Merate: l’ultima inquilina di Palazzo Prinetti si affida al legale. A novembre l’ultimatum
Palazzo Prinetti a Merate
Il prossimo 10 novembre è il termine ultimo che la parrocchia di Merate ha dato alla signora G., ultrasettantenne, madre di un figlio con gravi problemi di salute, per lasciare il suo appartamento sito nel Castello Prinetti.
La comunicazione, giunta tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, è stata un pugno in pancia per l'anziana che, ora, si trova costretta ad affidarsi ad un legale per tentare una conciliazione così da poter proseguire nella permanenza in quella che per oltre 60 anni (dal 1946 per la precisione) è stata la sua abitazione e non sobbarcarsi ora, alla soglia delle ottanta primavere, un trasloco oneroso, sia in termini umani che economici.
La donna risiede da oltre sei decenni in uno degli appartamenti che si trovano in Palazzo Prinetti, l'imponente castello di proprietà della Curia, attualmente in disuso se non per qualche conferenza durante l'anno nel salone Paolo VI o per l'utilizzo dei locali al pian terreno per l'oratorio o la caritas.
L'ingresso delle abitazioni, ubicato su Via Papa Giovanni, immette su una scala che corre poi fino all'ultimo piano. Agli inquilini che sono passati nel palazzo, 8 i campanelli posti all'esterno dell'ingresso, era già stata comunicata 6 anni fa l'intenzione di sgomberare quell'area per dedicarla ad altro e, a detta dei responsabili, metterla in sicurezza. Chi ha potuto se ne è andato senza ricevere la lettera di sfratto. Diverso il caso della signora G. che, complice anche la situazione famigliare pesante, si trova ad affrontare un problema che mai avrebbe pensato di vivere.
L'avvocato Roberta Mandelli
Ad assisterla in questa vicenda è l'avvocato Roberta Mandelli di Calco. "La mia cliente è molto amareggiata dall'atteggiamento che è stato tenuto nei suoi confronti" ha spiegato il legale "mai si sarebbe aspetta una cosa simile alla sua età e con i problemi personali di cui è gravata. Ora stiamo cercando di trattare con la parrocchia per una soluzione del caso, passando tramite il legale incaricato. Nella lettera inviata (il parroco citava il 12 novembre 2012 quale scadenza del contratto) si comunica la volontà di non rinnovarlo nemmeno a condizioni differenti. La scadenza proprio di questo contratto è l'oggetto della disquisizione perché ai tempi in cui fu stipulato la legislazione era diversa. Con la mia cliente abbiamo proposto anche un aumento contrattuale del canone ma sino ad oggi senza successo. Al rientro dalle vacanze estive dovremo riaggiornarci con la parrocchia e sperare in un ripensamento. Altrimenti se la parrocchia deciderà di andare per vie giudiziarie non potremo fare altro che adeguarci e far valere fino in fondo i diritti della signora e del figlio".
Non resta dunque che attendere qualche settimana e capire come si svilupperà la vicenda.
S.V.