Caso Beretta: è falso dire che l’azienda attende l’ok da 19 anni Sulla ex porcilaia si volevano costruire da 65 a 130 capannoni con parcheggio per 39mila mq. coperti da vendere a artigiani

CORREVA L'ANNO 1991
DAI MAIALINI AI CAPANNONCINI

Non è vero che il Salumificio Fratelli Beretta spa di Barzanò attende invano da 19 anni il via libera del comune di Rovagnate per trasformare il dismesso allevamento di maiali con annesso e distante  macello in un  innovativo e rivoluzionario salumificio proiettato nel terzo millennio. Chi lo dice e soprattutto chi lo scrive inventa. E le invenzioni, quando disgiunte dalla scienza, sono mistificazioni della realtà che inducono al risultato di fare  passare la vittima per carnefice e viceversa.
E' vero l'esatto opposto. Risulta dagli atti che il 31 luglio 1991 l'ingegner architetto Giacomo Campagna, libero professionista nel settore industriale, civile e ambientale con studio a Oggiono  presenta per conto dell'Azienda Agricola Allevamenti Mediolanum spa una proposta di insediamento produttivo di forte impatto che, se accolto a scatola chiusa, avrebbe visto sorgere sui  100 mila metri quadri di particelle possedute in coabitazione con la Beretta spa ( proprietaria unica della Mediolanum spa) 39.000 metri quadrati di superficie coperta a uso industriale. Ma non per creare un allevamento moderno o un salumificio all'avanguardia. No. Si vuole molto più semplicemente poter tirare su una serie infinita di capannoni e capannoncini di varie metrature da vendere al miglior prezzo sul mercato ad artigiani e piccoli industriali, a loro volta affamati di laboratori e magazzeni di taglia prevalentemente  medio/ piccola. Il professionista, nativo di Erba, giunge a ipotizzare una volumetria che avrebbe consentito, in alternativa o con formula mista legata in tutta evidenza al tipo di prenotazione ricevuta dai promissari acquirenti, la trasformazione di quella parte delle località  Francolino e Zerbine in una distesa di 130 capannoncini da 300 mq ciascuno con area esterna privata, o di 65 capannoncini da 600 mq. ciascuno con area esterna privata o di 32 capannoni da 1.200 mq. ciascun a con area esterna privata. Nessun salume, solo cemento.
Non se ne fa  nulla. L'allora amministrazione comunale lascia macerare la proposta e il privato non insiste più di tanto, probabilmente consapevole dell'enormità delle sue intenzioni collocate in un'area per certi versi, allora come ora, depressa e da bonificare.


L'Azienda Agricola Allevamenti Mediolanum spa, che aveva iniziato la sua attività nel gennaio del 1968, da quel luglio 1991 a tutto il settembre 1999 rimane inattiva sino a quando decide di fondersi per  incorporazione nel Salumificio Fratelli Beretta spa. Il progetto è del luglio 1999, la delibera di fusione del settembre 1999 e l'incorporazione si realizza in quel di Milano con atto a mano del notaio  Antonio Aurucci tre giorni prima del Santo Natale dell'anno 1999.
Diciannove anni fa, esattamente come oggi, su quell'area verde si voleva edificare il massimo consentito: 72.000 metri quadri di superficie lorda di pavimento di cui 39.000 coperta. Vertendo nel ramo salumi parlare di forte appetito non appare fuori luogo. Nelle zone Francolino e Zerbine è posizionato il corridoio ecologico che l'amministrazione provinciale di Lecco vuole a tutela paesaggistica e perché faccia  da polmone verde tra le municipalità di Rovagnate e Castello di Brianza. E' un verde di connessione ecologica e paesaggistica tra il Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone e il Monte di Brianza. Sono valli la cui storia passata rivive sulle pagine di scrittori locali dialettali e non. Si pubblicano libri storici con le cartoline e le fotografie di quei posti in buona parte già contaminati. Non mettiamoci altre fette di salame sugli occhi.
Eppure non si può affermare  -  come pare abbia fatto il Presidente della Provinciale Daniele Nava intervenendo a Lecco all'assemblea dei costruttori edili con l'esempio, però appena citato e quindi senza oggettivi riscontri, dell'imprenditore che ha dovuto attendere 18 anni per avere il via libera alla costruzione di un albergo - che gli amministratori locali siano rimasti alla finestra di fronte alle legittime aspirazioni della famiglia Beretta di sfruttare le proprietà terriere ivi collocate.
Ancora una volta sono date e documenti a parlare.
Il primo dato di fatto è che, partendo sempre dal fatidico anno 1991, cioè 20 anni fa, la Beretta Salumi spa non ha mai presentato al comune di Rovagnate un progetto. Mai. Il primo e unico reca la data del 31.3.2010 e il numero di protocollo 0002152. La firma è dell'architetto Carlo Castiglioni di Varese, 60 anni, lunga esperienza come amministratore locale e attuale vicesindaco e assessore all'urbanistica del comune di Taino. L'architetto Castiglioni, professionista dal 1975, è coofondatore  nel 1981 e associato dello Studio Castiglioni & Nardi  di Varese. Nel 1990 lo Studio Castiglioni & Nardi interviene a definire la struttura architettonica del complesso industriale alimentare di Medolago della Wuber spa, società specializzata in wurstel e incorporata dalla Beretta spa nel 2009. L'opera, conclusa nel 2002, ha interessato una superficie lorda di pavimento di 10.300 mq per un investimento stimato in 6 milioni di euro, impianti esclusi.

Mario Beretta accanto al prosciutto che si è aggiudicato Guinness World Record
(tratta da marketingfocus.it)


Il guaio è - nel caso di Rovagnate - che, mentre la Salumi Beretta fa incetta di traguardi commerciali e premi di qualità,  il 20 settembre 2010 a Vicenza si aggiudica il Guinness dei primati per il più grande prosciutto cotto mai realizzato (82,85 kg, oltre 10 volte il peso di un prosciutto normale, ottenuto con 30 cosce di maiale e 45 ore di cottura), in febbraio 2010  riceve a Medolago la visita dell'allora ministro dell'agricoltura Luca Zaia e con le campagne pubblicitarie " Viva  la mamma" e "Due cuori e un frigorifero" i suoi spot in tv fanno venire l'acquolina in bocca a un intero Paese, all'architetto Carlo Castiglioni viene chiesto di imprimere un'accelerata al progetto tanto vagheggiato proprio a cavallo di una delle tante modifiche legislative che la Regione Lombardia infligge alla sua  legge base 12 del 2005 in tema di  governo dei suoli. Nel caso di Rovagnate si tratta della legge regionale numero 7 del  febbraio 2010 che proibisce ai Comuni di apportare varianti al Prg dopo il 31 marzo 2010 se a tale data  non risulta già adottato il Pgt.
Ed è questo accavallarsi di norme regionali che  pare cogliere impreparata la Beretta salumi spa la quale nel bimestre febbraio/marzo 2010 si decide a confezionare una "proposta iniziale di Programma Integrato di Intervento" che abbia in sé tutti gli elementi per essere accolta dall'amministrazione comunale di Rovagnate. Castiglioni ha meno di 60 giorni per produrre un progetto che possa ricevere, non oltre il 31 marzo 2010, quantomeno il formale impegno della Giunta ad adottare l'ultima  variante di Prg consentita.
Perché - ed è bene che questo chiunque lo capisca una volta per tutte - il Comune di Rovagnate non è contrario al progetto Beretta. Non lo è mai stato e  non lo è il suo sindaco Marco Panzeri al quale, sin dalla  prima elezione alla carica di primo cittadino nel 2002, è arrivato più di un segnale verbale dalla famiglia Beretta. Sono anni che i Beretta lasciano intendere di volere riqualificare e fare fruttare le aree di Francolino e Zerbine, ma senza mai andare oltre l'intenzionalità. Se ne occupa anche l'ex sindaco Fabio Sottocornola. Svolge un ruolo nell'interesse della proprietà anche  il geometra Dario Meschi di Merate. Si finisce che, per voler ottenere il massimo al costo minimo, sono i P.T.C.P (piano territoriale di coordinamento provinciale) a prendersi in carico la riqualificazione dell'area Francolino/Zerbine perchè delicatissima sotto il profilo naturalistico. Nel 2004 il  Ptcp approvato dalla prima amministrazione provinciale lecchese a guida dell' avvocato Mario Anghileri oppone un primo rifiuto all'invadente ipotesi Beretta. Più lungimirante il suo successore Virginio Brivio - attuale sindaco di Lecco - che però condiziona l'ipotesi Beretta alla individuazione di un corridoio ecologico unico e compatto a tutela dell'abitato di Rovagnate  proprio in corrispondenza dell'area dell'ex porcilaia  e suggerisce che il salumificio sorga dentro un comparto unico - e non distinto in due tronconi come vuole la proprietà - in quasi aderenza alla zona industriale di Castello di Brianza. A dare prova della disponibilità politica e della valenza sovracomunale del progetto industriale le giunte comunali di Rovagnate e Castello di Brianza tra il 20 e il 25 giugno 2008 approvano e consegnano all'amministrazione provinciale di Lecco un preciso atto di indirizzo con il quale chiedono al Presidente Virginio Brivio di inserire nel documento di aggiornamento del Ptcp alla legge regionale 12/2005 l'obiettivo di "attuazione del nuovo comparto produttivo e di risanamento ambientale delle frazioni Francolino e Zerbine".
E' una presa di posizione chiara, concorde e soprattutto bipartisan (Luigia De Capitani e leghista e Marco Panzeri di segno opposto) nella quale si parla di  "ampliamento e riqualificazione degli stabilimenti Beretta", di "una nuova strada di collegamento" e di "attuazione del corridoio ecologico". Vi si legge che il piano dovrà prevedere precisi criteri di "perequazione e negoziazione", vincoli di "inedificabilità permanente sulle aree bonificate" e perseguire "il miglioramento del livello occupazione, dell'assetto del territorio e della viabilità d'interesse provinciale".



Virginio Brivio recepisce gli indirizzi  e  fa di più. Nella versione aggiornata del Ptcp licenziata a febbraio 2009, quattro mesi prima delle elezioni che non lo avrebbero riconfermato alla Presidenza della Provincia, individua i confini della nuova area industriale proposta dai due Comuni e la lascia "in ammollo" rimettendo alla contrattazione pubblico/privato la sua disciplina.
Ma è qui che il tutto si ferma. Da febbraio a novembre 2009 la Beretta spa tace e non si muove. Un incontro informale avvenuto a Lecco ai primi di dicembre 2009 tra Nava, Panzeri e Beretta lascia trasparire che finalmente un progetto arriverà. E arriva, ma a distanza di oltre 45 giorni dal 5 febbraio 2010, data di approvazione della Legge regionale 7/2010. Nella proposta di PII (Piano integrato di intervento) che la Beretta spa deposita  c' è assai poco di quanto le due amministrazioni comunali avevano indicato come irrinunciabili  nel documento congiunto del giugno 2008. Risicate e generiche le indicazioni sull'effettivo aumento occupazionale rispetto a quello solo trasferito da altre sedi e cordoni stretti circa gli standard urbanistici e di qualità. I Beretta vogliono costruire unicamente sul loro, evitare di trattare l'acquisto di particelle di proprietà altrui e sfruttare il massimo della volumetria confinando il corridoio ecologico a metà strada tra i due tronconi del salumificio, lungo un asse di territorio stretto e poco sfruttabile sotto il profilo industriale. Una sorta di oasi verde pressochè a proprio uso e godimento. Una sorta di belvedere con vista dalla finestratura dei singoli edifici. Hanno il diritto di proporlo, ma non di vederselo accettare a scatola chiusa e  in pochi giorni.
Il progetto non è abortito, ma andrà esaminato con maggiore apertura mentale. E' da questa che dipenderà il suo rapido decollo. Il sindaco di Rovagnate questa sera 29 novembre 2010 è stato richiesto di incontrarsi a Lecco con il Presidente della Provincia Daniele Nava un paio d'ore prima dell'apertura della sessione del consiglio provinciale nel quale si discuterà dell'interrogazione presentata da Alessandro Pozzi capogruppo di Sinistra e Libertà. All'informale faccia a faccia interverrà anche Vittore Beretta. Marco Panzeri ha però fatto di più. Per il 10 dicembre ha convocato a Villa Sacro Cuore la controparte, la Provincia e le organizzazioni sindacali e dell'industria. Metterà a loro disposizione tutta la documentazione prodotta  e illustrerà nel dettaglio la posizione del Comune. E si vedrà che,  tirando la bindella, la costruzione del salumificio così come vogliono i Beretta si svilupperà lungo una linea longitudinale che è esattamente quella lungo la quale si è sviluppato nel tempo il paese di Rovagnate, con partenza dall'intersezione con la SR 342 dove c'era la stazione di benzina e arrivo la salita di accesso al Palazzo del Municipio. Immaginatevi  la lunghezza di Rovagnate raddoppiata. Provate a vedere il nuovo salumificio lungo l'ininterrotta sommatoria di via Lombardia e via  Vittorio Veneto. Non è il caso di dire che viene a mancare il fiato, ma questa protuberanza industriale lunga quanto l'intera cittadina si manifesta come un Guinness dei primati di complicata masticazione, difficile deglutizione e tortuosa digestione con rischio di blocco intestinale, per giunta irreversibile. O lo si evita, il blocco intestinale, o a Beretta conviene attendere la prossima amministrazione comunale il cui avvicendamento è in calendario per la metà del 2012. Marco Panzeri ha già fatto sapere che non si ricandiderà, ma non è scritto che il sostituto ami i piatti pronti.
Alberico Fumagalli
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