Studenti di Viganò e Agnesi a lezione di perdono e di amore con Carlo Castagna nel ricordo di vittime e carnefici di Erba

Le cronache dei fatti, di fronte alla scena del crimine, puntano i riflettori su vittime e carnefici, considerati gli unici veri protagonisti di quei "teatri degli orrori" di cui quotidianamente i media ci danno informazione. Le cronache dei fatti riservano un'importanza ad altri nomi e volti non coinvolti in prima persona negli episodi del crimine. Nomi e volti che però, nella maggior parte dei casi, sono quelli più profondamente scavati dal dolore. Sono parenti e famigliari stravolti da perdite immotivate e crudeli. La strage di Erba se la ricordano tutti nell'intero Stivale; "ve la ricordate anche voi, vero?". Una domanda, questa, che è stata rivolta agli studenti dell'Istituto Viganò di Merate e del liceo Agnesi, che nella mattinata di sabato hanno assistito a una "lezione di morale".  

Faustino Quaresmini, Enrico Viganò e Carlo Castagna    

Una lezione di perdono impartita loro da Carlo Castagna, cioè da chi stava dalla parte opposta rispetto ai riflettori quella sera dell'11 dicembre 2006, a Erba, quando persero la vita il piccolo Youssef Marzouk, Raffaella Castagna, Paola Galli, Valeria Cherubini. I loro corpi abbattuti come montoni a colpi di coltello e spranghe. Erano rispettivamente il nipote, la figlia, la moglie e la vicina di casa di Carlo. Altri fari mediatici hanno investito, dal lato opposto della vicenda, i due carnefici: Angela Rosa Bazzi e Olindo Romano. I fatti si raccontano con una certa facilità; il dolore mai, il perdono poche volte. Questo incontro di sabato è stato uno dei rarissimi casi. Quella sera, ha raccontato Carlo, ha ricevuto una telefonata mentre era sopito sul divano, davanti alla tv. Gli istanti si arrotolano velocemente, mentre la sensazione di paura e la percezione del pericolo crescono sempre di più.  

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"Alle 22.05, circa, due ore dopo che i miei cari erano saliti alla casa del Padre"
, Carlo si trovava sul luogo del delitto. "Ma cosa era successo, non lo capivo". Un incendio, lo informa un vigile del fuoco; vagheggia, subito dopo, un uomo delle forze dell'ordine. "Non rispondeva alle mie domande, tergiversava". Un suo collega più laconico finalmente pronuncia la verità: "sono  morte massacrate 4 persone tra cui un bambino piccolo e un'altra persona è in pessime condizioni". Quest'ultima vittima era Mario Frigerio, marito di Valeria, accorso insieme alla moglie nella corte dei vicini dopo aver notato il fumo fuoriuscire dall'appartamento, assalito dai carnefici e risparmiato poiché creduto già morto. "Tutti mi chiedono come ho fatto a perdonare. Perché ci sono riuscito. Se avessi imbracciato un'arma quel giorno sarebbe stato solo peggio per me, avrei peggiorato i miei giorni di vita. L'aiuto che ho ricevuto è senz'altro frutto di una grazia e di una misericordia che ho cercato a mia moglie Paola, come se quando lei fosse salita ai piani alti si fosse preoccupata di me, che avevo perso tutto in un istante. La certezza che ho e che voglio trasmettere ai ragazzi è che nella nostra povertà, nella nostra miseria, quando l'uomo si riconoscere debole, Dio lo aiuta".

 Carlo Castagna    

"Il male va ricevuto, il bene va fatto" sono state le parole sulle quali Carlo ha alzato gli occhi davanti alla platea di giovani. "Il messaggio che voglio dare" - ci spiega ancor prima di iniziare l'incontro - "è la vittoria dell'amore sull'odio e sulla vendetta". L'odio ed il rancore scaturiti quando l'uomo ha scoperto che gli occhi che ha incontrato quel la sera dell'11 dicembre 2006, quegli stessi occhi "dai quali io in quel momento di dolore trassi forza", erano gli occhi dell'assassino.  

Il prof. Fabio Carlini  

Insieme al signor Castagna nell'aula magna degli istituti c'erano il giornalista Enrico Viganò -  che ha realizzato diverse interviste e volumi sulla strage di Erba - e Faustino Quaresmini, padre di Moira, una ragazza affetta da disabilità in coma vegetativo. "Vivo perché qualcuno mi ama". E' il motto di Carlo e di suo figlio Pietro, di Moira e del papà Faustino, "di tutti coloro che credono nell'amore e nel perdono". L'incontro è stato fortemente voluto dal professor Fabio Carlini che ai suoi studenti ha voluto dare la possibilità di riflettere su quelle che sono "storie personali", che scaturiscono dai cuori, non dai media e dalla cronache dei fatti.
Selena Tagliabue
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