
L'ospedale Manzoni di Lecco
Due medici all'epoca dei fatti operanti presso l'ospedale Manzoni di Lecco, il dr. Gianfranco N. e il dr. Daniele D.I., sono a processo con l'accusa di lesioni colpose ai danni di un 19enne. Il ragazzo, che nel dicembre 2008 era stato sottoposto ad un intervento per l'asportazione delle tonsille, aveva subito successivamente una serie ripetuta di emorragie che lo avevano costretto a ricorrere più volte alle cure dell'ospedale fino a un secondo intervento che aveva rilevato un "rimasuglio" di tonsillare infetto non asportato con la prima operazione, probabile causa di questi continui malesseri. Mesi di sofferenza tali da portare il giovane ad avere delle conseguenze a livello psicologico, con stati d'ansia, insofferenze, disturbi del sonno curati tuttora con l'assistenza di uno specialista. Ad aprire questa mattina l'istruttoria è stato proprio il ragazzo, S.S. di Monte Marenzo assistito dall'avvocato Francesco Anzaldi, che con dovizia di particolari ha raccontato la vicenda.
"Nell'ottobre 2008 mi è stato diagnosticato un ascesso alla tonsilla destra e per questo sono stato ricoverato all'ospedale Manzoni di Lecco per l'asportazione" ha raccontato il giovane che all'epoca dei fatti frequentava il primo anno di università
"il 16-17 dicembre era in programma l'intervento. Il 21 ho avuto una prima, forte emorragia. Il sangue zampillava ovunque. È stato terribile. Sono tornato in ospedale perché c'era un coaugolo. Il 24 sono stato dimesso ma già nel tragitto da Lecco a Monte Marenzo qualcosa non andava. Infatti arrivato a casa ho avuto un'altra emorragia: c'era sangue ovunque sul tavolo, sul computer. Sono stato ancora ricoverato con flebo, medicine, alimentazione fredda. La ferita pareva non ci cicatrizzarsi. Ci sono state poi altre emorragie e dal 28 dicembre 2008 a gennaio 2009 si sono manifestate in diversi modi: potevano durare un quarto d'ora, come mezzora. Telefonavamo in ospedale ma ci dicevamo di stare calmi e di restare a casa se il flusso di sangue si era fermato. Il 9 gennaio ho fatto un'altra visita dal dr. Gianfranco N. che ha accertato la mia completa guarigione dicendomi che da qual momento potevo riprendere l'università, a fare sport e a mangiare cibo normalmente. Il 13 gennaio mi trovato in stazione a Calolziocorte. Il treno era appena arrivato, si sono aperte davanti a me le porte e ho avuto un'altra emorragia. Il sangue mi usciva dalla bocca ed è andato ovunque sul treno, sulla banchina. C'era la neve: ne ho preso un po' e me la sono messa in bocca per tentare di fermare l'emorragia. Ho chiamato subito i miei genitori che mi hanno portato al Manzoni. Il 13 sono stato ricoverato ma non era stato possibile sottopormi subito ad un intervento. Il 14 ho avuto un'altra devastante emorragia che è durata 20 minuti. Ho avuto problemi di pressione, il sangue mi usciva a fiotti, mi pareva di soffocare, la vista mi si annebbiava. Il 15 sono stato operato d'urgenza. Hanno trovato un tonsillare infetto che non era stato asportato con il primo intervento, c'era questo moncone che impediva la cicatrizzazione perfetta. È stato tra quest'ultimo intervento e il primo che sono iniziate le conseguenze psicologiche. Avevo delle allucinazioni con componente principale il sangue, vedevo sangue ovunque, sognavo i miei genitori che annegavano nel sangue. Da quel momento sono entrato in terapia". Terminata l'escussione della parte civile, al banco è stata chiamata la mamma che ha ripercorso le tappe con i ricoveri ospedalieri del figlio, le ricadute, i continui malesseri e la terapia con il supporto di uno psicologo che il ragazzo si trova tuttora a dover consultare con regolarità.
"Non ho più il figlio che avevo prima" ha raccontato la donna, non senza emozione
"quando è uscito dopo il secondo intervento era una larva. Ora è in terapia e io vivo con l'ansia". A confermare il malore avuto dal ragazzo in stazione è stato un uomo che l'ha soccorso quando ha visto i fiotti di sangue sul volto e poi a terra nella neve. La dottoressa Scaccabarozzi è stata invece la prima psicologa ad avere preso in cura il 19enne, confermando un'associazione temporale tra l'evento stressante e la reazione del ragazzo, con sintomatologie di tipo ansioso. Un consulto psicologico che è stato poi portato avanti dal dr. Penco che ha confermato la presenza di disturbi psicotici nella parte lesa, nella cui esistenza il sangue è un tema ricorrente.
Il giudice ha chiesto la nomina di un perito, aggiornando l'udienza al prossimo 8 maggio.
S.V.