Storie delle vacanze di un tempo, quando in estate si andava al mare nelle colonie aziendali, da parenti o si doveva lavorare
Ecco i loro racconti:
Emilio, classe 1936, Lomagna: "Quan sevi giuin 'l se nava mia al mar. Navum da nisuna part. D'estaà ghera da sciumà, da tajà la stubia del furment. Da ragazzo in estate mi è capitato di andare da alcuni parenti a Feltre, in provincia di Belluno, ma anche lì si lavorava. Alle cinque e mezza in piedi a mungere le vacche. Finivo di lavorare qui e andavo a lavorare su a Feltre. Si andava in malga, o a falciare il prato".
Bambina, classe 1938, Osnago: "Non sono mai andata in vacanza. D'estate noi ragazze si aiutava in casa. A dire la verità abbiamo sempre fatto una vita dura, di sacrifici. Non conoscevamo e non potevamo nemmeno immaginare tutti gli svaghi che ci sono oggi".
Angelo, classe 1948, Barzanò: ''Quando ero piccolo in vacanza non si poteva andare. I miei genitori però mi mandavano in visita da mia zia che abitava a Rogoredo di Casatenovo. Ci rimanevo per tre settimane. Mi accompagnava mio papà in moto e la domenica mi veniva a trovare. Ricordo che giocavo insieme a mio cugino di due anni più grande di me, nel grande giardino che aveva circa cento alberi da frutto. Poi, nel pomeriggio andavamo in oratorio a giocare a pallone. Se facevamo i bravi potevamo andare a comprare le caramelle. In quelle settimane di vacanza a Rogoredo c'era tanta gente perchè erano i giorni della fiera di San Gaetano. Di certo però non era grande come quella di adesso. Mi ricordo le mucche e gli animali esposti nelle strade del centro paese''.
Angelo negli anni delle vacanze a Rogoredo
Paulen, classe 1940, Verderio Inferiore: "Non sono mai andato via in vacanza. Una volta sunt na al lach, a Varese, perchè 'l fradel del me nono 'l gheva là na cà. Sem sta là un mes. Se faseva 'l bagn a la baas. L'era belisim".
Flavio, classe 1948, Osnago: "Sono stato un bambino fortunato. Da piccino piccino andavo con mia nonna a Morbegno perché lei aveva delle conoscenze li. Allora andare fin lassù era un lusso: bisognava prendere il treno e arrivati a Lecco, aspettare anche la coincidenza. A 10 anni, poi, diciamo che sono stato un "raccomandato". Avevo una zia suora, non ricordo nemmeno più di quale ordine. Fatto sta che mi ha mandato a Bordighera, sulla riviera ligure, in colonia. Nonostante la parentela, non so come mai, ma ero sempre nell'elenco dei bambini da mettere in punizione. Ero monello?".
Giovanna, classe 1932, Brivio: "Da bambina, quando avevo 9-10 anni, in tempo di guerra quindi, da Brivio, ci mandavano in vacanza... alla Sosta. Si, dall'altra parte del fiume! C'era una zona recintata, all'interno della quale noi ragazze la mattina prendevamo il sole, a poca distanza da quella che allora era lo "stradone". Io al terzo giorno ero già tutta rossa così mi mettevano, per forza, sotto l'ombra, lontana dalle altre! Tutte noi, perché se non ricordo male, eravamo tutte "tusan", indossavamo una specie di prendisole bianco e, ogni giorno, si iniziava con l'alzabandiera: era il tempo del Fascismo! C'era poi una maestra che veniva a gestire il tutto da Airuno. Quando era in ritardo, si fermava a Brivio e la si andava a prendere, per portarla sull'altra sponda del fiume, con la barca... erano proprio altri tempi!".
Elena, classe 1927, Galgiana di Casatenovo: "Quando ero piccola, non andavo in vacanza perché dovevo lavorare nei campi con mia mamma. Mio papà lavorava a Milano e tornava a casa una volta a settimana. Per questo dovevo dare per forza una mano. Il lavoro nei campi consisteva nel tagliare l'erba, seminare a raccogliere; era molto faticoso ma mi piaceva stare all'aria aperta a contatto con la natura. Ogni mattina alle 6 prima del lavoro, andavo alla messa mattutina ala chiesa di Galgiana. La maggior parte dei ragazzi che conoscevo trascorrevano l'estate in questo modo anche se penso che le famiglie più benestanti andassero in vacanza. Ma erano gli anni 40', gli anni difficili della guerra, si avevano cose più importanti in testa. Le vacanze vere, le ho vissute dopo il matrimonio; mi sono sposata a 20 anni dopodiché ho iniziato ad andare con i miei figli sulla costiera romagnola. Oggi i tempi sono cambiati e i ragazzi hanno più opportunità per divertirsi. Prima c'era solo il lavoro e la chiesa!".
Francesco, classe 1942, Calco: ''Gli operai, grazie a particolari convenzioni delle ditte in cui lavoravano, avevano il privilegio di mandare al mare i loro figli in una colonia marina. Mio padre era dipendente a Sesto S. Giovanni, e ogni estate dai 6 agli 11 anni ho trascorso un mese alla colonia marina di Bordighera. Allora le persone, bambini compresi, erano tutti gracili e li si mandava al mare per rafforzare la loro costituzione. La speranza era quella di ingrassare prima dell'estate, per non vergognarsi della troppa magrezza. L'esatto contrario di oggi. La scuola allora era chiusa dal 1° giugno al 1° ottobre, si partiva con i genitori in treno per Milano e lì, alle scuole di Via Galvani che ci sono tuttora, si salutavano i propri cari e si veniva caricati su un convoglio in legno che in serata raggiungeva la località ligure. Dopo l'appello a ognuno veniva consegnata una divisa completa di costume in lana e si dormiva in grandi stanzoni, divisi in squadre. C'erano cose che a casa non esistevano, come il dentifricio, e tutta la giornata era scandita da una rigida disciplina. Sveglia, colazione, discesa al mare, sole, 5 minuti in acqua, ginnastica e ritorno in colonia sotto il sole. Pranzo con un solo bicchiere d'acqua, riposo, poi di nuovo in spiaggia, preghiera e a dormire, con la sola eccezione di un film proiettato una volta a settimana. Ero l'unico bambino della mia provincia, ho dovuto imparare il dialetto milanese per comunicare. Personalmente contavo i giorni per tornare a casa, la disciplina era rigida e ho sofferto la sete. Non tutte le colonie erano così, quelle sull'Adriatico lasciavano maggiore libertà. Scrivevamo cartoline alla famiglia, l'ultima sotto dettatura per il rientro a casa. La ''vacanza di massa'', in particolare sull'Adriatico perchè la Liguria è sempre stata più cara, è iniziata più tardi, negli anni Sessanta''.
Francesco al mare
Roberto, classe 1942, Cornate d'Adda
"Ho sempre aiutato mio padre nei campi. Anche d'estate c'era da fare. No, non sono mai andato in vacanza prima di sposarmi. Solo dopo la guerra si è cominciato a respirare un pò. Ma anche da ragazzi qui in paese ci si divertiva. E non solo d'estate. E non c'era bisogno di andare lontano per divertirsi. Adesso vanno in Egitto, a fà cusè? La fiera di San Gaetano a Rogoredo (Casatenovo, NdR) era speciale. Le bestie erano una scusa. Navum là per impustà na quai niiada. Te mia capì? A vedè se la ghera na quai tusa, Te capì ades? Turnavum a cà tut stort. Sevi un bagai, ma anca i omen se lasaven nà. Ricordo che si mangiava la trippa alle quattro del mattino. Si stava insieme, noi ragazzi del paese. Se parlava coi tusan che eran dre a laurà de dre ai bestii e gheven la scusa de sta foera la noch. Ghera mia bisogn de naa al mar in Egitto. Stevum ben inscè".
Luciano e Graziano, Osnago: "Le ferie? Noi serem mia se l'eren! Il massimo per noi era andare giù a Trecate, al torrente, a fare il bagno. Per il resto passavamo tutta l'estate a seguire il "furmentun". Prima dovevamo togliere la "barba", che veniva messa da parte e fatta essiccare. Poi c'era da aprire per bene le foglie per far si che la pannocchia diventasse bella perché altrimenti, spesso, la trovavamo nera, pronta ad andare in niente. E poi finalmente si poteva tagliare. Ma il lavoro non era finito. Ogni stagione c'era sempre qualcosa da fare, a partire dall'inverno con i boschi da pulire e via, fino all'estate. Solo al torrente non c'erano regole, li eravamo in vacanza e ne combinavamo di tutti i colori. Il costume, ad esempio, non sapevamo nemmeno cosa fosse..."
Giuseppe, classe 1950, Olgiate: ''Ricordo che fino agli anni Sessanta l'estate si passava in paese, da bambini si andava tutti nudi a fare il bagno nei torrenti vicino a casa, finchè il parroco non ci riprendeva perchè ci coprissimo. Per i bambini c'era il campo solare organizzato dai volontari della parrocchia, una sorta di oratorio feriale che prevedeva attività all'aria aperta e gite a piedi. La religione permeava tutto, era vissuta molto seriamente dalle famiglie. Negli anni Sessanta qualcuno aveva un motorino e ci si spostava lungo l'Adda, poi con il passare degli anni e l'arrivo delle prime automobili tutto è cambiato, e i brianzoli come gli altri italiani hanno iniziato a spostarsi per andare in vacanza. Ma anche con il cambiamento di abitudini, e i maggiori guadagni degli anni successivi, nessuno della nostra generazione ha mai esagerato. Abbiamo vissuto come formichine, proprio l'opposto di ciò che hanno fatto le generazioni future''.
Angelo, classe 1938, Molteno: ''All'epoca i figli degli operai impiegati nelle manifatture Segalini venivano mandati in colonia, per un mese, proprio a Sestri Levante, i Liguria. Con il pulman si partiva di buon'ora dal paese per arrivare a Como, alla stazione ferroviaria. Da li si partiva col treno alla volta della Liguria e delle colonie, dove si passava l'estate secondo l'usanza di allora. Decine e decine di bambini, pronti con i loro calzoncini corti e le piccole valige a partire all'avventura verso la Riviera, così vicina eppur così lontana nell'immaginario collettivo del tempo, in un'epoca dove le famiglie potevano soltanto sognare di partire tutti insieme per la villeggiatura contrariamente a quanto accade oggi.
In Riviera si stava due, tre settimane all'anno, ma a noi bambini non dispiaceva partire da casa e lasciare i genitori - fanno eco alcuni dei bambini di allora, ancora oggi riuniti nel parco moltenese di Villa Rosa - si faceva il bagno, si praticavano sport, si giocava con la palla sotto l'occhio vigile e attento delle "signorine" che facevano da accompagnatrici. Era un'altra vita, profondamente lontana dal concetto di vacanze di oggi che vede le famiglie quasi sempre riunite sotto l'ombrelloni. I soldi una volta erano pochi, in vacanza ci andavano soltanto le famiglie agiate e quelle che, grazie al lavoro del papà, potevano usufruire delle opportunità offerte dalle colonie marittime".
Angelo in una immagine attuale
Antonio, 47 anni, Casatenovo: "Quando ero piccolo trascorrevo le vacanze con la mia famiglia. Andavamo a trovare i nonni a Buccino, il piccolo paese di montagna in provincia di Salerno dove sono nato. E' stato così fino all'età di 15 anni quando ho iniziato ad andare in vacanza con i miei amici. Le prime vacanze le ho passate a Senigallia. Erano gli anni '80, gli anni delle grandi compagnie. Ci muovevamo in 15, tutti ragazzi ed eravamo soliti andare in campeggio o nelle pensioni. Non c'era la crisi che c'e ora; la vita costava meno quindi potevamo permetterci di fare anche 3 settimane di vacanza di seguito. Ricordo davvero con piacere quelle estati".
Rita e Domenico, Olgiate Molgora: "Vacanze? La prima l'abbiamo fatta dopo 25 anni dal nostro matrimonio. Prima abbiamo sempre lavorato, mentre da bambini come per tutti la vita ruotava intorno alle iniziative della parrocchia. Ci si aggregava a qualche gita organizzata, o si facevano i compiti insieme in oratorio. Tutto qui''.
