Novate: il cardinal Ravasi incanta con l’omelia di Capodanno. ''Il silenzio è più eloquente di tante parole, riscopriamolo''

L'ingresso del cardinal Ravasi

L'inizio del 2013 è stato per la parrocchia di Novate davvero bello e intenso. A celebrare la Messa solenne delle ore 10 è giunto infatti il cardinale Gianfranco Ravasi, biblista di fama internazionale, meratese d'origine, che ha regalato un quarto d'ora di omelia appassionata, profonda e al tempo stesso a portata di tutti.

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La capacità dialettica dell'alto prelato unita a una cultura sterminata che spazia dall'arte alla storia, passando per le scienze e la letteratura con una dimestichezza e una scioltezza ineguagliabili hanno raccolto l'attenzione delle trecento persone radunate nella chiesa di Via Cerri.

In senso orario Don Matteo, Don Emanuele, Don Cesare e Don Carlo


E i commenti a fine Messa non potevano essere che entusiasti.
Sull'altare con lui il parroco Don Marino Rossi, Don Emanuele Ronco, Don Matteo Albani, Don Carlo Turrini, Don Cesare Lauri e una nutrita "squadra" di chierichetti e ancelle che hanno servito la funzione con cura e attenzione.

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In apertura di funzione il cardinale, felice per l'invito ricevuto dall'amico Don Marino a celebrare la Messa di Capodanno, ha ricordato anzitutto la figura di Mons. Raffaelangelo Palazzi, primo vescovo in Cina, di cui è in corso la causa di beatificazione e che la comunità ha ricordato recentemente con una mostra fotografica.

Don Marino con l'amico Cardinal Ravasi

Un ricordo che si è fatto testimonianza poiché da giovane seminarista lo stesso Ravasi ha avuto modo di assistere ad alcune Messe celebrate da Palazzi e di accostarne la profondità e lo spirito missionario.
Il momento di certo più toccante è stato quello dell'omelia. 15 minuti di lezione teologica a braccio, con concetti altissimi espressi in maniera tanto semplice e comprensibile che il silenzio incorruttibile di sottofondo è stato la miglior risposta dell'attenzione della gente.


4 le figure che sono state al centro della meditazione del prelato, incentrata sul periodo natalizio e su un ritorno alle origini.

"I pastori erano allora come oggi considerati come nomadi impuri, persone senza regole, che non erano ammessi al tempio proprio per la loro bassezza. Ebbene loro sono stati i primi uomini a incontrare il Cristo nato, sono stati i primi suoi annunciatori. Loro, poveri ed emarginati, sono stati scelti da Gesù quali primi testimoni della sua nascita. C'è poi Maria, la donna del silenzio e della meditazione. Concetti questi che abbiamo perso e che invece sono importantissimi e fondamentali per la nostra vita di uomini e di cristiani. Pitagora diceva che il sapiente rompe il silenzio solo per dire una cosa che è più importante del silenzio. E lo stesso Pascal affermava che nella fede come nell'amore i silenzi sono molto più eloquenti delle parole. La terza figura che troviamo è quella del Cristo che sceglie la crocifissione: una morte riservata solo agli schiavi e ai ribelli all'impero. Perché lui per primo ha scelto di soffrire accanto a noi, come uomo. Come ha detto un teologo, Dio non ci libera da ogni male in Cristo ma ci libera in Cristo nel soffrire, ci aiuta e ci è vicino nel dolore. L'ultima figura è quella di Dio. Un Dio che è padre e che ci mostra la bellezza del suo sorriso".

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Il Cardinale ha chiuso l'omelia con il racconto di un padre, anticlericale, che a Dio che gli viene incontro non chiede di guarire la figlia gravemente malata ma di amarla. "Cerchiamo di lasciare noi per primi attraverso il respiro dell'amore di Dio su tutte le sofferenze nostre e degli altri, non l'illusione che queste se ne scompaiono come nebbia al sole ma che noi stessi siamo consolati e confortati da una presenza di amore divina e umana".

Foto di gruppo con celebranti, chierichetti e ancelle

Foto con la cantoria

A sinistra il "coscritto" Giovanni Battista Albani con la moglie

La funzione, accompagnata dai canti suggestivi e bene eseguiti della corale, si è conclusa con la benedizione cardinalizia e le foto di rito. Ravasi si è poi intrattenuto nel salone sotto la chiesa per un rinfresco dove ha potuto anche ammirare i pannelli ritraenti Mons. Palazzi, nei quali ha riconosciuto diversi sacerdoti, complimentandosi con la commissione cultura per la ricerca svolta e augurandosi che questo sia solo l'inizio.

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S.V.
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