SCOPPIA IL CALDO E...SCOPPIANO PRETI & FEDELISSIMI

E allora accontentiamo chi ci ha voluto indurre in tentazione. Eccole qua le notizie, addirittura due di segno inverso, ma entrambe in abito talare. E sono una più bella dell'altra. E allora rivolgiamoci a questi ministri di Dio in terra a maggior ragione se giovani, pieni di energie, saldi nel carattere e forti nelle convinzioni, incluse quelle sbagliate. Perchè, si sa, Dio è l'essere perfettissimo. Punto. Non ce ne sono altri eh!
Prima notizia.
In una lettera che si sarebbe voluto tenere riservata, delicata, dedicata e prescrittiva il Decanato di Brivio (ahi!) a firma del suo freschissimo Decano "sostituto" don Carlo Motta - anzianità nel ruolo specifico 3 mesi e 4 giorni - invita i parroci delle sue tredici parrocchie a boicottare i giornali locali, tra i quali anche Merateonline, come "segnale forte in ordine ad alcune scelte editoriali che ci toccano da vicino". E' come se il giovane decano dicesse loro "sono pecore, ma nere, nerissime". Quindi tosarle.
Ecco il testo della lettera che reca la firma di don Carlo Motta e la data del 14 giugno.
Fa tenerezza il Don nell'ordinare di non fare fotografare i ragazzi che partecipano in ambito oratoriano a quella splendida iniziativa che sono i Grest ( gruppi estivi di divertimento e cultura cattolica ). Non solo perché sottende una sorta di diritto di proprietà sui minori che neppure Gesù si arrogò mai, ma perché ne suggerisce un uso improprio nell'interesse di una manciata di preti che dovrebbero avere il coraggio e il buon senso di difendersi da se stessi, propri, medesimi, in persona, come farebbe dire Camilleri all'appuntato Catarella. Non devono copiare il rapinatore che si fa scudo di un bambino per sfuggire alla Polizia. Nel caso di Merateonline la fronda fotografica è la reazione, invero tardiva e rancorosa, a un articolo che riproponiamo in calce e con il quale il giornale a mia firma criticava con ironia le uscite di un sacerdote che aveva definito "vipera in calore" e "cagna randagia" una giovanissima giornalista che si era permessa di riferire e commentare, in termini peraltro civilissimi, una sua iniziativa tesa a soppesare il borsellino dei fedeli. Concludeva l'arzillo prete che egli si ergeva comunque sulle miserie umane perché egli è "uomo che cammina sugli stronzi".
Se il segnale forte proposto dal Vicario Episcopale a don Carlo Motta e da questi trasferito in modo acritico alla periferia del clero è quello di sostenere questo tipo di uscite quali caratterizzanti l'eloquio pastorale della Chiesa locale, esprimiamo in questa sede la nostra solidale partecipazione come si fa con gli annunci funebri. Ebbene si: siamo strumentalizzati, ignoranti e prevenuti. Siamo laici, atei e blasfemi. Ma non ancora pirla. Non del tutto, almeno.
Ah, la subordinazione sic et simpliciter quanti danni fa malgrado lo scorrere dei secoli.......
Seconda notizia. Don Luigi Conti prevosto di Merate dopo don Felice Viasco pare sia sul punto di lasciare. Mancherebbero pochi mesi. La notizia è circolata tempo fa quel tanto che basta - e come tale digerita - perché in queste cose la Curia è l'equivalente dell'abrogato Politburo. Istruttoria zero, decisione secca e tanto silenzio. Quindi non si sa se è stato Don Luigi a chiedere il trasferimento, se lo hanno chiesto altri in luogo suo, se è l'espressione di un disagio personale o collettivo. E' un esodato? E' un incompreso? E' un rivoluzionario? E' un sant'uomo o un burocrate? Alzi la mano chi lo sa e soprattutto alzi il ditino quel lettore che rimprovera al giornale di non avere indetto un referendum per indirizzare il destino del Prevosto. Ma per indire un referendum - che conta nulla nel pubblico, figuriamoci nel clero - bisogna conoscere i pro e i contro, essere informati dei vantaggi e degli svantaggi derivanti dall'addio del Prevosto. Noi non andiamo a bussare a una porta che non si apre. Lo facciano coloro che frequentano la Parrocchia , il Consiglio Pastorale, l'Oratorio, la casa del Prevosto. Lo faccia chi sa, chi conosce, chi è in grado di valutare, soppesare, suggerire e proporre. Si levi e si elevi da loro, come pianto di masse misere e abbandonate, il grido di dolore per quella che potrebbe rivelarsi una perdita incommensurabile. Il giornale farà il suo dovere. Diffonderà urbi et orbi le tesi favorevoli e quelle contrarie, se espresse in corretto e non generico italiano. Con sotto nomi e cognomi però. Come faccio con il mio in calce a questo articolo che non avrei voluto scrivere. Si dà un nome a ciascuna pecora, vuole che non lo abbia un gregge intero?
Alberico Fumagalli