PAZIENTE SI SUICIDO’, MEDICO ASSOLTO DA ACCUSA DI OMICIDIO COLPOSO

Un medico dell’Asl a processo ritenuto responsabile del suicidio di un uomo per non averlo ricoverato

Si può essere oggettivamente ritenuti responsabili di omicidio colposo per la morte suicida di un paziente? È quanto ha dovuto stabilire il Giudice Monocratico di Como, Nicoletta Cremona, oggi chiamata a emettere sentenza per il caso di un pensionato 60enne che la sera del primo gennaio ’99 morì annegato suicidandosi. Sotto accusa con ipotesi di reato di omicidio colposo per mancata preventiva assistenza è finito il medico psichiatra dell’A.S.L. di Como, Mario Marino, che da qualche mese aveva in cura l’uomo sofferente sin dal ’92 di una grave forma di “sindrome depressiva maggiore” con rischio di autolesionismo fino all’80%, come rimarcato stamani in aula dal Sostituto Procuratore Silvia Perrucci richiamandosi alla testimonianza resa il 14 febbraio scorso dal Prof. Paolo Bianchi nominato dalla Procura per le perizie del caso. Lo stesso esperto aveva anche rimarcato nel corso della sua deposizione che l’uomo da anni (in base a tutte le cartelle cliniche messe a sua disposizione) soffriva, in particolare, di un “grave ritardo psicomotorio” e che già sulla scorta delle documentazioni in possesso dei medici precedentemente all’arrivo del Dr. Marino e di quelle redatte da quest'ultimo, era necessario ed urgente disporre il trattamento sanitario obbligatorio. Attraverso le testimonianze e gli accertamenti svolti è emerso che il 60enne già una decina di giorni prima di essere rinvenuto cadavere aveva tentato di togliersi la vita assumendo una forte (ma non sufficiente) dose di barbiturici, così come refertato dai medici dell’ospedale di Menaggio dove si presentò chiedendo di essere ricoverato onde evitare una replica dello sconsiderato gesto. Ma anche in passato aveva tentato inutilmente di farla finita. Dalle relazioni disponibili al P.M. Silvia Perrucci, è emerso che l’uomo oramai si era lasciato andare ad un quasi totale stato di abbandono (seppur con periodi, anche lunghi, di ripresa) tanto che viveva in condizioni igieniche e di salute notevolmente precarie e per accudirlo di tanto in tanto si recava a casa sua qualche conoscente. Spesso rifiutava assistenza e pure il cibo. Nell’ottobre del ’98 venne preso in cura dal Dr. Marino che nei suoi appunti redatti sul diario clinico (un promemoria e non una cartella clinica, come sottolineato dall’Avvocato di fiducia) aveva tracciato un quadro piuttosto pesante relativamente alle condizioni mentali di S.V.. Lo stesso medico dell’A.S.L. aveva anche scritto su quel diario “è necessario il ricovero per il Trattamento Sanitario Obbligatorio”, ma nella realtà preferì soprassedere e rinviare di qualche giorno il provvedimento. Il ricovero sarebbe scattato la settimana successiva. Purtroppo, però, il pensionato si gettò nel lago prima. Ed ecco il nocciolo della questione: il Dr. Marino, pur consapevole della gravità del quadro psichiatrico del paziente, ritardando il ricovero può essere ritenuto responsabile della morte dello squilibrato e, quindi, di omicidio colposo? Secondo il suoi difensore assolutamente no e hanno paventano la possibilità che S.V., in realtà, non si sia suicidato ma che semplicemente sia caduto in acqua e che a causa delle sue pessime condizioni fisiche non sia riuscito a mettersi in salvo. Dal canto suo il Magistrato Inquirente nella requisitoria durata 43 minuti ed iniziata alle 12.21, ha ribadito che l’evento era del tutto prevedibile anche “perché - ha detto – non poteva essere ritenuto il paziente ‘lucido e collaborativo’ quando tra il 5 ottobre ’98 e il 27 dello stesso mese aveva assunto un atteggiamento diverso di volta in volta ad ogni visita degli infermieri del Centro Psico Sociale di via Vittorio Emanuele di Como: un disturbo bipolare che lo portava ad avere momenti di lucidità fino a dire che ‘nei prossimi giorni vedrò di farmi ricoverare’ a momenti di confusione mentale fino a non ammettere l’enorme stato di disordine della sua abitazione, evidente a tutti, e a evitare, anche con modi bruschi, la visita degli infermieri”. Ebbene: la domanda di fondo era: il Dr. Marino, pur consapevole della gravità del quadro psichiatrico del paziente, ritardando il ricovero può essere ritenuto responsabile della morte dello squilibrato e, quindi, di omicidio colposo? Il Giudice Monocratico, Nicoletta Cremona al termine della Camera di Consiglio durata 37 minuti ha mandato assolto l’imputato non ritenendolo colpevole. Ora sarà interessante conoscere le motivazioni della sentenza che saranno depositate nelle prossime settimane.
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