TRAGEDIA AL MOREGALLO MUORE UN SUB DEL SIAS DI CERNUSCO
Toccherà al Perito che il Tribunale di Lecco nominerà nei prossimi giorni, stabilire le cause dell'incidente che è costato la vita a Paolo Crippa, 32 anni di Cornate D'Adda, sub per hobby iscritto al Sias, un sodalizio appunto di subacquei, di Cernusco Lombardone, presieduto da Severino Cuofano. La tragedia è avvenuta ieri mattina, 8 gennaio, attorno alle 10.30 sotto il Moregallo, in località Le Guglie a Lecco. Paolo era giunto in riva al lago con tre amici, anche loro della Scuola Internazionale Attività Subacquee di Cernusco Lombardone. Indossate le mute i quattro amici si sono immersi. Fino alla profondità di 25 metri i contatti di sicurezza avvengono regolarmente poi, improvvisamente Paolo non risponde ai segnali del compagno vicino. Pochi secondi e si consuma la tragedia. Il corpo inanimato di Paolo sprofonda rapidamente di altri 25 metri sotto gli occhi impotenti degli amici che tentano inutilmente di afferrarlo. Resisi conto dell'impossibilità di fare qualcosa i tre riemergono e lanciano l'allarme. Sul posto accorrono i Vigili del Fuoco di Lecco, pattuglie di carabinieri e mezzi del pronto soccorso. Arrivano anche i sommozzatori dei Vigili del Fuoco di Milano che scandagliano palmo a palmo il fondale. Il corpo viene rinvenuto poco dopo le 15 a circa 50 metri di profondità. L'autopsia e l'indagine sull'attrezzatura usata dal sub di Cornate stabiliranno le cause che hanno provocato l'incidente. Ma c'è già una testimonianza di un altro giovane che si era immerso con la fidanzata in quel tratto di lago. Il giovane ha raccontato ad uno dei tre sub del Sias di Cernusco di aver notato un fascio di luce proveniente dal basso e stranamente rivolto verso l'alto. Sceso a vedere si è accorto che si trattava di un sub ormai privo di vita o quanto meno privo di sensi. Come si usa in questi casi di emergenza il giovane ha tentato di gonfiare il giubbetto ad assetto variabile ma senza riuscirci. In comprensibile stato emotivo e con la ragazza in preda al panico il giovane ha ritenuto opportuno tornare in superficie. Ma successivamente i Vigili del Fuoco hanno accertato che nella bombola del povero Paolo c'erano appena 20 atmosfere, troppo poche con la pressione a 50 metri di profondità. L'esperienza del sub fa escludere che possa aver continuato la discesa pur conscio della mancanza della riserva d'aria, 50 atmosfere, che induce chiunque a risalire. Dunque la causa sarebbe da ricercarsi in qualche guasto tecnico all'attrezzatura.























