Merate: conferenza sul tema dei minori in affido. Il rapporto con la famiglia d'origine

Nel pomeriggio di sabato si è svolta presso l'Auditorium del comune di Merate un'importante conferenza su un tema quanto mai delicato: i minori in affido e il rapporto con la famiglia d'origine. Promosso dal Servizio Affidi provinciale e dall'Associazione Lecchese Famiglie Affidatarie (ALFA) l'evento - intitolato 'Coltivare il legame del minore in affido con la famiglia di origine come dimensione nodale dell'affido. Significati, esperienze e criticità'  - ha visto come principale relatrice la dott.ssa Lia Sanicola, docente universitaria ed esperta di affidamento familiare. Presenti inoltre Ileana Colzani coordinatrice dell'Equipe Affidi della provincia e Maria Calvetti, presidente dell'Associazione Lecchese Famiglie Affidatarie (ALFA).  

Da sinistra la dottoressa Lia Sanicola; Maria Calvetti, presidente dell'Associazione Lecchese Famiglie Affidatarie (ALFA); 
Ileana Colzani coordinatrice dell'Equipe Affidi della provincia


"Ciò che è fondamentale chiarire subito - ha spiegato  la dott.ssa Lia Sanicola - è l'importanza che riveste per un bambino affidato la costruzione e il mantenimento di un buon rapporto con la famiglia d'origine. Non è affatto semplice, ed è pericoloso per gli operatori e per tutte le persone coinvolte dare per scontato che si sappia come realizzarlo. Conoscere le proprie radici e mantenere con esse un legame 'vivo' serve al bambino in affido a non trovarsi a vivere a metà di una storia di cui non coglie il senso e soprattutto il proprio ruolo. Le famiglie disposte ad accogliere bambini in affido sono fondamentali, va da sè, senza di esse non avrebbe nemmeno senso essere qui, ma oggi ci focalizzeremo sul rapporto con la famiglia d'origine. La famiglia cosiddetta 'vulnerabile', quella che è composta da persone 'vulnerabili', dove la struttura famigliare è fragile. Fragile in che senso? Solitamente i coniugi che si trovano a dover dare in affido i propri figli hanno una scarsa capacità di accogliere le diversità l'uno dell'altra e il patto coniugale, ovvero il progetto di vita comune, ha contenuti confusi e inconsistenti. Debolezze culturali e funzionali portano alla disgregazione del nucleo famigliare e a processi degenerativi: gravi difficoltà economiche, isolamento, violenza, dipendenze... Eppure tutti noi abbiamo aspetti vulnerabili, sia come persone che come famiglie. Ma c'è tenuta e tenuta. Dipende dalle risorse a disposizioni. Risorse culturali, funzionali, materiali e soprattutto relazionali. Chi opera nell'ambito degli affidi deve aver chiaro che deve lasciare ogni forma di giudizio morale nei confronti della famiglia d'origine fuori dalla porta dell'ufficio. Perchè chi reitera comportamenti disfunzionali e si trova a dover affidare il proprio figlio ad un'altra famiglia fa la drammatica esperienza di una condizione esistenziale nella quale debolezze proprie e dell'ambiente di provenienza sono difficilmente distinguibili. La domanda da porsi è: cosa avremmo fatto noi se nei momenti di difficoltà non avessimo avuto a disposizione risorse culturali, relazionali, sociali e materiali? Avremmo 'tenuto'? Tutti gli esseri umani sono fragili e vulnerabili, anche se la consapevolezza di questa condizione non sempre c'è. Nessuno deve dire 'la mia famiglia è perfetta, invulnerabile, e quella invece...'. Siamo tutti umani. Esiste una differenza di risorse a disposizione. E cos'è oggi una famiglia? Il dibattito ha assunto un grado di complessità tale da non poter essere affrontato con leggerezza. Nell'ambito degli affidi occorre focalizzarsi sulla dimensione umana della singola vicenda. Il bambino ha bisogno di una dimora. Non basta una casa. Che differenza c'è tra dimora e casa? La casa sono i mattoni. La dimora è un luogo abitato da persone che si proteggono l'un l'altro, si ascoltano, si rispettano, si accolgono nella propria diversità. La dimora è un luogo profondamente umano, un luogo di libertà, di conoscenza, di confronto, di riconoscimento... Un luogo in cui il bambino non vede l'ora di tornare, per ristorarsi delle fatiche accumulate durante la sua faticosa esperienza del mondo, per confrontarsi, imparare e crescere come persona. La famiglia affidataria è sempre una famiglia supplente. Preziosa. Anzi, preziosissima se in grado di comprendere il ruolo che la famiglia d'origine conserva per il benessere del bambino in affido. Il Legislatore su questo punto è chiaro: 'lo Stato Italiano riconosce e tutela il legame con la famiglia naturale'. L'identità del bambino si costruisce a partire dal rapporto con l'origine. E' qualcosa che va al di là dei ragionamenti. E' una questione corporea, intima. 'Da quale pancia vengo?' si chiede intimamente il bambino. Se penserà di essere venuto dallo schifo si sentirà destinato a vivere e a concludere la propria esistenza nello schifo. E non verrà a dirvelo. Sarà qualcosa che il bambino avvertirà intimamente. Si tratta di un vissuto pre-mentale. Il bambino sente di essere stato generato e di appartenere a una catena di generazioni. Occorre non trascurare questa istanza. Ricordiamoci che la corporeità è un dato più potente di qualunque ragionamento possa essere proposto al bambino in affido".


Non avere familiarità con la propria stirpe può avere gravi conseguenze nel faticoso lavoro di costruzione della propria identità da parte del minore. Educazione scolastica, solidità economica, rapporti fecondi con le nuove figure della famiglia affidataria sono elementi importantissimi, ma occorre non dimenticare quella dimensione esistenziale, corporea, di sangue, che per il benessere del bambino in affido egli deve poter conservare con la propria famiglia d'origine. "Per un bambino non c'è distinzione tra corpo e mente. La sua famiglia d'origine rivestirà sempre un ruolo fondamentale. Qualunque cosa abbia subito prima dell'affido". Ecco dunque l'importanza della mediazione, della preparazione delle famiglie affidatarie e degli operatori. La famiglia affidataria deve sentirsi una famiglia 'doppia', capace di considerare l'importanza di quel legame intimo e potentissimo che il bambino conserverà sempre con la famiglia d'origine. "Ricordo il contenuto di un biglietto che una bambina diede alla mamma affidataria: 'ti voglio bene perchè vuoi bene alla mia mamma'. Qui c'è tutto. E quel 'voler bene alla madre naturale' la madre affidataria non l'aveva certo comunicato alla bambina con parole o ragionamenti!"

Presenti in comune per l'intera durata della conferenza numerosi bambini in affido dai 5 ai 13 anni, a cui sono stati dedicati laboratori condotti da educatrici professionali.

Per informazioni:
Servizi Affidi Provinciale
Merate: 347/1343292
Lecco: 340/1722510
Bellano: 349/8121083

http://ops.provincia.lecco.it/view_news.php?PUBB_id_news=129

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