Lecco: 'suggerimenti' del dottor Ravizza e del collega Pani per chi vive col pacemaker

Da 60 anni al servizio del cuore. Si tratta del pacemaker, protagonista dell'incontro di prevenzione cardiovascolare dal titolo 'Vivere con il pacemaker: istruzioni speciali per persone speciali'.
Immancabile relatore Pierfranco Ravizza, responsabile di cardiologia riabilitativa del dipartimento cardiovascolare dell'ospedale A.Manzoni di Lecco. “I primi pacemaker, nati per supplire condizioni di rallentamento del battito cardiaco, sono stati impiantati sulla fine degli anni '50, inizialmente solo esterni, connessi al cuore con dei fili e successivamente sono stati miniaturizzati e impiantati fungendo da stimolatori in condizioni di battito rallentato, da defibrillatori e servono per combattere certe forme dello scompenso cardiaco” ha esordito.

Il dottor Ravizza e il dottor Pani

Ad affiancare Ravizza, oltre al coordinatore infermieristico Michele Pirovano, anche l'elettrofisiologo Antonio Pani: “Una volta impiantato sotto la cute (in genere al di sotto della clavicola) il pacemaker diventa una parte integrante del corpo, capace di correggere il ritmo lento (bradicardia), lo scompenso e le aritmie. Stimola la depolarizzazione cardiaca in armonia con il ritmo cardiaco naturale e rileva quando il cuore funziona correttamente” ha spiegato il professionista.
“Il pacemaker biventricolare serve per migliorare non solo l'attività elettrica, ma anche quella meccanica e il defibrillatore impiantabile serve a interromperei caos elettrici, fungendo da salvavita da morte improvvisa” ha aggiunto il dottor Pani.
Dopo l'impianto di pacemaker e defibrillatore per i quali è previsto in genere un ricovero ospedaliero di un paio di giorni, segue un primo controllo dopo un mese e successivi controlli annuali fino alla scadenza della garanzia commerciale.
Nel primo mese dopo l'impianto il rischio principale è l'eventuale dislocazione dei fili del pacemaker (da evitare ampi movimenti ripetuti di spalle e braccia interessate).
In seguito, è bene ricordare alcune raccomandazioni generali per portatori di pacemaker e defibrillatori: “servono degli accorgimenti nella sicurezza sul posto di lavoro, in viaggio e a casa. Il rischio maggiore è l'interferenza di apparecchi con un proprio campo magnetico” ha spiegato l’elettrofisiologo. “Non sarà possibile lavorare con saldatrici e dispositivi antitaccheggio, ad esempio e non sostare a lungo dinanzi a elettrodomestici. No anche all'uso di rasoi elettrici e giocattoli telecomandati e da evitare metal detector di banche e aeroporti per cui si consiglia di portare con sé nei viaggi il tesserino di identificazione”.


Merita attenzione anche la sicurezza delle procedure sanitarie per portatori di pacemaker o defibrillatori: escluse le risonanze magnetiche, salvo in centri specifici e comunque non toraciche, sconsigliata la PET. No a elettrobisturi, litotripsia ( per i calcoli) e sconsigliate anche le terapie con energia ad alta frequenza (diatermia) e agopuntura con applicazione di elettricità.
“Ciascun pacemaker, defibrillatore ha degli allarmi che emettono dei fischi” ha proseguito il dottor Pani. “In questi casi, è bene non angosciarsi e mettersi in contatto con il centro dell'impianto o con la struttura più vicina. L'urgenza scatta in caso di scariche ripetute dell'apparecchio e sintomi rilevanti”.
Nessuna limitazione per la guida dell’auto. Tutto regolare anche in materia di cintura di sicurezza. Il codice della strada non ne prevede l'assenza per pazienti con pacemaker, esistono, però, dei supporti da applicare per evitare sfregamenti.
Nessuna controindicazione nell'ambito dell'attività sportiva, salvo evitare particolari movimenti nel primo mese dopo l'impianto.
Una vita quindi, quella del paziente con pacemaker, che può tornare ad essere normale con alcuni accorgimenti.
“Nel prossimo futuro i pacemaker saranno sempre più piccoli e verranno rilasciati con delle piccole sonde all'interno del cuore” ha prospettato Pani.
V.M.
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