Paderno, area Imec: a convenzione urbanistica scaduta, ferma la riqualificazione. Dallo ''splendore'' degli anni '60 ad oggi

Si presenta ormai come un'area fatiscente, lasciando dei fiorenti anni ‘60, il cosiddetto periodo del boom economico - che a Paderno d'Adda si è tradotto con la nascita dei grandi maglifici - soltanto il ricordo. Si tratta della zona in cui, a quei tempi, sorgeva il colosso Imec, la ditta fondata da Nino Colnaghi che tutt'oggi dà nome alla via.

È a partire dall'omonima piazzetta dirimpetto che si snoda il mercato del paese, ogni giovedì, in un via e vai di gente che forse non nota nemmeno più la struttura in rovina che costeggia la strada, dove un tempo centinaia di persone, soprattutto donne, si affaccendavano nelle otto ore lavorative. Ora vetrate distrutte e mura diroccate nei pressi della carreggiata pongono un problema di sicurezza oltreché, per così dire, di "decoro" pubblico.

La zona è oggetto del rammarico dell'amministrazione comunale, che nel 2008 aveva sottoscritto una convenzione urbanistica con la società immobiliare "subentrata" al posto della Imec, la quale prevedeva la realizzazione di diverse opere interne ed esterne al comparto. L'obiettivo era, infatti, la riqualificazione dell'area, nella quale era stata concessa l'edificabilità, e l'avvio di diversi lavori pubblici come il riassetto del ponticello ciclo-pedonale di Via Marconi e la sistemazione fognaria di tutta la zona. A questi avrebbe dovuto aggiungersi anche la realizzazione di una nuova strada di collegamento tra Via Airoldi e Via Edison ai fini della messa in sicurezza della tratta.

Quando la Imec si è spostata a Carvico, per ottenere nuovo spazio e svilupparsi ulteriormente, ha quindi ceduto l'area a una società immobiliare che ha acquisito anche il diritto di edificare ma che non ha ancora realizzato quanto stipulato nella convenzione, come ha spiegato il vicesindaco Renzo Rotta. Convenzione che, nell'aprile 2013 è ufficialmente scaduta lasciando la zona nel degrado attuale, senza possibilità di intervento da parte dell'amministrazione, trattandosi di uno spazio privato. Solo le vecchie e diroccate mura, devastate dal tempo e dagli spray dei writers, e l'ingresso incorniciato da un portone arrugginito e cocci di vetro in vista, a un metro dalla strada, danno memoria di quei tempi di ricchezza industriale.


La sistemazione dell'area stazione, la riqualificazione dell'area limitrofa a Piazza Colnaghi e l'ampliamento dell'asilo erano i tre macro interventi pubblici che l'amministrazione padernese riteneva necessario realizzare; "il primo ha quasi raggiunto il compimento, il secondo è fermo a causa della scadenza della convenzione urbanistica, mentre il terzo è bloccato dal patto di stabilità" ha spiegato Rotta. Ma facciamo un passo indietro e ripercorriamo brevemente la storia del "core bisiness" di biancheria intima e costumi che dava lavoro a circa un migliaio di persone nel suo periodo di massimo splendore, a cavallo tra gli anni '60 e '70: la Imec appunto.

Nino Colnaghi

Era il 1936 quando Nino, all'anagrafe Fermo Colnaghi, e lo storico sindaco Carlo Gerosa avviarono un "progetto imprenditoriale": un laboratorio di biancheria per signora in un'abitazione sita tra Via Edison e Via Pozzoni. Così nacque l'Industria Maglieria e Confezioni cui acronimo è rimasto noto negli anni sino ad oggi, quando il marchio è ancora sinonimo di qualità. Data la presenza di molti maglifici nel solo paese di Paderno (ad esempio Regina, Landreani, Frigerio, Passoni, ­Bianchi, Baraggia e così via), i due decisero di dedicarsi in particolare alla biancheria per signora e di fatto lanciarono una rivoluzione epocale perché la Imec fu la prima azienda nel settore a produrre biancheria in fibre sintetiche.

Il "Cumenda", così era chiamato Nino dai "suoi" operai; prima di diventare un imprenditore avveduto e lungimirante svolgeva l'attività di macellaio in un negozietto di Via Marconi. A lui viene riconosciuta l'invenzione di formule di marketing più moderno, come gli sconti ed i "punti spesa". Fu "pioniere" anche della primissima forma di pubblicità quando, arrivati gli anni Sessanta, il marchio della Imec dal piccolo borgo padernese approda al "grande schermo" con le tre gemelle Colnaghi, Margherita, Nicoletta e Stefania, che reclamizzavano i prodotti del papà al Carosello. La loro mamma, Jone Boriani, è ancor oggi dipinta come modello di donna imprenditrice e, tra i diversi riconoscimenti, ottenne il cavalierato al merito della Repubblica.

Jone Boriani, immagini tratte dal libro "Dizionario biografico di donne lombarde" e dal sito www.150anni.it

Le gemelle Imec in alcune immagini del Carosello di quel tempo (tratte da memorietelevisive.wordpress.com )

Il calcinaccio delle diroccate mura di perimetro all'area ricordano oggi un tempo di grandissimo splendore, un luogo dove, dal 1961, sorgeva un moderno complesso industriale di circa 7.000 metri quadrati di superficie coperta, che ha dato lustro al piccolo borgo col San Michele e che ha dato pane a famiglie e generazioni.

S.T.
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