FOMAS E COLETTI. TANTE PAROLE PUBBLICHE E POCHE CARTE PRIVATE

Pino Coletti
Quando un provvedimento di stampo e contenuto privatistico - quale è e rimane un licenziamento individuale, così come un'assunzione, così come una dimissione o un provvedimento disciplinare di sospensione  dal lavoro - arriva per iniziativa di una delle parti  sulle pagine dei giornali, bisogna dire tutto  e le parole devono essere accompagnate dalle carte.  Se si chiama a raccolta la solidarietà dei colleghi e  dei compagni e si accetta che la stampa ne amplifichi gli effetti  non si rimane nel vago e soprattutto non ci si ferma alle parole. Se i panni  si portano all'aperto si devono stendere bene al sole. Interi e tesi. Diversamente la questione la si tratta all'interno delle procedure. Nasce e finisce li, a prescindere che si abbiano moglie e figli a carico. Pino Coletti non è il primo che viene licenziato con una famiglia sulle spalle. Ce ne sono stati migliaia prima di lui e migliaia ce ne saranno dopo di lui. Io ho imparato che nessuno racconta mai i fatti per come sono accaduti, ma per come li ha visti. E nove volte su dieci quello che è stato visto non corrisponde esattamente a quello che è accaduto.
Di questo caso so quanto hanno scritti i giornali. La mia è una riflessione e non un giudizio.
Evidentemente Giuseppe - Pino - Coletti è un lavoratore che avverte intensamente le problematiche sindacali, acuite dai dissapori dentro la Triplice e dal preconcetto originale che trova sede all'interno delle imprese verso chiunque svolga attività sindacale.
Rimango convinto che si tratti sempre di limiti intellettuali di tipo individuale. Si può - e si dovrebbe essere - buoni imprenditori e buoni rappresentanti sindacali se si riesce a tenere distinti i ruoli e a tenere a freno gli istinti.
Non bisognerebbe mai - dico mai - dimenticare che in ogni storia di lavoro  c'è uno che lo da e un altro che lo accetta. Si rimane insieme fino a che sussiste il reciproco interesse. Quando questo viene meno il primo lascia con un provvedimento che si chiama licenziamento e il secondo con una comunicazione  che si chiama dimissioni.
In ogni caso l'attività di sindacalista di Pino Coletti è lecita, onorevole, utile. Egli ha il pieno diritto di esercitarla a condizione  che non  interferisca in alcun modo con le sue mansioni di lavoratore dipendente. La Fomas spa non ha assunto dieci anni fa un rappresentante sindacale, ma un signore che a parere del selezionatore dimostrava di avere requisiti ed esperienza utili per entrare a fare parte delle maestranze della società presso lo stabilimento di Cernusco Lombardone.
Questo detto, pare - perchè di carte scritte e firmate neppure l'ombra - che il Coletti abbia avuto un diverbio verbale aspro all'interno della mensa aziendale con il responsabile di un reparto che non sarebbe neppure il suo. Un caporeparto con il quale c'erano precedenti e che lo avrebbe provocato con un gestaccio. Sarebbero volate parolone, occhi sgranati, gesti di stizza. Cosa poi e chi abbia riferito ai dirigenti non si sa. Si sa che è arrivata la lettera di licenziamento, evidentemente in tronco, se il lavoratore dice di avere avuto solo il tempo di prendere dall'armadietto i suoi indumenti e lasciare il perimetro della Fomas spa.
Ora, il provvedimento di licenziamento in tronco, detto anche per giusta causa,  sottende che per la gravità del comportamento del lavoratore non sussistano più, ma proprio più, le condizioni perché egli rimanga anche un solo minuto nell'azienda. Il suo permanere costituirebbe danno per l'azienda. Si licenzia così quando proprio si è giunti allo stadio finale di una convivenza lavorativa. Quindi la decisione, che pure deve essere presa nell'immediatezza del fatto scatenante, deve essere bene valutata. Lo ha fatto il responsabile del personale della Fomas spa di Cernusco Lombardone?  Ha chiesto il consiglio del consulente del lavoro o del consulente globale d'impresa, come si chiama oggi il dottore commercialista? Se si, ha ricevuto un buon consiglio? E se il consiglio è stato buono lo ha seguito o vi si è discostato?
Massimo Guzzoni, presidente del Cda e
socio di maggioranza della società che detiene
la maggioranza del capitale di Fomas spa
Perché se lo screzio avvenuto in mensa, quand'anche preceduto da fatti simili, è l'unico motivo del licenziamento, non ci siamo. Nessun giudice del lavoro lo convaliderà. Non si licenzia in tronco per un fatto del genere. Si adotta un provvedimento disciplinare intermedio anche duro nei termini lessicali, ma non definitivo. E in ogni caso il provvedimento di licenziamento in tronco esige una "preparazione" che è la puntuale, cronologica contestazione di precedenti insubordinazioni che abbiano - ecco il punto dolens - inciso negativamente sull'operatività del Coletti o sulla serenità all'intero del reparto ove egli opera. Un bisticcio in mensa non equivale all'abbandono del posto di lavoro con l'aggravante del rischio lasciato sulle spalle del colleghi. Il contratto di lavoro e lo statuto dei lavoratori indicano la strada da seguire in caso di adozione di provvedimenti disciplinari. Può essere che Pino Coletti abbia in qualche occasione e in qualche misura confuso il suo ruolo di operaio alle dipendenze con quello di libero sindacalista. Se lo ha fatto e se dentro di sé lo riconosce, si dia una regolata perché le due cose sono del tutto compatibili se si mantiene il controllo del proprio carattere e la dimensione dei distinti ruoli. Anche la società datore di lavoro però deve avere al "comando e controllo" delle maestranze una testa equilibrata, rigorosa, risoluta, ma anche paziente. E con mentalità autonoma e soprattutto aperta. A libro unico del lavoro non si hanno numeri, ma persone. Prima di consegnare una lettera a chiunque è sempre bene prima guardarlo negli occhi. Fra uomini veri si fa così, poi se proprio non se ne può fare a meno si pone la firma su un foglio di carta. E su quel foglio ogni parola conta, anche la punteggiatura. Sia per chi lo consegna che per colui che lo riceve. Pare che il licenziamento nei prossimi giorni in ambito transattivo possa rientrare. Auguro che sia davvero così. E soprattutto confido che nessuna delle due parti legga quanto accadrà come una vittoria o una sconfitta. Peccato davvero non conoscere le carte, avrebbe favorito la completezza quanto meno dell'informazione, ma se un armistizio pone fine alla tensione e riporta serenità sia nella grande famiglia della Fomas spa che in quella più piccola di Giuseppe Pino Coletti, assai meglio così.
Alberico Fumagalli
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