Lo strazio di papà Bashkim davanti alle bare delle sue 3 figlie 'Perdonatemi se non ho capito ma non giudico vostra madre'
Bashkim Dobrushi
Papà Bashkim ha affidato il suo dolore e il suo strazio ad una lettera indirizzata alle sue tre bellissime bambine. Non ce l'ha fatta la zia a trattenere le lacrime mentre la leggeva a centinaia di lecchesi che si sono riuniti nella Basilica di San Nicolò per abbracciare con la preghiera i tre angeli di Chiuso.
In poche, umili parole è emerso il dolore immenso e il senso di colpa che attanaglia il cuore del padre, che non riesce a perdonarsi di non aver saputo cogliere alcun segnale della tragedia.
Gli zii leggono la lettera scritta dal papà
«Vi chiediamo tutti perdono - ha detto alle sue figliole -e speriamo che dal cielo possiate capire la nostra fragilità». Nelle parole lette tra le lacrime dalla zia è emerso l'immenso dolore di una famiglia distrutta, che non sa darsi pace e che non riesce a comprendere come non abbiano potuto accorgersi del demone che si era impossessato del cuore di Edlira. «Vedevamo solo il vostro grande amore, i sorrisi, i momenti insieme, gli abbracci, i vostri sogni per un futuro di felicità.» Il pensiero di Bashkim è andato poi alla donna che ha amato, che prima gli ha dato e poi in una notte di marzo gli ha tolto nel peggiore dei modi le sue meraviglie Simona, Sidny e Keisi.A sinistra gli zii delle sorelline, a destra Virginio Brivio, Daniele Nava, Alberto Francini
Parole che hanno riempito di dolore gli occhi e il cuore di tutti i presenti alla funzione religiosa: i parenti, i conoscenti, i compagni di classe di Simona, Sidny e Keisima anche tanti lecchesi che sono stati toccati nel profondo da questo dolore, che ha lasciato sgomenta tutta la comunità.
I compagni di classe e il saluto delle amiche
Anche gli amici di Simona hanno voluto salutare con parole piene di dolore ma anche di speranza la loro bella compagna: «Ciao Simona. Adesso sei un angelo: il nostro angelo dai capelli scuri e dalle maniere gentili. Ora non ti vedremo più con gli occhi ma continueremo sempre a vederti con il cuore. Resterai sempre con noi. Fai buon viaggio».
Parole di conforto sono arrivate anche dal vicario episcopale Maurizio Rolla, che ha sottolineato l'importanza di saper affrontare il dolore e la tragedia con la fede e con lo spirito di pace: «Da questo schizzo tremendo non deve traboccare il vaso della vendetta ma quello della misericordia. Il sangue non chiama sangue: il sangue deve chiamare salvezza e misericordia»
Paolo Valsecchi