MISSIONE IN BOSNIA PER IL VICE COMANDANTE DEL NUCLEO OPERATIVO DEI CARABINIERI DI MERATE GIANCARLO RAPONE


Giancarlo Rapone, maresciallo capo, vice comandante del Nucleo Operativo Radiomobile di Merate, è partito per una impegnativa missione a Sarajevo. Non è la prima volta che il militare, l'unico in Lombardia a partecipare a questa missione, prende parte ad operazioni di pace in aree calde del mondo. Ma l'essere frequentemente in prima linea è una delle note caratteristiche del maresciallo Rapone. Per quindici anni, infatti, il coraggioso militare ha lavorato alla caserma milanese di via Moscova seguendo casi assai impegnativi. Molte le operazioni internazionali, in Europa, Stati Uniti, Sud America, contro il narcotraffico e il riciclaggio, cui il comandante Rapone ha preso parte con compiti delicati e di grande responsabilità. Lavorando su questi fronti il militare ha potuto entrare in contatto con i vertici operativi dell'Arma e con le squadre antidroga e antiriciclaggio di parecchi Paesi. Un impegno pesante, che mette a dura prova i nervi e misura il coraggio di una persona che ha scelto di vivere pericolosamente. Ma nemmeno il servizio prestato al Comando di Compagnia di Merate è stato troppo tranquillo. Rapone, infatti, con gli altri colleghi del Nucleo Operativo, ha condotto l'operazione denominata in codice "Adda 2000" che ha portato alla cattura di 14 persone e al sequestro di 11 chili di cocaina. Come si ricorderà, quella fu un'operazione davvero esemplare che avrebbe meritato bel altro risalto sui mezzi di informazione. Un infiltrato, agendo sotto copertura, riuscì a conquistarsi la fiducia di un trafficante colombiano, referente per una grossa spedizione di droga. Il carabiniere, con un altro militare e l'appoggio dei colleghi dei Nuclei operativi di Merate e Lecco, riuscì a ricostruire la mappa dei contatti e a mettere assieme le tessere del criminoso mosaico. Il 15 novembre a Cernusco scatta la prima operazione: sei calabresi e una cittadina colombiana si incontrano con l'infiltrato in un bar del paese. Lo scambio di "coca" avviene a Paderno sul piazzale del Bel Sit. Poi il compratore e l'infiltrato tornano a Cernusco con la droga nel baule dell'auto. E li scatta la trappola. Due calabresi sono armati e pericolosi. Ma gli uomini del Nucleo operativo sono più rapidi e arrestano tutti. Il secondo blitz avviene a Paderno, il 21 novembre, sempre sul piazzale del Bel Sit. Il maresciallo dei carabinieri spacciatosi per trafficante fissa un incontro con alcuni "clienti" interessati a ritirare la partita di droga. Ma qualcosa non va per il verso previsto, forse i compratori, anch'essi calabresi sono più sospettosi o, peggio, non intendono pagare la coca. La tensione tra i militari impegnati nell'operazione è alle stelle; si deve decidere improvvisando, senza potersi consultare, seguendo il filo dell'esperienza. Uno dei trafficanti viene arrestato a Paderno appena caricata la cocaina in macchina mentre gli altri tre vengono ammanettati con uno spettacolare blitz nei pressi dell'albergo Melas. Un'operazione brillante condotta con abilità, coraggio e perfetto coordinamento. Grande la soddisfazione degli uomini che hanno partecipato ai blitz anche se, per comprensibili ragioni di sicurezza, gli operativi che hanno effettuato gli arresti e il sequestro della droga non compariranno davanti alla stampa. Un destino che accomuna gli uomini come Rapone, che si sono ritagliati i ruoli più rischiosi e che, pertanto, sono sempre fuori dal cono di luce dei riflettori. Anche la missione in Bosnia non sarà certo una passeggiata. Ma Rapone sa bene che cosa lo aspetta. E non si farà trovare impreparato, in qualsiasi evenienza. La missione nei balcani durerà sei-sette mesi.
L.B.
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