Metastasi: quella di Lecco per i Magistrati è una delle 5 locali non mappate ma dove la 'ndrangheta ha posto radici profonde

Franco Coco Trovato
Un’organizzazione, parrebbe essere, quella lecchese, messa in ginocchio prima dall’operazione Wall Street che ha portato all’arresto e alla condanna all’ergastolo del “numero uno” Franco Coco Trovato e all’incarcerazione del fratello Mario e, poi, da Oversize con il coinvolgimento della “seconda generazione” e quindi dei figli dei “capi-clan”, Emiliano e Giacomo, senza però venir mai effettivamente sradicata tanto è vero che, anche il nucleo di Lecco, sembrerebbe aver seguito l’evoluzione propria di altre ‘ndrine che, almeno apparentemente, non avrebbero più nel traffico di stupefacenti il proprio “core business” .
Ernesto Palermo, classe 1968, nativo di Cosenza ma residente a Galbiate, insegnante, consigliere in seno al consiglio comunale di Lecco, eletto tra le file del Partito democratico: sembrerebbe essere lui, “la novità” all’interno del sodalizio di Lecco, ricostituito, con nuovo impulso, nel 2005, dopo la scarcerazione di Mario Trovato rimasto ininterrottamente dietro le sbarre per 12 anni, dal giugno 1993.
Palermo, in quanto “gancio” con il potere politico, sembrerebbe infatti essere l’uomo del passo in avanti.
E’ scritto già nelle premesse dell’ordinanza di custodia cautelare a firmata dal giudice milanese Alfonsa Maria Ferraro nei confronti dello stesso Palermo, di Mario Trovato, Saverio Lilliu, Antonello Redaelli, Alessandro Nania, Antonino Romeo, Claudio Bongarzone, Massimo Nasatti indicanti come appartenenti all’organizzazione per delinquere nonché nei confronti del sindaco di Valmadrera Marco Rusconi e di Claudio Crotta: “si deve osservare che l’infiltrazione della locale nella politica e nella Pubblica Amministrazione attraverso l’attività dell’associato PALERMO Ernesto rappresenta il decisivo salto di qualità dell’associazione di stampo mafioso in oggetto ed evidenzia la particolare pericolosità della stessa.
Lo stesso ricorso all’attività corruttiva per condizionare atti amministrativi dei comuni di Lecco e di Valmadrera costituisce una modalità particolarmente insidiosa con cui la locale di Lecco si infiltra nel tessuto politico amministrativo per condizionare l’azione dello stesso e non rappresenta certo una rinuncia al ricorso al metodo mafioso e l’adesione a modalità illecite per così dire “comuni””.
Ma non solo: “La locale si è infiltrata stabilmente nella vita economica ed imprenditoriale della provincia di Lecco con la gestione diretta di esercizi commerciali prevalentemente nel settore dei bar e della ristorazione acquisiti da TROVATO Mario e gestiti da familiari o comunque da persone collegate allo stesso”.
E ancora: “Si è infiltrata altresì nel settore dei video giochi e della distribuzione delle macchine e dei terminali per il gioco all’interno dei locali pubblici in particolare attraverso l’attività svolta da BONGARZONE Claudio con la società DBM. Presidia e controlla l’attività di altri esercizi commerciali non esitando a ricorrere ad atti di danneggiamento a fini intimidatori come è avvenuto nella vicenda relativa al subentro di una nuova gestione nel locale Old Wilde Cafè di Lecco. La necessità di espandersi nell’attività imprenditoriale ha comportato anche il condizionamento dell’attività amministrativa del Comune di Lecco attraverso alcuni interventi posti in essere da PALERMO Ernesto per modificare destinazioni del piano regolatore. La locale è inoltre intervenuta con pressioni ed atti corruttivi su una procedura amministrativa gestita dal Comune di Valmadrera nella gara per il rilascio della concessione di gestione del c.d. Lido di Parè, concessione aggiudicata prima dell’intervento della Prefettura di Lecco ad una società appositamente costituita da TROVATO Mario e PALERMO Ernesto, attraverso prestanome dell’associazione. E questo dopo che la stessa area oggetto di concessione negli anni precedenti era stata fatta oggetto di attentati incendiari. PALERMO Ernesto in accordo con TROVATO Mario è altresì intervenuto per raccogliere dei voti in favore di una candidata alle elezioni amministrative del Comune di Milano del 2011, richiedendo come corrispettivo il versamento di somme di denaro e l’appoggio elettorale in favore della sorella candidata alle elezioni amministrative in Calabria”.
Le accuse sono ovviamente ancora tutte da provare. Ma l’affermazione che fece Roberto Maroni a Che tempo che fa, dopo la puntata di Roberto Saviano, “la mafia al nord non esiste” fa sempre più accapponare la pelle.
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