Dopo il saluto del sindaco di Olgiate Dorina Zucchi, di fronte ad un pubblico numeroso e attento, hanno raccontato le loro storie di coraggio, testimoni di una rinascita possibile nel nome di una legalità per la quale ancora è doveroso combattere.
Adriana Musella, Presidente del Coordinamento Nazionale Antimafia, ha perso il padre Gennaro il 3 maggio del 1982, quando è stato fatto saltare in aria a bordo della sua auto per aver denunciato irregolarità in una gara d’appalto. “Dopo quel giorno la mia vita e quella della mia famiglia sono cambiate per sempre. Quando ho superato l’incredulità e il trauma per ciò che era accaduto, ho capito che la mafia non è qualcosa di lontano, ma è in mezzo a noi e tutti possiamo esserne colpiti” ha spiegato.

Il luogotentente Michele Gerolin, il comandante della Squadra Mobile Marco Cadeddu,
il luogotenente Germano Montanari, il maresciallo Christian Cuccinello e il sindaco Dorina Zucchi

“Mio padre aveva 56 anni, non ho potuto salutarlo. Mi sono costituita parte civile nel processo, che dopo 8 anni è stato archiviato contro ignoti. Dal senso di impotenza che ho provato è nata una forza immensa, e da quel momento la mia vita ha avuto come unico scopo quello di riscattare una morte ingiusta. Le istituzioni erano lontane, io ho imposto la memoria di una morte ad uno Stato sordo. Dopo 26 anni è stato riconosciuto vittima di mafia, gli sono state intitolate strade e strutture pubbliche. La memoria è un patrimonio, che serve a costruire un futuro diverso”.


Adriana Musella il 3 maggio del 1993 ha promosso a Reggio Calabria la prima manifestazione di piazza contro la mafia della storia della Regione, intitolata “Un fiore per non dimenticare”, che da allora si ripete con un corteo di gerbere gialle. Tiene lezioni nelle scuole, perché è partendo dai giovani che si può costruire un futuro migliore. “Molti ragazzi al Sud sono coinvolti direttamente nella mafia, al Nord ci sono più spazi per fare un’opera di prevenzione, in modo che i politici e gli imprenditori di domani siano preparati. La mafia è in mezzo a noi, c’è una “zona grigia” di uomini in doppiopetto in grado di mettere in ginocchio Regioni nobili come la vostra, dove tanti uomini si sono fatti da soli. La lotta alla mafia si fa anche con un fiore. La mia è un storia di denuncia, cammino sotto scorta ma andrò avanti perché ho speranza per il futuro, se ognuno di noi fa la propria parte”.

Adriana Musella e Marco D'Amore

Ha scelto di contrastare la ‘Ndrangheta per professione Teresa Principato, procuratore aggiunto di Palermo che dagli anni Ottanta, sfidando i pregiudizi sulla sua condizione femminile, si occupa di sfidare la malavita e ha oggi un ruolo cardine nel coordinamento dell'inchiesta Stato - mafia e nella ricerca del boss latitane Mattia Messina Denaro.


“Ho fatto questa scelta per ripugnanza contro la sopraffazione mafiosa, che negli anni Ottanta era esplicita in ogni campo in Sicilia” ha spiegato a Olgiate. “Senza l’intervento del boss locale non potevi vincere un concorso o una campagna elettorale, e questi personaggi erano sempre in prima fila negli eventi istituzionali e religiosi. Cosa Nostra non è una organizzazione criminale distinguibile dalle persone per bene, ma è parte della società civile che in Sicilia per anni è stata accettata. Dopo le stragi degli anni Novanta le cose sono cambiate, c’è stata più consapevolezza ma per anni la stessa esistenza della ‘Ndrangheta è stata negata. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno proposto un modello di legalità, grazie a loro le persone si sono immedesimate maggiormente nello Stato, sono nate associazioni ispirate alla legalità, e dal punto di vista giudiziario tanti sono stati processati”.

Teresa Principato e Piero Calabrò

Ma non si tratta purtroppo di una storia a lieto fine. “Cosa Nostra ha reagito mutando il suo volto, si è adattata alla nuova situazione. La mafia è camaleontica, cambia pelle a seconda della convenienza e dell’affare migliore da gestire, sia esso la gestione dei rifiuti o appalti edili. Lo Stato ha abbassato la guardia, come se si trattasse di un problema risolto, ed è stato un errore. Ora che la crisi economica colpisce anche la mafia, è necessario approfittarne per sconfiggerla”.

Sonia Alfano, presidente della Commissione Speciale Antimafia del Parlamento Europeo e dell'Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, ha perso il padre giornalista Beppe ucciso il 3 gennaio del 1993 sotto casa, a Barcellona Pozzo di Gotto, con tre colpi di postola. Egli è stato punito per le sue inchieste “scomode”, e Sonia oggi vive sotto scorta e promuove presso i capi clan in carcere la collaborazione con lo Stato, perché chi si macchia di tali crimini venga consegnato alla giustizia.


“Noi siamo a credito, qualcuno deve saldare un debito con noi”
ha spiegato la donna, che con coraggio ed energia ha raccontato dei suoi colloqui con alcuni dei più pericolosi esponenti mafiosi in cella. “Giro con quattro uomini e due auto blindate, non so se ho paura, ma ci sono stati momenti in cui non ho creduto più a nulla. In cui ho visto che le istituzioni non hanno avuto il coraggio di schierarsi dalla parte giusta. Da alcune intercettazioni è emerso che io stessa sarei stata minacciata di morte. Ma cedere non si può, perché vanificherebbe tutto quanto”.

Sonia Alfano, Teresa Principato, Marco D'Amore

Marco D’Amore, protagonista delle serie tv Sky “Gomorra”, ha spiegato che non sarà un film a puntate a cambiare il mondo, ma che raccontare quella realtà può servire affinchè le istituzioni se ne interessino maggiorente.


“Mentre giravamo alcune scene a Scampia ho conosciuto un ragazzino di sette anni, che come sfondo del cellulare aveva un ragazzo del quartiere che impennava con il motorino. Era il suo idolo, perché era entrato a far parte del “sistema” della mafia. Un altro vedendo una scena girata da noi in cui un personaggio sbaglia l’esecuzione di un uomo, non ha mostrato spavento o sorpresa ma gli ha urlato che era un incapace. Non voglio abituarmi all’idea che dei ragazzini vivano in modo normale una esecuzione. In qui luoghi lo Stato non c’è. Quello della serie tv è un piccolo contributo in confronto a quello che queste donne fanno per la lotta alla mafia. Ma raccontare una realtà con cui le istituzioni dovrebbero fare maggiormente i conti è necessario”.

La serata, intensa e ricca di emozioni, è solo il primo degli appuntamenti in programma per il Progetto Legalità.

Questi i prossimi:

Giovedì 6 novembre - ore 21
'Ndrangheta dal sud al nord - Ingresso libero -
Con Nando Dalla Chiesa e Federico Cafiero de Raho
Cinema parrocchiale di Osnago (LC), via Gorizia 6

Sabato 8 novembre - ore 20,30
Proiezione del film La mafia uccide solo d'estate - Ingresso libero  -
Con PIF
Consegna a Pif del premio del Progetto Legalità.
Auditorium di Casatenovo (LC), viale Parini 1
Incontro trasmesso in diretta anche all'Istituto di Istruzione secondaria Superiore "A. Greppi".

Lunedì 17 novembre - ore 21
Regole, legalità e Costituzione - Ingresso libero -
Con Gherardo Colombo
Scuola secondaria I.C.S. di Robbiate (LC), viale Brianza 11/13

FESTIVAL DELLA  LEGALITÀ: LETTERATURA, CINEMA E MUSICA
Domenica 23 novembre - dalle ore 17.30, Bloom di Mezzago, via Curiel 39
Ore 17.30: presentazione del libro La scelta di Lea. Lea Garofalo. La ribellione di una donna della 'ndrangheta. Interviene l'autrice Marika Demaria.
Ore 20.00: proiezione del film La siciliana ribelle di Marco Amenta.
Ore 21.30: inizio concerto di Brunori Sas

ORGANIZZAZIONE E SOSTEGNO:
Progetto Legalità Brianza, ideato dall'assessore di Olgiate Molgora Roberto Romagnano e dal giudice Piero Calabrò, capitano della Nazionale Italiana Magistrati, nasce nel 2012 grazie all'impegno di giovani attivi sul territorio delle province brianzole (soprattutto Lecco e Monza).
Da quest'anno, è organizzato dall'associazione Bang (fondata dagli stessi artefici della prima manifestazione) insieme alla Nazionale Italiana Magistrati e al Comune di Olgiate Molgora. Collaborano anche i comuni di Robbiate, Casatenovo e Osnago.
Progetto Legalità è patrocinato dal Consiglio Regionale della Lombardia.
Sostengono il Progetto e il Festival: la Banca di Credito Cooperativo di Alzate Brianza, la testata Merate Online, la ditta Cattaneo Grafiche, l'associazione Bloom di Mezzago, l'agenzia di comunicazione integrata e pubblicitaria Zampediverse, la ditta RBW Rainbow di Arese, la società SILEA e il Gruppo Lario Reti, il Giuggiolo bad&breakfast, le ditte il Trasporto e Masciadri.
Mediapartner: Merateonline, Casateonline, Leccoonline, Giornale di Merate, Giornale di Lecco e Giornale di Vimercate (gruppo NetWeek).
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