Imbersago: abbattuto l'ex cinema "Mignon". Sala storica tra il 1949 e il 1967
L'interno della sala dopo la demolizione
Con la sua demolizione, completata nel pomeriggio di mercoledì 31 ottobre, è stata messa definitivamente la parola “fine” ad un pezzo di storia del paese, testimonianza di un periodo neanche troppo lontano in cui il grande schermo si era diffuso anche nei piccoli centri urbani come piacevole passatempo. Il cinema Mignon di Imbersago, che dal 1949 al 1967 proiettò film e ospitò spettacoli per la gioia dei cittadini e non solo, è stato raso al suolo e al suo posto sorgerà un complesso residenziale che dell’antica struttura conserverà, integrate nella nuova, una parete perimetrale e la caratteristica forma “a volta” del tetto.
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A raccontarci la storia di quello che fu per decenni un punto di riferimento della vita del paese, prima come cinema e poi (dal 1967 al 1982) come sala da ballo, sono stati Flavia e Giuseppe Fiandaca, cresciuto tra proiettori e sale cinematografiche che sono state la principale attività di famiglia a partire dal padre Hugo. “Ricordo ancora il primo film proiettato a Imbersago, durante le festività natalizie del 1949. Era “Ambra”, con Linda Darnell” ha spiegato Giuseppe. “I film venivano proiettati il sabato sera e la domenica, e il genere era quello dei “lacrimogeni”. La frase tipica delle donne all’uscita era: Mi sono divertita tanto, ho riempito 3 fazzoletti”.
La parete che sarà preservata e quella opposta, con i servizi igienici
L'ingresso del cinema Mignon allora
La sala di Imbersago fu la prima che la famiglia Fiandaca, trasferitasi in paese da Milano, realizzò “da questa parte dell’Adda”. “Mio padre Hugo prima della guerra lavorava come telefonista a Linate, fece una breve esperienza militare in Albania ma poi tornò perché suo padre era mancato, e aveva avuto problemi di salute. Attraverso un prozio che lo aveva introdotto, aveva iniziato a lavorare nell’ambiente cinematografico. Dopo la Guerra, con la città di Milano bombardata, aveva realizzato l’Arena Passerella a S. Babila, una sorta di cinema all’aperto in mezzo alle macerie. Poi, tramite un collaboratore di Carvico che gli ha fatto conoscere la zona, ha realizzato una sala a Villa d’Adda e poi quella di Imbersago. Avevamo anche il cinema Diana di Robbiate (attivo dal 1957 al 1977, ora trasformato in edificio residenziale), il Capitol di Merate (dal 1954 al 1981, ora sala civica). Il Centrale di Milano (attivo dal 1946 al 1962) è stato la prima multisala in Italia, con due spazi per la proiezione”.
Il Mignon (a sinistra, con Giuseppe bambino) e il Diana di Robbiate
Giuseppe è praticamente cresciuto, insieme alle sorelle e all’intera famiglia, tra sale e proiettori. “Sono stato operatore, maschera, bigliettaio, appendevo i manifesti in giro, portavo le “pizze” di pellicola da una sala all’altra. Tutto quello che serviva, proprio come si vede nel film Nuovo Cinema Paradiso. Mio padre era membro dell’Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo) e Anec (Associazione nazionale esercenti cinema)”.
La mamma di Giuseppe alla cassa del cinema milanese e la cassa del cinema di Robbiate
Proprio con queste due realtà Giuseppe ha ripreso i contatti per un progetto di “riscoperta” di spazi cinematografici nei piccoli paesi, in aperta controtendenza rispetto a quanto accaduto begli ultimi decenni. “Con il diffondersi della televisione e dei mezzi di trasporto il grande schermo nei piccoli centro ha subito un tracollo, le multisale ora proiettano le prime visioni anche se spesso la presenza di un film piuttosto di un altro dipende dalla proprietà della struttura. Il cinema nei paesi sopravvive negli oratori, ma sarebbe bello che i film, una volta usciti dalle sale, fossero riproposti in spazi pubblici come le sale civiche in “seconda visione”, a prezzi popolari, attraverso una proiezione che sfrutta la tecnologia wireless della Rete”.
La sala interna del Mignon quando è diventato il dancing "La Fontanella". Si vede il palco che ospitava lo schermo
Un progetto con cui Giuseppe Fiandaca vorrebbe, se non riportare in vita, almeno rievocare l’atmosfera del cinema di paese di un tempo, proprio come il Mignon di Imbersago. Scomparso alla vista, ma che per sempre vivrà nelle immagini di famiglia gelosamente custodite.
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