IL CASO ALBERTO CARSANA, OVVERO COME TI UCCIDO UN UOMO MORTO
Il Prevosto, la Curia, il parroco di Pescarenico, il sexy shop, il Pirellino, gli amici e i nemici del mondo del mattone. Il Giornale di Lecco dà la stura a un rigore moralistico di facciata che ha poco a che vedere con il giornalismo alla " Reporter".
Una guerra senza quartiere e con l'intenzione, neppure troppo celata, di non fare prigionieri,viene combattuta sulle pagine dei giornali lecchesi a colpi di titoloni e di articoli intinti nel veleno. L'obiettivo finale non è ancora del tutto chiaro, per essere sinceri, e sono in molti - a parte gli ignari lettori - a chiedersi qual è la vera posta in palio.
Andiamo con ordine. Ad aprire il fuoco, incrociato e devastante, è stato il Giornale di Lecco, tassello manzoniano della catena Netweek-Giornali in Lombardia. Nel mirino Alberto Carsana, costruttore caduto in disgrazia e che - come accadde per il Consorzio Cief qualche anno fa - ha lasciato sul terreno tanti "morti". A cominciare dalle persone che rischiano di rimanere senza abitazione dopo averla regolarmente pagata. Una battaglia civile, dice con sicumera il direttore Giancarlo Ferrario nell'ultimo editoriale, a tutela dei cittadini. E giù un'altra serie di inenarrabili nefandezze attribuite al costruttore: auto di lusso, spese folli, investimenti sbagliati, promesse mai mantenute, liquidazioni di famiglia dilapidate... Il tutto condito - ma questa è storia delle settimane precedenti - con la commovente testimonianza di una signora provata a tal punto da minacciare il gesto insano. Ciliegina sulla torta, il sostegno che la Curia lecchese avrebbe manifestato qualche settimana addietro per tutelare l'onore e la rispettabilità di un amico (il Carsana fu membro dell'Unione Cristiana Imprenditori). Un furore moralistico, quello del Giornale di Lecco, sul quale nessuno avrebbe da dire se facesse parte del dna di quella redazione. Invece si ha l'impressione di trovarsi di fronte a un incomprensibile accanimento giornalistico.
La domanda ne è l'ovvia conseguenza. Perché? Chi vuole questo tiro al bersaglio? Chi ha dato l'ordine di sparare sulla Croce Rossa? Difficile dirlo. Più semplice avventurarsi in qualche illazione che, magari, conterrà elementi dietrologici ma che, forse, consente di avvicinarsi al vero. Si potrebbe far presente, per inquadrare il discorso, che nel Giornale di Lecco ha qualche interesse (in che modi e forma non è dato di sapere) la famiglia di Luigi Colombo, fino a un mese fa presidente dell'Associazione Costruttori Lecchesi. Un compagno di merende- per usare una colorita espressione giornalistica - dello stesso Alberto Carsana. Viene da pensare, di conseguenza, che tra i due non corra buon sangue. E non solo tra i due. Lo stesso Vico Valassi, presidente della Camera di Commercio e costruttore principe della città, non è indifferente alle sorti del Giornale di Lecco. Credete che questa furibonda battaglia sarebbe proseguita su questo binario nel caso avesse in qualche modo urtato gli interessi - anche solo di buon vicinato, si capisce - del duo Colombo-Valassi? Difficile crederlo.
C'è poi il capitolo Curia. Ma abbiamo l'impressione che, in questo caso, sia più una questione di antipatia personale che un disegno politico studiato a tavolino. E' nota a tutti la strana (e un po' misteriosa, invero) simpatia che monsignor Roberto Busti, prevosto della città, ha verso la Gazzetta di Lecco, concorrente principale del Giornale di Lecco. Simpatia tanto manifesta da aver indotto il monsignore ad accettare di condurre una trasmissione (Il pane spezzato) su Tele Unica, emittente che - con la stessa Gazzetta - fa riferimento all'editore ex socialista (e costruttore pure lui, accidenti) Giacomo Fumeo.
Il Giornale di Lecco non ha mai amato questo filo diretto. E non ha mai fatto nulla per nasconderlo,in un crescendo rossiniano davvero notevole che lo ha indotto a rispolverare addirittura la "fuga" amorosa di un parroco della città, scagliata addosso al monsignore con la delicatezza di un elefante in cristalleria. Salvo poi sposare - per non alienarsi le simpatie dei lettori cattolici più tradizionalisti - una campagna piena di demagogia e infarcita di fanatismo che il parroco di Pescarenico ha innescato contro un sexy shop. Una libera attività commerciale che, al di là dei personalissimi giudizi morali, viene oggettivamente condotta con estrema discrezione. A tal punto che persino la Questura, intervenuta con i sigilli sulla base di una serie di piccole infrazioni amministrative, è stata costretta a fare marcia indietro nello spazio di una settimana. E con tante scuse.
Infine, per tornare al Giornale di Lecco, l'accusa alla Curia di voler difendere l'"odiato" Carsana a scapito dei cittadini inermi.
La replica di monsignor Roberto Busti non si è fatta attendere. Dalle colonne del Resegone, il giornale cattolico della città, ha risposto per le rime. Spiegando e motivando, invero senza troppo convincere. Sorprende, oltretutto, il fatto che proprio il prevosto di Lecco si sia sentito tirato per la tonaca. E non quel monsignor Merisi che, a voler salvaguardare l'etichetta, è il capo supremo della Curia lecchese. Misteri delle segrete stanze, per noi mortali. La Gazzetta di Lecco, rompendo quella tacita regola che impone di ignorare sempre e comunque il concorrente per evitare pubblicità indiretta, ha subito rilanciato le parole dell'amato monsignore, accusando i colleghi di essere stati vittime di una bufala giornalistica.
E' una guerra fatta di molte trincee e i lettori di Merateonline, ne siamo consapevoli, faticheranno a tenere il passo. Ma c'è pure una terza puntata. Già, perché sullo stesso numero del Giornale di Lecco - e in prima pagina - compare un altro articolo degno di nota. Così a naso abbiamo l'impressione che sia soltanto un primo approccio e che, nelle settimane a venire, quel sasso buttato nello stagno sia destinato a creare una tempesta. Ci riferiamo alla vicenda del cosiddetto Pirellino, l'immobile di corso Promessi Sposi in fase di ultimazione e che dovrebbe ospitare gli uffici decentrati della Regione Lombardia, attualmente sistemati in una struttura poco idonea in via Bovara. Si chiede, il Giornale di Lecco, se davvero valeva la pena di investire oltre 13 miliardi di lire in quel cantiere. Cantiere che, guarda caso, appartiene a Giacomo Fumeo, editore di riferimento di Gazzetta e Teleunica. Un attacco frontale soprattutto se si tiene presente che di quel cantiere - e della possibilità che venga destinato ad altro stante l'intenzione della Regione di trasferirsi con la Provincia in una delle torri del centro Meridiana - si è parlato per intere settimane sul quotidiano locale. Senza che né Gazzetta né Giornale di Lecco spendessero una parola sull'argomento. All'improvviso, senza alcuna giustificazione formale - la notizia, verrebbe da dire - ecco la bordata. Difficile pensare che non sia un tassello del complesso mosaico sin qui delineato.
A questo punto non restano che le riflessioni. Ci viene da credere - ma si tratta di una semplice deduzione - che i rapporti tra il duo Colombo-Valassi e il Fumeo si siano ulteriormente deteriorati dopo una lunga pausa di riflessione seguita al proscioglimento dello stesso Valassi nella vicenda pomposamente definita dalla Gazzetta (non senza qualche ragione) dei "palazzi d'oro". Per quanto riguarda l'Alberto Carsana, invece, è assodato che sia caduto in disgrazia agli occhi dei maggiorenti. Perché frequenta - o ha frequentato - amici "sbagliati"? O perché ha commesso qualche torto che a noi, poveri mortali, non è dato di sapere?
Ci sarebbe una terza possibilità. Che il Giornale di Lecco abbia improvvisamente riscoperto una insospettata vocazione al giornalismo d'inchiesta, fatta di numeri e di dossier scottanti. Un po', consentiteci la presunzione, sullo stile di Merateonline o della trasmissione televisiva Reporter. Chi ci crede alzi la mano.......
Alberto Carsana
Una guerra senza quartiere e con l'intenzione, neppure troppo celata, di non fare prigionieri,viene combattuta sulle pagine dei giornali lecchesi a colpi di titoloni e di articoli intinti nel veleno. L'obiettivo finale non è ancora del tutto chiaro, per essere sinceri, e sono in molti - a parte gli ignari lettori - a chiedersi qual è la vera posta in palio.
Andiamo con ordine. Ad aprire il fuoco, incrociato e devastante, è stato il Giornale di Lecco, tassello manzoniano della catena Netweek-Giornali in Lombardia. Nel mirino Alberto Carsana, costruttore caduto in disgrazia e che - come accadde per il Consorzio Cief qualche anno fa - ha lasciato sul terreno tanti "morti". A cominciare dalle persone che rischiano di rimanere senza abitazione dopo averla regolarmente pagata. Una battaglia civile, dice con sicumera il direttore Giancarlo Ferrario nell'ultimo editoriale, a tutela dei cittadini. E giù un'altra serie di inenarrabili nefandezze attribuite al costruttore: auto di lusso, spese folli, investimenti sbagliati, promesse mai mantenute, liquidazioni di famiglia dilapidate... Il tutto condito - ma questa è storia delle settimane precedenti - con la commovente testimonianza di una signora provata a tal punto da minacciare il gesto insano. Ciliegina sulla torta, il sostegno che la Curia lecchese avrebbe manifestato qualche settimana addietro per tutelare l'onore e la rispettabilità di un amico (il Carsana fu membro dell'Unione Cristiana Imprenditori). Un furore moralistico, quello del Giornale di Lecco, sul quale nessuno avrebbe da dire se facesse parte del dna di quella redazione. Invece si ha l'impressione di trovarsi di fronte a un incomprensibile accanimento giornalistico.
La domanda ne è l'ovvia conseguenza. Perché? Chi vuole questo tiro al bersaglio? Chi ha dato l'ordine di sparare sulla Croce Rossa? Difficile dirlo. Più semplice avventurarsi in qualche illazione che, magari, conterrà elementi dietrologici ma che, forse, consente di avvicinarsi al vero. Si potrebbe far presente, per inquadrare il discorso, che nel Giornale di Lecco ha qualche interesse (in che modi e forma non è dato di sapere) la famiglia di Luigi Colombo, fino a un mese fa presidente dell'Associazione Costruttori Lecchesi. Un compagno di merende- per usare una colorita espressione giornalistica - dello stesso Alberto Carsana. Viene da pensare, di conseguenza, che tra i due non corra buon sangue. E non solo tra i due. Lo stesso Vico Valassi, presidente della Camera di Commercio e costruttore principe della città, non è indifferente alle sorti del Giornale di Lecco. Credete che questa furibonda battaglia sarebbe proseguita su questo binario nel caso avesse in qualche modo urtato gli interessi - anche solo di buon vicinato, si capisce - del duo Colombo-Valassi? Difficile crederlo.
C'è poi il capitolo Curia. Ma abbiamo l'impressione che, in questo caso, sia più una questione di antipatia personale che un disegno politico studiato a tavolino. E' nota a tutti la strana (e un po' misteriosa, invero) simpatia che monsignor Roberto Busti, prevosto della città, ha verso la Gazzetta di Lecco, concorrente principale del Giornale di Lecco. Simpatia tanto manifesta da aver indotto il monsignore ad accettare di condurre una trasmissione (Il pane spezzato) su Tele Unica, emittente che - con la stessa Gazzetta - fa riferimento all'editore ex socialista (e costruttore pure lui, accidenti) Giacomo Fumeo.
Monsignor Roberto Busti
prevosto di Lecco
prevosto di Lecco
Il Giornale di Lecco non ha mai amato questo filo diretto. E non ha mai fatto nulla per nasconderlo,in un crescendo rossiniano davvero notevole che lo ha indotto a rispolverare addirittura la "fuga" amorosa di un parroco della città, scagliata addosso al monsignore con la delicatezza di un elefante in cristalleria. Salvo poi sposare - per non alienarsi le simpatie dei lettori cattolici più tradizionalisti - una campagna piena di demagogia e infarcita di fanatismo che il parroco di Pescarenico ha innescato contro un sexy shop. Una libera attività commerciale che, al di là dei personalissimi giudizi morali, viene oggettivamente condotta con estrema discrezione. A tal punto che persino la Questura, intervenuta con i sigilli sulla base di una serie di piccole infrazioni amministrative, è stata costretta a fare marcia indietro nello spazio di una settimana. E con tante scuse.
Infine, per tornare al Giornale di Lecco, l'accusa alla Curia di voler difendere l'"odiato" Carsana a scapito dei cittadini inermi.
La replica di monsignor Roberto Busti non si è fatta attendere. Dalle colonne del Resegone, il giornale cattolico della città, ha risposto per le rime. Spiegando e motivando, invero senza troppo convincere. Sorprende, oltretutto, il fatto che proprio il prevosto di Lecco si sia sentito tirato per la tonaca. E non quel monsignor Merisi che, a voler salvaguardare l'etichetta, è il capo supremo della Curia lecchese. Misteri delle segrete stanze, per noi mortali. La Gazzetta di Lecco, rompendo quella tacita regola che impone di ignorare sempre e comunque il concorrente per evitare pubblicità indiretta, ha subito rilanciato le parole dell'amato monsignore, accusando i colleghi di essere stati vittime di una bufala giornalistica.
E' una guerra fatta di molte trincee e i lettori di Merateonline, ne siamo consapevoli, faticheranno a tenere il passo. Ma c'è pure una terza puntata. Già, perché sullo stesso numero del Giornale di Lecco - e in prima pagina - compare un altro articolo degno di nota. Così a naso abbiamo l'impressione che sia soltanto un primo approccio e che, nelle settimane a venire, quel sasso buttato nello stagno sia destinato a creare una tempesta. Ci riferiamo alla vicenda del cosiddetto Pirellino, l'immobile di corso Promessi Sposi in fase di ultimazione e che dovrebbe ospitare gli uffici decentrati della Regione Lombardia, attualmente sistemati in una struttura poco idonea in via Bovara. Si chiede, il Giornale di Lecco, se davvero valeva la pena di investire oltre 13 miliardi di lire in quel cantiere. Cantiere che, guarda caso, appartiene a Giacomo Fumeo, editore di riferimento di Gazzetta e Teleunica. Un attacco frontale soprattutto se si tiene presente che di quel cantiere - e della possibilità che venga destinato ad altro stante l'intenzione della Regione di trasferirsi con la Provincia in una delle torri del centro Meridiana - si è parlato per intere settimane sul quotidiano locale. Senza che né Gazzetta né Giornale di Lecco spendessero una parola sull'argomento. All'improvviso, senza alcuna giustificazione formale - la notizia, verrebbe da dire - ecco la bordata. Difficile pensare che non sia un tassello del complesso mosaico sin qui delineato.
A questo punto non restano che le riflessioni. Ci viene da credere - ma si tratta di una semplice deduzione - che i rapporti tra il duo Colombo-Valassi e il Fumeo si siano ulteriormente deteriorati dopo una lunga pausa di riflessione seguita al proscioglimento dello stesso Valassi nella vicenda pomposamente definita dalla Gazzetta (non senza qualche ragione) dei "palazzi d'oro". Per quanto riguarda l'Alberto Carsana, invece, è assodato che sia caduto in disgrazia agli occhi dei maggiorenti. Perché frequenta - o ha frequentato - amici "sbagliati"? O perché ha commesso qualche torto che a noi, poveri mortali, non è dato di sapere?
Ci sarebbe una terza possibilità. Che il Giornale di Lecco abbia improvvisamente riscoperto una insospettata vocazione al giornalismo d'inchiesta, fatta di numeri e di dossier scottanti. Un po', consentiteci la presunzione, sullo stile di Merateonline o della trasmissione televisiva Reporter. Chi ci crede alzi la mano.......
L' infiltrato