Decesso del giudice Vian: il tribunale assolve gli 8 medici

La morte del Giudice preliminare di Como Valter Vian fu un "evento tanto tragico quanto imprevedibile" da rendere praticamente inutile ogni tempestivo intervento rianimatorio da parte dell'equipe medica. A sei anni di distanza il Tribunale di Brescia ha mandato assolti gli otto medici finiti sotto inchiesta con l'accusa di omicidio colposo per il decesso del giudice comasco. Una sentenza che arriva dopo un lungo iter giudiziario e dopo che i famigliari della vittima si erano opposti a una prima archiviazione del fascicolo negli anni scorsi. La tragedia si compì la sera del 18 marzo 2004 all'ospedale Manzoni di Lecco. Il Dr. Vian era stato sottoposto a un intervento chirurgico alla schiena. Qualche giorno prima, mostrando l'estrema tranquillità per quello che considerava un intervento di routine, salutò i colleghi del Palagiustizia di Como dicendo loro "Vado a fare il tagliando e torno". Rimase in sala operatoria sei ore. Tutto sembrava essere andato per il verso giusto ma nemmeno un'ora dopo, attorno alle 19.00, il quadro clinico precipitò e a nulla valsero i tentativi di rianimarlo. La Procura di Brescia (competente per le indagini quando è coinvolto un magistrato sia come parte lesa, sia come parte accusata) mise sotto inchiesta otto camici bianchi dell'ospedale lecchese. Dopo una prima serie di perizie fu chiesta l'archiviazione del fascicolo ma i famigliari del Dr. Vian si opposero ottenendo un supplemento d'indagine culminato con l'assoluzione che giunge ora. Nelle sue 24 pagine di sentenza, il Giudice bresciano Marina Cavalletti ritiene che il collega fu vittima di yb evento inaspettato e di tale gravità "da rendere impossibile e inutile ogni manovra, pur tempestivamente approntata, di rianimazione, e che ha quindi inesorabilmente condotto al decesso del paziente in poco più di un'ora dalla conclusione dell'operazione". Nella sentenza si sottolinea che quanto avvenne in sala operatoria fu "una serie di eventi la cui perversa quanto rara concatenazione anno condotto, nell'arco di un brevissimo tempo, al degenerare di una trombosi, altrimenti ben diversamente affrontabile, in embolia polmonare, rivelatasi infine mortale". Dibattendosi tra consulenze e perizie tecniche, il Giudice di Brescia fortunatamente semplifica le conclusioni degli esperti: "Non esiste alcuna certezza processuale in termini di ragionevole probabilità di ritenere che laddove l'intervento in tesi d'accusa omesso, ovvero la somministrazione di terapia eperinica e l'utilizzo di presidi meccanici, fosse stato anticipato rispetto all'intervento, si sarebbe con ragionevole probabilità evitato l'evento morte". In sostanza il Giudice assolve ma conserva dubbi sul corretto operato dei medici finiti sotto accusa: il dirigente neurochirurgo Villiam Dallolio, il Direttore di Neurorianimazione Orazio Arena, il neochirurgo Gianluigi Bonalumi, l'anestesista neuro rianimatore Enrico Bianchi, la Dirigente nedico anestesista Mariastella Bottinelli, l'anestesista neurorianomatore Cristina Romeo, il dirigente radiologo Rolando Biraghi e il neochirurgo Massimo Orsi.
B.D.
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