Merate: con l’operazione ''Frecciarossa'' i carabinieri arrestano 5 pendolari del crimine che venivano al nord a rapinare le banche

Erano dei pendolari a tutti gli effetti, con partenza da casa il lunedì e ritorno il venerdì sera. E per raggiungere il nord Italia, ligi all'utilizzo dei mezzi pubblici, si servivano del Freccia Rossa. Peccato che la loro occupazione fosse quella di svaligiare istituti di credito e di tornare in famiglia con il bottino racimolato.
In manette, a seguito di una operazione definita estenuante per numero di uomini, mezzi, appostamenti, pedinamenti per giornate intere, sono finiti Salvatore Gargiuolo classe 1979, Raffaele Gravagnoli classe 1983, Pasquale Mauro classe 1976, Vincenzo Rosica classe 1979 tutti provenienti da Napoli e Aldo Costanzo, classe 1970 di San Giuliano milanese tutti con precedenti.

Salvatore Gargiuolo (classe 1979), Aldo Costanzo (classe 1970), Mauro Pasquale (1976)

Rosica Vicenzo (1979) e Gravagnoli Raffaele (1983)


A dare l'avvio alle indagini era stata la tentata rapina del 19 settembre a Calco. Qui i ladri erano entrati in azione ma la presenza di un cittadino che aveva captato i loro movimenti e presumibilmente aveva lanciato l'allarme, li aveva costretti a una fuga precipitosa. Quando i militari della Compagnia di Merate, coordinati dal capitano Giorgio Santacroce, erano giunti sul posto avevano acquisito i filmati delle telecamere unitamente a una serie di testimonianze che avevano permesso di individuare l'auto del basista, un Fiat Doblò, di proprietà di Aldo Costanzo.

Alcune riprese della banda


Risaliti al suo indirizzo, i militari avevano dato inizio a una serie di azioni da investigatore alla "vecchia maniera" con pedinamenti, appostamenti alle calcagna della banda che ogni giorno macinava diverse decine di chilometri, rilievi fotografici con zoom di grossa portata,  acquisizione di fotogrammi dai sistemi di videosorveglianza.
I cinque durante la settimana risiedevano presso l'abitazione di San Giuliano Milanese di Aldo Costanzo che, conoscendo bene il territorio, "scorazzava" il gruppo da una provincia all'altra alla ricerca di un obiettivo sensibile che veniva dapprima osservato meticolosamente, evitando con accuratezza che il Doblò passasse sotto telecamere o telepass che potessero dunque riprenderlo, e poi preso d'assalto. Nelle ultime due settimane i militari del nucleo operativo e radiomobile di Merate, unitamente a personale del nucleo investigativo del reparto operativo di Lecco, in collaborazione ai carabinieri della tenenza di Giussano, li hanno tenuti sotto stretto controllo e venerdì pomeriggio la loro costanza è stata premiata.

Il luogotenente Michele Gerolin, il capitano Giorgio Santacroce e il luogotenente Germano Montanari

Attorno alle 15.30, infatti, la banda ha tentato il colpo alla Ubi Banca di Sesto Ulteriano, frazione di San Giuliano. Entrati nell'istituto di credito i 4 banditi, armati di taglierino, hanno immobilizzato 3 dipendenti e 3 clienti, legandoli con delle fascette e hanno poi atteso l'apertura temporizzata del caveau. Un'attesa che ha fatto comprendere ai militari appostati che qualcosa di anomalo stava accadendo all'interno della filiale. Messe le mani sul bottino, ben 86mila euro, i rapinatori sono usciti e sono saliti a bordo del Doblò che è partito con alle calcagna i mezzi civetta dei Cc.


Usciti dal centro abitato, lontano dalle scuole e dal traffico cittadino, gli uomini dell'Arma con una manovra a tenaglia e una decina di autovetture in azione, gli hanno bloccato la strada e senza mezzi termini hanno intimato la resa. I banditi, che tutto si aspettavano tranne che di essere braccati e fermati, sono scesi dal mezzo e senza opporre resistenza sono stati arrestati.

Il denaro sequestrato durante la rapina di venerdì

Tradotti nel carcere di Lodi, i cinque sono ora a disposizione dell'autorità giudiziaria che dovrà vagliare le loro posizioni.
Sposati, disoccupati tranne uno che ha dichiarato di essere un agente immobiliare, i cinque non erano comunque degli sprovveduti perché quando si muovevano non lasciavano tracce, cercando di evitare incroci con telecamere e telepass, nonché pranzi al ristorante o in albergo dove potevano essere oggetto di registrazione.
L'operazione, denominata Freccia rossa per via del mezzo utilizzato per raggiungere abitualmente i luoghi prescelti per i colpi, ha visto il coinvolgimento di diversi militari che hanno lavorato senza sosta per effettuare i pedinamenti e gli appostamenti.
S.V.
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