A processo i 4 rapinatori di banche. 3 colpi in pochi giorni nel meratese a bordo di una Y
Si è tenuta questa mattina presso il Tribunale di Lecco la prima udienza del processo che vede in aula quattro imputati con l'accusa di essere i componenti della banda che nell'agosto del 2011 mise a segno una serie di rapine nelle banche del meratese, per un bottino complessivo di oltre 20 mila euro (clicca qui per rivedere i dettagli della vicenda). Come in molti ricorderanno, i colpi furono realizzati con le stesse modalità e nel giro di pochi giorni di distanza l'uno dall'altro. Il primo episodio, datato 5 agosto 2011, si verificò presso banca Popolare di Milano di Paderno d'Adda, il secondo colpo venne messo a segno il 9 agosto presso la filiale Ubi Banca di Cernusco Lombardone ed infine l'ultima rapina avvenne a soli due giorni di distanza, in data 11 agosto, presso la Banca Intesa San Paolo di Brivio.
In aula, davanti al collegio presieduto dal giudice Ambrogio Ceron, il primo testimone chiamato deporre è stato il maresciallo Antonio Piredda, della compagnia di Merate, che ha fornito una lunga e dettagliata ricostruzioni delle indagini avviate a seguito della prima rapina.
Stesse modalità, volto coperto e taglierino in mano. Erano questi gli elementi che avevano da subito fatto propendere gli inquirenti per l'ipotesi che dietro la serie di colpi ci fosse sempre la stessa banda. Un'ipotesi a cui si sono poi aggiunti numerosi riscontri, a cominciare dall'individuazione dell'auto, una Lancia Y di colore grigio senza sportellino della benzina, avvenuta grazie ad un fotogramma catturato dalle telecamere di sicurezza di una delle banche assaltate. E partendo proprio da questo primo fondamentale elemento il 16 agosto a Medolago i carabinieri, durante una normale attività di controllo, riuscirono a riconoscere l'auto, che in quel momento aveva a bordo quattro persone tra cui tre degli imputati, e la perquisirono ritrovando calze, coltelli, taglierini e guanti in lattice. Seguirono diverse perquisizioni anche all'interno delle abitazioni degli imputati, dove gli investigatori trovarono oggetti e alcuni indumenti compatibili con quelli utilizzati durante i colpi messi in atto nel meratese. Ulteriori riscontri emersero infine dai controlli incrociati sulle utenze telefoniche dei presunti rapinatori, che grazie ai dati relativi alle celle agganciate nei giorni degli assalti alle banche diedero utili elementi sulla loro effettiva posizione.
Sempre durante questa prima udienza sono stati chiamati a deporre come testimoni anche quattro impiegati bancari coinvolti, loro malgrado, nelle tre rapine portate a termine nel meratese e che, rispondendo alle domande del Pm, del Giudice e della difesa, hanno quindi dovuto rivivere quei drammatici momenti. In particolare uno di loro, all'epoca dei fatti dipendente presso la filiale Intesa San Paolo di Brivio, rapinata l'11 agosto 2011, ha riconosciuto uno dei quattro imputati ricordando con chiarezza alcuni particolari fisici distintivi tra cui la capigliatura bianca e il mento particolarmente pronunciato.
In aula, davanti al collegio presieduto dal giudice Ambrogio Ceron, il primo testimone chiamato deporre è stato il maresciallo Antonio Piredda, della compagnia di Merate, che ha fornito una lunga e dettagliata ricostruzioni delle indagini avviate a seguito della prima rapina.
Stesse modalità, volto coperto e taglierino in mano. Erano questi gli elementi che avevano da subito fatto propendere gli inquirenti per l'ipotesi che dietro la serie di colpi ci fosse sempre la stessa banda. Un'ipotesi a cui si sono poi aggiunti numerosi riscontri, a cominciare dall'individuazione dell'auto, una Lancia Y di colore grigio senza sportellino della benzina, avvenuta grazie ad un fotogramma catturato dalle telecamere di sicurezza di una delle banche assaltate. E partendo proprio da questo primo fondamentale elemento il 16 agosto a Medolago i carabinieri, durante una normale attività di controllo, riuscirono a riconoscere l'auto, che in quel momento aveva a bordo quattro persone tra cui tre degli imputati, e la perquisirono ritrovando calze, coltelli, taglierini e guanti in lattice. Seguirono diverse perquisizioni anche all'interno delle abitazioni degli imputati, dove gli investigatori trovarono oggetti e alcuni indumenti compatibili con quelli utilizzati durante i colpi messi in atto nel meratese. Ulteriori riscontri emersero infine dai controlli incrociati sulle utenze telefoniche dei presunti rapinatori, che grazie ai dati relativi alle celle agganciate nei giorni degli assalti alle banche diedero utili elementi sulla loro effettiva posizione.
Sempre durante questa prima udienza sono stati chiamati a deporre come testimoni anche quattro impiegati bancari coinvolti, loro malgrado, nelle tre rapine portate a termine nel meratese e che, rispondendo alle domande del Pm, del Giudice e della difesa, hanno quindi dovuto rivivere quei drammatici momenti. In particolare uno di loro, all'epoca dei fatti dipendente presso la filiale Intesa San Paolo di Brivio, rapinata l'11 agosto 2011, ha riconosciuto uno dei quattro imputati ricordando con chiarezza alcuni particolari fisici distintivi tra cui la capigliatura bianca e il mento particolarmente pronunciato.