UCCISE IL NONNO A BRIVIO: ORA LAVORA A MONZA IN SEMILIBERTA’
Esce dal carcere ogni giorno il giovane che nel ’90 ammazzò per rapina
L’avvocato Fumagalli: “Sta ricostruendo se stesso, non è facile, ma ce la farà”
Il sogno di Michele è diventato realtà. Il giovane che il 12 settembre di dieci anni fa uccise il nonno a Brivio perché si era rifiutato di consegnargli i soldi per acquistare una dose di eroina, dopo aver ottenuto la semilibertà nello scorso mese di febbraio ora ha trovato un lavoro nella zona di Monza e da qualche tempo ha la possibilità di trascorrere ogni giornata fuori dal carcere dove rientra solo per dormire. Al momento il suo legale, l’avvocato lecchese Edoardo Fumagalli, preferisce non indicare con precisione l’azienda dove Michele Sangalli non solo ha la possibilità di lavorare, ma pure quella di ricostruire ogni giorno la propria vita. “Non è solo una questione di privacy. Per Michele questa è una possibilità importante, ma non è facile. Ha bisogno di ritrovare un po’ di equilibrio. Quando sarà il momento accetterà anche di incontrare la stampa. Ora deve soprattutto incontrare se stesso”. Il delitto avvenne a Brivio nel ’90 quando il giovane di Garlate aveva solo 22 anni. La possibilità di uscire dalla cella per andare a lavorare, dopo oltre 10 anni di reclusione per quell’omicidio, era stata chiesta proprio dall’avvocato lecchese ai giudici del tribunale di sorveglianza che decisero in febbraio. In sede processuale fu lo stesso pubblico ministero Enrico Consolandi a chiedere per Michele una pena certo adeguata, ma che gli lasciasse spazio per la speranza. Il giovane fu infatti protagonista di un profondo cambiamento dopo il delitto, culminato fra l’altro nella lettera inviata ad un giornale locale in cui invitava i compagni di cella a pregare per la Pasqua e se stesso a uscire dalla schiavitù della droga, a trovare una ragione di vita per poter tornare libero e uomo a pieno titolo. “Quel Michele – disse allora Fumagalli riferendosi al giovane assassino – non c’è più. Stiamo giudicando una persona che non esiste”. E in febbraio, mentre si attendeva la semilibertà aggiunse: “Il suo comportamento in questi anni è stato encomiabile e anche per questo sono sicuro che i giudici non gli rifiuteranno la possibilità di uscire dal carcere”. Così è stato. E ora Michele ogni giorno è al lavoro per costruirsi un futuro che non gli è più negato.
L’avvocato Fumagalli: “Sta ricostruendo se stesso, non è facile, ma ce la farà”
Michele Sangalli scortato da due agenti di polizia
Il sogno di Michele è diventato realtà. Il giovane che il 12 settembre di dieci anni fa uccise il nonno a Brivio perché si era rifiutato di consegnargli i soldi per acquistare una dose di eroina, dopo aver ottenuto la semilibertà nello scorso mese di febbraio ora ha trovato un lavoro nella zona di Monza e da qualche tempo ha la possibilità di trascorrere ogni giornata fuori dal carcere dove rientra solo per dormire. Al momento il suo legale, l’avvocato lecchese Edoardo Fumagalli, preferisce non indicare con precisione l’azienda dove Michele Sangalli non solo ha la possibilità di lavorare, ma pure quella di ricostruire ogni giorno la propria vita. “Non è solo una questione di privacy. Per Michele questa è una possibilità importante, ma non è facile. Ha bisogno di ritrovare un po’ di equilibrio. Quando sarà il momento accetterà anche di incontrare la stampa. Ora deve soprattutto incontrare se stesso”. Il delitto avvenne a Brivio nel ’90 quando il giovane di Garlate aveva solo 22 anni. La possibilità di uscire dalla cella per andare a lavorare, dopo oltre 10 anni di reclusione per quell’omicidio, era stata chiesta proprio dall’avvocato lecchese ai giudici del tribunale di sorveglianza che decisero in febbraio. In sede processuale fu lo stesso pubblico ministero Enrico Consolandi a chiedere per Michele una pena certo adeguata, ma che gli lasciasse spazio per la speranza. Il giovane fu infatti protagonista di un profondo cambiamento dopo il delitto, culminato fra l’altro nella lettera inviata ad un giornale locale in cui invitava i compagni di cella a pregare per la Pasqua e se stesso a uscire dalla schiavitù della droga, a trovare una ragione di vita per poter tornare libero e uomo a pieno titolo. “Quel Michele – disse allora Fumagalli riferendosi al giovane assassino – non c’è più. Stiamo giudicando una persona che non esiste”. E in febbraio, mentre si attendeva la semilibertà aggiunse: “Il suo comportamento in questi anni è stato encomiabile e anche per questo sono sicuro che i giudici non gli rifiuteranno la possibilità di uscire dal carcere”. Così è stato. E ora Michele ogni giorno è al lavoro per costruirsi un futuro che non gli è più negato.
