In Provincia le tariffe dell’acqua più alte di Lombardia e in 5 anni aumenti del 126%

Negli ultimi 6 anni il costo dell'acqua non ha fatto che aumentare: +33% di media e al 33% si attesta anche il valore relativo alla dispersione idrica, con un costo, derivante dall'acqua sprecata, pari a 3,7 miliardi di euro ogni anno, più del valore di una manovra finanziaria.


La tariffe maggiori della Regione si trovano a Lecco (278 Euro), Pavia (252) e Brescia (247), che dal 2007 a oggi registrano, rispettivamente, aumenti del 126%, +50,9% e del 11,8%. Aumenti anche nell'ultimo anno: nel 2012 rispetto al 2011 le tariffe sono cresciute su base nazionale in media del 6,9%, poco meno della metà in Lombardia, con un +3,4%. Gli incrementi maggiori sono stati registrati a Pavia (+8,2%) e Brescia (+6,5%), mentre sono rimaste ferme a Imperia e Savona.
In generale, il caro bollette viaggia più spedito al Centro (+47,1% rispetto al 2007, +9% rispetto al 2011). Seguono le regioni del Nord (+32,1% rispetto al 2007, +5,2% rispetto al 2011) e il Sud (+23,8% rispetto al 2007, +8,5% rispetto al 2011).
Nell'indagine annuale realizzata dall'Osservatorio Prezzi & Tariffe di Cittadinanzattiva, le contraddizioni del Servizio Idrico Integrato nel nostro Paese, con dati anche sulla dispersione idrica. L'indagine è stata realizzata in tutti i capoluoghi di provincia, relativamente all'anno 2012. L'attenzione si è focalizzata sul servizio idrico integrato per uso domestico: acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione, quota fissa (o ex nolo contatori). I dati sono riferiti ad una famiglia tipo di tre persone, con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua, e sono comprensivi di Iva al 10%.
"E' evidente l'urgenza di omogeneizzare le tariffe sul territorio nazionale, prendendo in considerazione le eventuali specificità territoriali, ma realizzando un quadro unitario in tema di fasce di consumo e costi in bolletta: questo per superare le immotivate differenziazioni di costo che anche quest'anno restano così evidenti per le tasche dei cittadini", afferma Tina Napoli, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva. "È inoltre importante, per la tutela delle fasce deboli, introdurre anche nel servizio idrico il bonus sociale o altre misure per sostenere le persone con reddito basso e le fasce svantaggiate della popolazione. Altrettanto intollerabile il fatto che le inefficienze e i ritardi del servizio idrico continuino ad essere pagate dai cittadini, senza nessun investimento nel miglioramento del servizio, come mostrano i dati sulla dispersione idrica, in ulteriore aumento negli ultimi anni".


Spesa annua. In un anno una famiglia sostiene in media una spesa di 310€ per il servizio idrico integrato. ndagine è stata realizzata in tutti i capoluoghi di provincia, relativamente all'anno 2012. L'attenzione si è focalizzata sul servizio idrico integrato per uso domestico: acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione, quota fissa (o ex nolo contatori). I dati sono riferiti ad una famiglia tipo di tre persone, con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua, e sono comprensivi di Iva al 10%.
Differenze regionali e provinciali. Le Regioni centrali si contraddistinguono in media per le più elevate tariffe applicate al servizio idrico integrato. La Toscana, con ben 8 città tra le prime 10 più care, si conferma la Regione con le tariffe mediamente più alte (470€). Costi più elevati della media nazionale si riscontrano anche nelle Marche (403€), in Umbria (392€), in Emilia Romagna (388€) e in Puglia (366€).
Elevate differenze esistono anche all'interno delle stesse Regioni. Ad esempio, in Calabria tra Reggio Calabria e Cosenza intercorre una differenza di ben 286€. Altri esempi di simile portata si riscontrano in Sicilia, Liguria, Veneto, Marche, Toscana, Friuli, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.
Città colabrodo. In Italia, secondo Legambiente-Ecosistema Urbano 2012, in media il 33% dell'acqua immessa nelle tubature (per tutti gli usi) va persa, problema particolarmente accentuato al Sud (43%) e al Centro (33%), meglio il Nord che presenta percentuali di perdite al di sotto della media nazionale (26%). La manutenzione? Inesistente o quasi: rispetto al 2007, la dispersione idrica è addirittura aumentata in ben 56 città! L'Aquila (69%), Cosenza (68%), Campobasso (65%) Cagliari (63%) e Latina (62%) le città colabrodo, seguite da altre 9 in cui almeno la metà dell'acqua immessa va persa: Gorizia, Trieste, Avellino, Pescara, Potenza, Grosseto, Matera, Palermo e Siracusa.
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