Siamo tutti un po' cani. Con o senza cartello

Il cartello va bene. Lo hanno già adottato le metropoli padane e Merate non poteva restare alla finestra. E' posizionato male, ma va bene. D'altronde dopo le strampalate insegne dei negozi (vineria, mutanderia, porchetteria, salcicceria, ho visto anche una carnivoria! ) anche un autodivieto canino ci può stare. Chi fa da sé fa per tre. Davanti a Palazzo Municipale, al centro delle due grandi aiuole che ne costituiscono l'anticamera naturale, ci stanno due cartelli che espongono il divieto di accesso ai cani. Ci sta scritto "Io non posso entrare". L'ordine è mal formulato, ma, per paradosso, ineccepibile. Per l'articolo 68 del regolamento di polizia urbana i cani possono passeggiare al guinzaglio o, se liberi, devono essere dotati di museruola. Quindi il divieto esposto è indirizzato al solo cane libero, perché diversamente lo si sarebbe dovuto titolare: "Il tuo cane qui non può entrare". Ma è più comodo vietare a chi non sa leggere e scrivere anche se è al padrone che arriva la sanzione. E' una forma di terzietà formale, altrimenti detta di vietismo strabico: lo dico al cane, perché intenda il padrone. Diretti mai, sempre sbilenchi.




Poi c'è la questione della scelta lessicale. Al cane viene intimato di non entrare. E cosa diciamo al bambino con cagnolino che, rivolto al papà, chiede " ma papà dov'è la porta"? Vagli a dire che il vocabolario della lingua italiana è estensivo e che con il verbo entrare intende dire cose un pochino più complicate come "passare entro", "andare all'interno", "entrare addentro", "penetrare", "profondarsi". Il bambino memore di quanto gli insegnano a scuola sarà sempre portato, dove c'è un'entrata, a cercare un'uscita. Infine c'è la questione della posizione del cartello che la mano pubblica non ha posto all'altezza del bordino che fa da perimetro alle due grandi aiuole, ma al centro del tappeto verde.
E' come mettere una porta non all'entrata, ma al centro del salotto buono. Prima di bussare sono già entrati tutti. Può scappare che un cagnetto intelligente, curioso o con poche diottrie sia indotto ad avvicinarsi al cartello per "leggerlo" bene e poi convincersi che è oltre il cartello che non può andare, ma fino a li si. E lì si ferma, obbediente e multato. Vagli a dire che si sbaglia, che ha sconfinato. Si chiama Piazza degli Eroi, ma sui due tratti verde rasato che fanno da picchetto d'onore al Monumento ai Caduti il segnale di campo minato ai nostri amici a quattro zampe è posto esattamente sopra una mina. Quando lo vedi sei già saltato in aria. Eroe pure lui.
Alberico Fumagalli
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