STORIA DI CLAUDIO, 35 ANNI, MISSIONARIO OGGI PREMIATO A BRESCIA

Studi a Lecco per un giovane varesino cui oggi è stato consegnato il premio Cuore Amico

E’ stato consegnato oggi a Brescia il “Premio Cuore Amico” destinato a missionari e laici che si sono distinti nelle loro opere caritatevoli verso i più sofferenti e i più bisognosi. E il “Cuore Amico” designato da una apposita Giuria è quello di Claudio Vezzaro, 35 anni, originario di Somma Lombardo (Varese) e che ha maturato una lunga esperienza presso il Laboratorio Missionario del P.I.M.E. di Lecco. Dal ‘95 vive stabilmente a Phrae, in Thailandia, dove ha fondato un centro di accoglienza per disabili. Come lui: appassionato ciclista fin da ragazzo, nel ‘76 durante una corsa è stato investito da un’auto e ha perso per sempre l’uso delle gambe. Una disgrazia terribile: la vita appesa a un filo, il coma, il risveglio, un’operazione pericolosa e disperata evitata per miracolo. Poi la riabilitazione. Un calvario lungo quanto l’eternità ma nel quale Claudio ha letto il piano di Dio. “Per me la disgrazia – ha raccontato durante la cerimonia di premiazione – è stata una fortuna. Mi sono interessato di disabili, ho studiato, ho sentito che Dio mi chiamava”. Nell’86 Claudio, appassionato di letture missionarie, conosce a Milano padre Angelo Campagnoli, parroco di Phrae e all’epoca Direttore del Centro missionario P.i.m.e., che lo invita in Thailandia. Così nel ‘91 decide di recarsi in quello sperduto paese per una prima visita, a cui ne seguono altre, per studiare come poter essere utile ai disabili della zona: una realtà diffusa, ma nascosta per vergogna. Claudio e padre Angelo ottengono dall’ospedale di Phrae un’indagine ad hoc che rivela la presenza, nel territorio di ben 1.900 disabili. “Ma sono convinto – ha raccontato oggi – ce ne siano molti di più. Nel ‘95 sono andato stabilmente a Phrae, ho studiato il thailandese e mi sono sposato con Margherita, una ragazza locale che già lavorava con padre Campagnoli: oggi abbiamo una figlia di tre anni, Sonia”. Claudio fa parte dell’A.l.p. (Associazione laici P.i.m.e.) e ha alle spalle quattro anni di formazione in Italia, dove ha fatto esperienza con i disabili e imparato vari mestieri, anche riparare le carrozzine. Poi si è gettato anima e corpo nel progetto “Casa San Giuseppe” a Phrae, finanziato dalla C.e.i., dalle Fondazioni Vismara di Milano e Lambriana di Monza e dal Laboratorio missionario di Lecco. All’inizio era prevista l’ospitalità a 30 persone ma dal maggio scorso conl l’inizio dell’anno scolastico sono diventati 60, maschi e femmine, tutti disabili motori. Claudio si sta interessando anche ai disabili mentali, ancor più numerosi, dovuti ai tentativi non riusciti di aborto nei villaggi e all'assunzione di farmaci troppo forti da parte delle mamme in attesa. “Casa San Giuseppe” è aperta anche agli esterni, con la fisioterapia e le scuole per adulti. Agli ospiti viene offerta tutta l’assistenza, inclusa quella medica in accordo con l’ospedale di Phrae. L’attrezzatura, importata dall’Italia, è di prima qualità. Hanno avviato attività di taglio e cucito per le ragazze, di elettronica per i ragazzi. Grazie a macchine italiane ricevute in dono impareranno anche l’arte del gelato. Lo scopo: rendere autonomi i disabili che una volta superati i vent’anni di età vengono dimessi e quasi tutti vengono assunti da ditte locali o da uffici governativi. Con queste (e altre) attività la casa è riuscita ad attirare l’attenzione delle Autorità e della stampa thailandesi. Riceve delegazioni governative, è considerata un esempio per tutta la Thailandia dove altrimenti un handicappato sarebbe condannato alla dipendenza e all’emarginazione. Secondo la dottrina del karma e della reincarnazione, il povero e il disabile soffrono per gli errori di vite precedenti. Nella cultura tradizionale thailandese, profondamente buddista, “non sono concepibili né l’atto gratuito né la Giustizia sociale. E quando vengono a visitarci - testimonia Claudio - li sorprende che un disabile si occupi di altri disabili. Perché lo fai? mi chiedono. Per amore a Dio e all’uomo. Perché credo in Cristo che ha dato la vita per tutti noi”.
 
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