Sabato mattina porte aperte all'eremo di S. Genesio

Sabato mattina 24 agosto sarà aperto al pubblico l'eremo di San Genesio, uno dei simboli del Monte di Brianza.
Il giorno di 25 agosto la Chiesa ricorda San Genesio martire, cristiano dei primi secoli, ucciso durante la persecuzione di Diocleziano. Per questo motivo sabato 24 agosto sarà aperto al pubblico l'eremo di San Genesio, l'edificio religioso sito in straordinaria posizione sul crinale del Monte di Brianza, sul colle che porta il nome dello stesso santo. Una parte del complesso sarà così visitabile nel corso della mattinata, con momento culminante nella concelebrazione liturgica intorno alle ore 10,30, alla quale interverranno, assieme ai sacerdoti dei paesi che fanno corona al Monte di Brianza, i monaci camaldolesi che furono gli ultimi religiosi ad occupare quel complesso dal 1864 al 1940.

Ma la storia del San Genesio ci porta indietro nel tempo di almeno altri mille anni, ad aggiungere suggestione ad un luogo che, da ogni parte della Brianza, si scorge tuttora biancheggiare sulla cima della montagna alla quale ha dato il nome. Un eremo coronato da una fascia di abeti e altri alberi, mistica oasi di tranquillità e di pace.

Salendo per il versante contrapposto a quello del "campanone" - la torre campanaria simbolo della Brianza che la tradizione popolare orale e scritta attribuisce a Teodolinda - per una strada immersa nelle ombre del bosco, ci si trova quasi d'improvviso davanti agli occhi il complesso monastico detto di San Genesio. Quella cima, che offre una visione panoramica veramente meravigliosa nella sua vastità e varietà - racconta Rinaldo Beretta nelle pagine di "Appunti storici su alcuni monasteri e località della Brianza" - da tempo immemorabile è intitolata al martire Genesio per una chiesetta che ivi fu eretta e a lui dedicata. Del San Genesio è stato detto un gran bene per l'immenso panorama che da esso si gode: «Un panorama più bello, più ridente ed esteso, l'ardito viaggiatore non può più spettarsi di vedere qualora voglia salire al culmine del convento», informava Trivero Quirino, nel 1868, in "Una passeggiata dilettevole ed istruttiva nel Circondario di Lecco"; un panorama che, al dire di Giansevero Uberti nella "Guida generale ai grandi laghi subalpini" del 1890, «ha due istanti culminanti, l'aurora quando il sole viene a rischiarare il creato e le umane miserie, e il tramonto quando, cogli ultimi raggi morenti, par che dia al mondo l'ultimo addio». Ma se era raccomandato l'andare lassù in gita o per la festa patronale di San Genesio, che aveva sul monte una chiesa già prima del Mille, altrettanto non doveva essere il viverci, in un luogo così isolato e senza mezzi. Incontrarono infatti difficoltà gli Agostiniani e non durarono a lungo i Camaldolesi. Silvio Pedretti, autore di "L'Eremo di San Genesio in Brianza", ha raccolto la testimonianza dell'ultimo priore che raccontò come tutti i monaci lì residenti erano tedeschi o polacchi, perché gli italiani non resistevano al clima invernale del luogo «quando il bel frescolino estivo si mutava in rigorosissimo gelo, sicché degli umani sensi solo la vista continuava ad essere deliziata». «La vista che si gode da quell'aereo poggio, infatti, è di quasi sovrumana bellezza» aggiungeva lo stesso Pedretti, così esortando così i suoi lettori: «Non tralasciate una visita all'Eremo del San Genesio: anche per chi non ne traesse spiritualmente vantaggio (i cari frati non ci sono più, ma il luogo è pur sempre atto a sublimi pensieri) costituisce pur sempre una gita meravigliosa».

Come già detto di una chiesetta dedicata a San Genesio si ha memoria fin dal secolo X, precisamente in un atto del 950 con il quale un Alcherio di Airuno lascia dei fondi ad alcune chiese, fra le quali una "capella sancti Genexii in monte suma", cioè in cima al monte. La chiesa oggi esistente, dedicata a San Giuseppe, non ha niente in comune con quella antica: è stata infatti ultimata nel 1885, essendo agli inizi dell'Ottocento stato demolito tutto quello che rimaneva dei fabbricati abbandonati nel 1771 dagli Agostiniani che vi erano vissuti dalla fine del XVI secolo. I padri eremitani di Sant'Agostino della Congregazione di Lombardia furono chiamati nel 1591 a prendere possesso della chiesetta di San Genesio e a costruirvi vicino un piccolo convento. Ma certamente non dovevano passarsela bene in quel luogo isolato e senza risorse. Come altri piccoli conventi di scarsa utilità, l'eremo brianzolo venne soppresso dal cardinale Pozzobonelli, in adempimento di ordini del governo austriaco del 1769. Quasi un secolo più tardi il milanese Tomaso Gallarati Scotti acquistò il luogo e lo offrì ai Camaldolesi di Montecorona, che lo occuparono nell'estate del 1864, erigendo in seguito l'attuale chiesa, il muro di clausura e quattro "celle" per i monaci, in piccoli fabbricati separati come è d'uso in quell'ordine cenobitico. «Una vita austera fatta di preghiera, di mortificazione, di studio e di lavoro» - riferisce il Beretta nelle citate pagine dedicate ad alcuni monasteri della Brianza - «coronava la loro esistenza. Un alone di venerazione circondava perciò quei religiosi». Anch'essi, tuttavia, nel 1938 decisero di ritirarsi, poiché le condizioni economiche della comunità erano troppo precarie con il definitivo abbandono dell'eremo nel 1940, lasciato in amorosa custodia alla famiglia Cattaneo di Oggiono, che ne ha poi acquisito la proprietà.

L'eremo è raggiungibile in auto attraverso una strada sterrata che parte dalla frazione Cagliano nel comune di Colle Brianza, ma caldeggiamo vivamente di arrivarci percorrendo a piedi uno dei numerosi sentieri - debitamente segnalati dal CAI - che partono dalle località ai piedi del monte, tra i quali vi suggeriamo:

· Sentiero n. 1 con partenza dalla frazione di Mondonico (Olgiate Molgora)

· Sentiero n. 4 con partenza dalla stazione di Airuno

· Sentiero n. 11 con partenza dalla frazione di Marcognaga (Ello)

· Sentiero n. 10 con partenza da Oggiono

· Sentiero n. 1 con partenza dalla frazione di Mozzana (Galbiate)

· Sentiero n. 9 (e poi 4) con partenza dalla frazione di Consonno (Olginate)

Per ulteriori dettagli su questi percorsi consultate la carta dei sentieri:

http://www.caioggiono.it/imacai/imagsentieri/tavosen_montebrianza.pdf

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