Monte: i fedeli chiedono perché don Giorgio è stato rimosso. Mons. Rolla, il Vescovo ha deciso che non si può continuare

Monsignor Maurizio Rolla
"Scusi probabilmente mi sono persa qualcosa io. Ma non ho ancora capito il motivo per cui don Giorgio è stato rimosso. Devo andare a casa a spiegarlo a mio marito ma al momento avrei delle difficoltà".
La richiesta di maggior chiarezza, giunta dalla signora Mina quando ormai le lancette dell'orologio segnavano le 22.00 passate, dopo un'ora abbondante di discussione in un salone dell'oratorio gremito, con oltre 150 persone radunate nello stanzone diventato presto una sauna, avrebbe potuto essere rivolta al vicario episcopale don Maurizio Rolla da gran parte, se non tutti, i presenti. La comunità "liquida" di Monte, per usare un'espressione del sociologo Bauman, fatta non solo dai fedeli della frazione ma anche (e forse soprattutto) da chi viene da fuori attratto dal "personaggio don Giorgio", dal suo carisma ma anche dalla sua visione radicale della Chiesa, aperta e autentica, dalla sua profonda conoscenza delle Scritture e da quell'attenzione che egli dedica a tutti coloro che si rivolgono a lui, era lì, in una calda serata estiva di luna piena, per capire, per avere delle risposte e, certamente, anche per far sentire la propria voce.
"E' stata una decisione di due nature"  ha spiegato, dopo essere rimasto sul vago, in altri passaggi dei suoi interventi, il Vicario. "Completare e verificare l'idea di Comunità pastorale che il vescovo vuole, rimettendola in carreggiata e mettendo tutto in discussione. E dire a don Giorgio la tua esperienza qui è chiusa, vai da un'altra parte". Parole queste che, come facilmente immaginabile, piuttosto di fare luce nel buio che sembra aver creato una decisione del genere, hanno sollevato un coro di "perché", parole che non sono apparse quindi esaustive, sufficienti per "farsene una ragione". "Questa non è una risposta" ha così mormorato qualcuno nel brusio.
Don Giorgio De Capitani
"Io da esterno non ho capito quale sia il "cui prodest". La politica di don Giorgio ha dato vita a una comunità unita, vivace, coesa"
aveva dichiarato poco prima, sempre dal pubblico, Gianantonio,  astronomo dell'Osservatorio di Brera residente a Spiazzo, autodefinitosi "non praticante e non credente" ma autore di una toccante testimonianza di apprezzamento nei confronti dell'operato di quel sacerdote scomodo, messo alla porta dopo 17 anni di permanenza a Monte, gli ultimi tre dei quali trascorsi senza aver più ufficialmente alcun incarico pastorale in parrocchia. "Abbiamo punti di convergenza pur arrivando da poli differenti" ha infatti ammesso lo studioso, citando la "difesa della libera intelligenza" e la "visione della convivenza umana che accomuna il credente e il non credente" con riferimento anche al magistero del Cardinal Martini e al comune amore per la natura. "Sono convinto che il degrado civile e morale va affrontato a muso duro. Se al posto di parlare alle stelle avessi scelto di parlare agli uomini avrei scelto le parole di don Giorgio" e ancora "nella sua visione del mondo e nella mia potranno esserci divergenze ma quanto ci accomuna mi fa considerare la presenza di don Giorgio a pochi chilometri da casa mia qualcosa di prezioso". Con garbo egli ha quindi domandato al rappresentate lecchese della Curia ambrosiana "perché è arrivata una decisione di questo genere? Non sono così stupido da non sapere che sotto c'è una decisione politica, di potere ecclesiale. Ma mi piacerebbe che venisse esplicitato".
"Perché don Giorgio è stato messo solo ora nella situazione di doversene andare?". "Perché umiliarlo e renderlo un tappabuchi?". "Perché i preti dissidenti sono considerati da eliminare quando il primo a dissentire fu proprio Gesù Cristo?". "Pensate di mandare qualcun altro al suo posto?". Tante le domande poste fin dall'inizio, intervallate da liberi commenti circa il (mal)funzionamento della Comunità Pastorale (si vada articolo successivo).

La sala gremita

"Non dobbiamo tacitare nessuno. E nessuno vuole mortificare don Giorgio" ha sostenuto monsignor Rolla. "L'ho incontrato spesso per trovare uno spazio perché lui potesse aiutare me e io lui a leggere meglio la situazione. Non è questione di dissidenza" ha poi aggiunto sottolineando in più passaggi come tutti gli interrogativi sollevati andrebbero girati al vescovo il quale ha ritenuto giudicato la situazione attuale come "una situazione che non andava bene, non andava sostenuta"  bocciando così anche la richiesta avanzata da don Giorgio, tramite le stesso vicario episcopale,  di poter provare, in via del tutto sperimentale, a "staccare" la parrocchia di Sant'Ambrogio dalla Comunità Pastorale  dando a Monte la possibilità di continuare a essere un "laboratorio" per una nuova idea di Chiesa. Ed è proprio sull'idea di fondo di quella che dovrebbe essere la Chiesa che la serata, vissuta sempre sul filo della tensione, ma comunque in un clima che ha permesso a tutti di prendere la parola senza eccessi, ha avuto una svolta secca. Frasi come "non vogliamo mettere il bavaglio a don Giorgio", "non vorrei mai che fosse messo come tappabuchi in un posto", "non si può parlare di accanimento contro di lui" e "non metto in dubbio i contenuti della sua predicazione" hanno infatti lasciato spazio a un duro "se questa è la questione io mi fermo qui" pronunciato dopo un accorato intervento della signora Angela sulla scia di precedenti prese di posizione di altri parrocchiani che già avevano evidenziato come ci siano "due chiese che vengono a confronto: quella di don Giorgio, del Cristo radicale e la Chiesa un po' più conservatrice".
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Tratto dal sito www.dongiorgio.it

Non senza un filo di timidezza, con il cuore aperto, la donna, porgendo al vicario diversi scritti editi negli anni da don Giorgio e raccolti in occasione del suo 50° di sacerdozio ha spiegato come a suo modo di vedere non ci sia troppa differenza tra le idee espresse dal "prete scomodo" e quelle del nuovo pontefice. Se dunque la decisione di allontanare don Giorgio da Monte è stata presa "da Milano", ha argomentato, e "se si sposta solo questa persona e non le altre con una visione di fede differente, medioevale oserei dire, mi chiedo, in che direzione sta andando la Chiesa milanese? Sicuramente non ricalca la Chiesa di Papa Francesco". "Ogni decisione di spostamento è presa dal vescovo. Io faccio parte di questa Chiesa che voi avete definito medioevale e non della Chiesa progressista di Monte. Io rappresento la Chiesa medioevale e sono qui con la mia faccia a dire questo" ha ribattuto monsignor Rolla, sovrastato da chi domandava "questa è la carità cristiana?", tirando in ballo CL e la gerarchia ecclesiastica. "Questa di cui parla è la Chiesa di Cristo?" ha chiesto infine un'altra signora. "E la vostra è la Chiesa di Cristo?" ha domandato di riflesso il vicario che ha così dichiarato conclusa la serata, venendo comunque ringraziato con un applauso per la disponibilità dimostrata nel presentarsi a un incontro di questo tipo seppur le parole ascoltate non abbiano convinto i fedeli che già hanno chiesto di essere ricevuti anche dal vicario generale don Mario Delpini in attesa di poter esporre le proprie ragioni, senza mediazioni, anche al cardinal Angelo Scola.

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A. M.
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