‘NDRANGHETA, ULTIMA FERMATA: IL 30 GENNAIO LA CASSAZIONE
Ultimo pronunciamento dei giudici per il processo Wall Street contro la cosca di Franco Coco Trovato
Sperano in una riduzione di pena i lecchese Salvatore e Giovanni Marinaro insieme a Salvatore Nania
L’ultima fermata per la cosca lecchese della ‘Ndrangheta. Finisce in Cassazione il processo Wall Street risultato dell’indagine del pm Armando Spataro di Milano contro la cosca di Franco Coco Trovato, sommerso di ergastoli insieme ai suoi più stretti collaboratori per una lunga serie di omicidi che contraddistinse la stagione dei traffici di droga e armi nella cintura milanese attorno alla Comasina. Il terzo grado di giudizio è in calendario per il 30 gennaio e qualche colpo di scena potrebbe verificarsi così come annunciano gli avvocati che da anni seguono la clamorosa inchiesta culminata nel ’92 con l’arresto del capocosca eseguito a Lecco dall’allora capitano dei carabinieri Mauro Masic. In secondo grado, la cui sentenza fu depositata nella tarda estate dello scorso anno, furono in gran parte confermate le accuse del pm antimafia. Gli unici avvocati lecchesi rimasti nell’elenco di legali che seguono gli esponenti della cosca sono le sorelle Marilena e Patrizia Guglielmana che difendono ancora oggi Giovanni Marinaro (in secondo grado condannato a 13 anni e 10 mesi) e Alessandro Nania su cui pesano 16 anni di cella. Fra coloro che attendono con ansia il pronunciamento della Cassazione c’è anche Salvatore Marinaro in carcere ormai da dieci anni, condannato a 14 anni di galera nonostante si sia sempre professato assolutamente estraneo al giro dei Coco Trovato. L’anno scorso il deposito della sentenza avvenuto in piena estate permise di evitare una serie di scarcerazioni. Sul processo, e sui collegamenti che il mondo imprenditoriale lecchese ha sempre avuto con la cosca, pesa il giudizio estremamente severo di Armando Spataro. “A Como e a Lecco – ha detto più volte il magistrato - il quadro che ci restituiscono i processi non è quello di un gruppo criminale estraneo che va all’assalto della tranquilla Brianza. Non c’è traccia di reazione del corpo sociale “sano”. Al contrario in molti casi gli imprenditori criminali godono della stima della comunità”.
Sperano in una riduzione di pena i lecchese Salvatore e Giovanni Marinaro insieme a Salvatore Nania
L’ultima fermata per la cosca lecchese della ‘Ndrangheta. Finisce in Cassazione il processo Wall Street risultato dell’indagine del pm Armando Spataro di Milano contro la cosca di Franco Coco Trovato, sommerso di ergastoli insieme ai suoi più stretti collaboratori per una lunga serie di omicidi che contraddistinse la stagione dei traffici di droga e armi nella cintura milanese attorno alla Comasina. Il terzo grado di giudizio è in calendario per il 30 gennaio e qualche colpo di scena potrebbe verificarsi così come annunciano gli avvocati che da anni seguono la clamorosa inchiesta culminata nel ’92 con l’arresto del capocosca eseguito a Lecco dall’allora capitano dei carabinieri Mauro Masic. In secondo grado, la cui sentenza fu depositata nella tarda estate dello scorso anno, furono in gran parte confermate le accuse del pm antimafia. Gli unici avvocati lecchesi rimasti nell’elenco di legali che seguono gli esponenti della cosca sono le sorelle Marilena e Patrizia Guglielmana che difendono ancora oggi Giovanni Marinaro (in secondo grado condannato a 13 anni e 10 mesi) e Alessandro Nania su cui pesano 16 anni di cella. Fra coloro che attendono con ansia il pronunciamento della Cassazione c’è anche Salvatore Marinaro in carcere ormai da dieci anni, condannato a 14 anni di galera nonostante si sia sempre professato assolutamente estraneo al giro dei Coco Trovato. L’anno scorso il deposito della sentenza avvenuto in piena estate permise di evitare una serie di scarcerazioni. Sul processo, e sui collegamenti che il mondo imprenditoriale lecchese ha sempre avuto con la cosca, pesa il giudizio estremamente severo di Armando Spataro. “A Como e a Lecco – ha detto più volte il magistrato - il quadro che ci restituiscono i processi non è quello di un gruppo criminale estraneo che va all’assalto della tranquilla Brianza. Non c’è traccia di reazione del corpo sociale “sano”. Al contrario in molti casi gli imprenditori criminali godono della stima della comunità”.
