Lecco: bancario scarica video porno e file ''pedo'' col computer aziendale. A processo
E' accusato di appropriazione indebita (art. 646 C.P.) D.C. l'impiegato di banca che, sul computer che aveva in dotazione, è accusato di avere scaricato file pornografici e un'immagine pedopornografica che è finita nelle maglie delle ricerche incrociate effettuate dalla polizia postale. E proprio un agente della questura di Como ha testimoniato in aula raccontando quanto trovato sul PC dell'imputato. "In una cartella creata appositamente dall'utente abbiamo trovato 600 file video ritraenti scene a contenuto pornografico di cui 400 ambientati in ambienti scolastici, riconoscibili per la presenza di banchi e lavagne. Alcuni di questi video erano stati girati con un telefono cellulare, infatti la qualità era scarsissima. In questi file sono ritratti ragazzi e ragazze giovanissimi ma di cui non si capisce l'età e dunque non è possibile dire se fossero minorenni. Tra questi 600 file, ne abbiamo trovato solamente uno in formato immagine, denominato 0010 che ritraeva diversi scatti di minori protagonisti di scene a sfondo sessuale. Il file era una sorta di collage ma si tratta di materiale conosciuto, che chi opera nel campo già conosce perché in rete da almeno 15 anni. Il file è stato archiviato dall'utente in una cartella da lui creata e non può esserci finito casualmente". L'analisi della polizia postale si è concentrata anche sulle tracce lasciate dalle operazione di download da emule, il server di condivisione mondiale di file. "Sul pc non si è trovata traccia di file scaricati da emule poiché è stato utilizzato un disco esterno". Mentre la data di creazione di questa cartella risale con certezza al 17 febbraio 2007, alle tre di notte, quella invece di ultima consultazione è stata motivo di dibattito con un certo dubbio rimasto in aula. Gli ultimi accessi, infatti, vengono fatti risalire tra il 12 luglio 2007 e il 17 luglio 2007, quando il PC potrebbe essere rimasto acceso prima di essere sottoposto alle varie analisi della polizia postale predisposte dalla magistratura. Ma la consegna del computer da parte dell'imputato alla banca, unitamente alla chiavetta e al telefono cellulare, è da far risalire al 6 luglio. Da questa data fino all'ultimo accesso, come ha fatto rilevare in aula la difesa, altri potrebbero avere operato sul PC. Il procedimento è stato aggiornato al 3 luglio alle ore 10.
S.V.