FALLIMENTO DI DISCOTECHE: LECCHESE A GIUDIZIO
BUCHI MILIARDARI IN TRE LOCALI DEL COMASCO – PROCESSO PER QUATTRO
Una serie di patteggiamenti potrebbe chiudere l’inchiesta della Procura di Como sui fallimenti di tre note sale da ballo lariane. Quattro persone, tra cui un lecchese sono già state rinviate a giudizio. A vario titolo ora devono rispondere di bancarotta fraudolenta de “Il Lido di Como”, fallito nel ’92 con un buco di mezzo miliardo di lire, della “Kà Franca” di Lipomo, crollato nel ’96 sotto il peso di un debito pari a un miliardo e mezzo e della “Diva” di Camerlata, chiusa al pubblico nel ’92 a causa di una voragine di 2 miliardi di passivo e 400 milioni di “distrazioni”. Titolare dell’inchiesta è il sostituto procuratore Vittorio Nessi che indica quale artefice dei fallimenti Carluccio Cicardi, agente teatrale che avrebbe fatto ricorso ad alcuni prestanome nella gestione delle tre discoteche: Giuseppe Di Gioia, 38 anni di Casnate con Bernate; Pietro Olmeo, 45enne di Albavilla; e il lecchese Francesco Canclini 47 anni residente a Colico. I tre dovranno comparire nelle prossime settimane in Tribunale a Como, ma appare molto probabile che scendano a patti, ovvero che si vada verso il patteggiamento collettivo della pena. Nella vicenda era coinvolta anche una quinta persona, Carlo Ori, 47enne di Lentate sul Seveso ed ex rappresentante del Kà Franca, già condannato in sede preliminare a 1 anno e 4 mesi di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena. (Fonte Ticinonline)
Una serie di patteggiamenti potrebbe chiudere l’inchiesta della Procura di Como sui fallimenti di tre note sale da ballo lariane. Quattro persone, tra cui un lecchese sono già state rinviate a giudizio. A vario titolo ora devono rispondere di bancarotta fraudolenta de “Il Lido di Como”, fallito nel ’92 con un buco di mezzo miliardo di lire, della “Kà Franca” di Lipomo, crollato nel ’96 sotto il peso di un debito pari a un miliardo e mezzo e della “Diva” di Camerlata, chiusa al pubblico nel ’92 a causa di una voragine di 2 miliardi di passivo e 400 milioni di “distrazioni”. Titolare dell’inchiesta è il sostituto procuratore Vittorio Nessi che indica quale artefice dei fallimenti Carluccio Cicardi, agente teatrale che avrebbe fatto ricorso ad alcuni prestanome nella gestione delle tre discoteche: Giuseppe Di Gioia, 38 anni di Casnate con Bernate; Pietro Olmeo, 45enne di Albavilla; e il lecchese Francesco Canclini 47 anni residente a Colico. I tre dovranno comparire nelle prossime settimane in Tribunale a Como, ma appare molto probabile che scendano a patti, ovvero che si vada verso il patteggiamento collettivo della pena. Nella vicenda era coinvolta anche una quinta persona, Carlo Ori, 47enne di Lentate sul Seveso ed ex rappresentante del Kà Franca, già condannato in sede preliminare a 1 anno e 4 mesi di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena. (Fonte Ticinonline)
