Robbiate: dentista di Gorgonzola morì in un sinistro stradale. Al processo parlano i testimoni, ma la dinamica resta incerta

Il clima di tensione palpabile che si respirava stamani nell'aula al primo piano del tribunale di Lecco, ha fatto da sfondo al procedimento penale per la morte di Massimiliano Farina, il 41enne odontoiatra residente a Gorgonzola, vittima il 16 luglio 2012 di un tragico incidente stradale a Robbiate.
Il professionista con studio a Calolziocorte morì a seguito di un sinistro avvenuto in Via Aldo Moro: risultò fatale lo scontro con una Volkswagen Passat condotta da Simona B., 44enne residente in Valtellina. Inutile la corsa al vicino ospedale Mandic di Merate, dove i sanitari si erano prodigati per salvargli la vita.
Dopo il rinvio a giudizio deciso dal gup Paolo Salvatore, stamani la donna al volante della station wagon è comparsa davanti al giudice Gian Marco De Vincenzi per rispondere dell'accusa, ancora tutta da dimostrare di omicidio colposo, secondo l'articolo 589 del codice penale.


Presenti in aula anche i familiari del centauro, costituitisi parte civile tramite un legale di fiducia. A rendere testimonianza per primo il padre di Massimiliano Farina che ha raccontato quei drammatici istanti, successivi alla morte del figlio. L'arrivo in pronto soccorso a Merate e l'incontro con l'imputata che avrebbe affermato ''non l'ho visto, non l'ho visto'', riferendosi al loro congiunto. Una perdita incolmabile quella del figlio e del marito per i genitori e la moglie, resa ancora più difficile dall'incertezza che ancora oggi caratterizza i fatti avvenuti due anni fa.
L'udienza odierna ha tentato di fare luce sulla dinamica dell'evento, per accertare l'eventuale responsabilità dell'imputata. Per questa ragione è stato ascoltato l'unico testimone oculare del sinistro, che ha presentato la propria versione dei fatti. Dal suo racconto emergerebbe la non colpevolezza dell'imputata la cui auto, come ha ribadito più volte il teste, ''non era in movimento'' al momento dell'impatto. ''La moto proveniva da dietro, probabilmente stava superando la coda di auto ferme. Ad un certo punto ricordo di aver visto il centauro urtare l'auto dell'imputata lateralmente: la moto ha impattato il lato guida, più precisamente il passaruote. Probabilmente il centauro era impegnato in una manovra di rientro dopo aver superato la coda'' ha affermato l'uomo, ribadendo con tono sicuro che ''la vettura non stava girando, era ferma. Probabilmente aveva la freccia per svoltare a sinistra e le ruote anteriori orientate in quella direzione, ma occupava la propria corsia, non quella opposta''.
Il teste ha spiegato di trovarsi ad una distanza di cinque metri circa dai due mezzi quando si è verificato l'impatto: ''sopraggiungevo dalla direzione opposta, avevo la visuale abbastanza libera e ho visto tutto''.
Durante la propria deposizione è stato incalzato più volte dalle domande di giudice, pubblico ministero e dei legali di parte civile e difesa. ''Dopo l'impatto la moto è sbalzata nella corsia opposta, concludendo la propria corsa in un fazzoletto di prato al margine della carreggiata. Io appena ho visto quanto accaduto mi sono immediatamente fermato. Ho spento la vettura e sono andato a vedere come stava il centauro''. Nel rispondere alla domanda del giudice relativamente ad un giudizio sulle ragioni alla base del sinistro, il teste lo ha definito ''uno sfortunato errore umano. Un tragico errore di calcolo'' riferendosi alla condotta del motociclista.
Diversa la dinamica dell'incidente ricostruita dai carabinieri del nucleo Radiomobile di Merate che avevano effettuato gli accertamenti sul sinistro. Secondo quanto ha riferito quest'oggi il brigadiere Dario Donghi, al momento dell'incidente l'auto condotta dall'imputata sarebbe stata ''in movimento''. Difficile riuscire a stabilire quanto accaduto, perchè non vi erano segni di frenata sull'asfalto e il punto d'urto non era facilmente individuabile. E' stato necessario effettuare una perizia cinematica, con una simulazione dell'evento, immortalata in diversi scatti forografici citati quest'oggi in sede di udienza. I militari meratesi avrebbero quindi stabilito che, al momento dell'impatto, la Passat stava svoltando a sinistra.
Sarà quindi il proseguo dell'istruttoria a chiarire con esattezza la dinamica del sinistro, facendo luce sui fatti occorsi quel sabato mattina. L'udienza è stata aggiornata al 16 dicembre per l'escussione dei testi mancanti, mentre la difesa ha annunciato l'intenzione di sottoporre la propria assistita ad esame. Determinante sarà anche l'audizione dei consulenti di parte che hanno effettuato una perizia sulla dinamica del sinistro.
In aula stamane non sono mancati momenti di "scontro" tra i familiari della vittima e i rappresentanti della difesa.



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