Fallimento Omega Costruzioni. Il curatore ‘disegna’ la catena societaria. Manca 1 milione di euro

Il pubblico ministero dr. Paolo Del Grosso
Al dibattimento si è arrivati dopo il patteggiamento, davanti al Gup Massimiliano Mercaldo, lo scorso febbraio, di Roberto T. (socio di maggioranza e amministratore di Omega) e Marzio L. (anch'egli amministratore della società in tempi diversi): un anno e due mesi e 12 mesi le pene concordate rispettivamente dai due soggetti ai quali, così come a Pietro C. che formalmente non ricopriva la carica di amministratore ma nei fatti lo era, erano state imputate, dal sostituto procuratore Paolo Del Grosso, gravi responsabilità nel fallimento della Srl con sede in via Bergamo 39 a Merate. Quest'oggi dunque, presso il Palazzo di giustizia lariano, è stato sentito il dottor Cesare S., commercialista nominato curatore fallimentare, il quale ha risposto alle domande postegli dal pm Paolo Del Grosso e dagli avvocati Edoardo Fumagalli (difensore di Pietro C.) e Richard Martini (legale dei creditori dell'azienda). Cesare S., ha così riferito che, seppur Omega srl sia stata dichiarata fallita nell'agosto 2009, era "lasciata alla deriva" - per utilizzare l'espressione da lui stessa scelta - già dall'anno precedente. L'ultimo dato contabile è infatti del 31 dicembre 2007. La cassa della società è così stata descritta come "un polmone", una "scatola vuota" all'interno della quale non venivano effettuati versamenti, versamenti che risultavano dunque solo contabilmente. Le uscite invece erano rappresentate per lo più da costi non documentati, con movimentazione definita quindi dal curatore fallimentare "non ordinaria". Si è citato ad esempio, un prelievo effettuato nell'estate del 2006 per il pagamento di un volo aereo e di un albergo a Bogotà, in Colombia, prelievo dunque giudicato dal commercialista difficilmente ricollegabile all'attività dell'azienda meratese il cui ambito di lavoro era circoscritto alla regione Lombardia o comunque all'interno dei confini nazionali. Sospetti poi, i prelievi di ingenti somme di denaro in contante nonché l'utilizzo di due carte di credito appoggiate sui conti correnti di Omega e riconducibili a due soggetti diversi e dunque a Roberto T. e a Pietro C. con quest'ultimo titolare di delega seppure giuridicamente fosse semplicemente un socio di minoranza con solo il 5% delle quote societarie. Dubbie, infine, anche alcune fatturazioni prive di titolo, per operazioni presumibilmente inesistenti. Tra queste, risultano parecchie commesse a BetonVilla, nota società meratese dichiarata anch'essa fallita. Questi elementi, come molti altri, sono stati acquisiti, come riferito da Cesare S. dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Cernusco che si è addentrata più specificatamente nel caso. Oltre alla BetonVilla, Omega è risultata legata, per motivi differenti ad altre due società edili dichiarate fallite. Pietro C. era infatti titolare del 90% di Italpavim (in società, per la parte residuale delle quote con il padre Giovanni C.) dichiarata fallita il 24 gennaio 2000 e con sede legale coincidente a quella di Omega a cui tra l'altro Italpavim, al momento della cessazione dell'attività, ha trasferito attrezzatura e materiale. Nel 2007, poi, è invece Omega ormai fallita a cedere strumentazioni a una terza società, in mano a Marzio L.(20%) e Stefano C., figlio di Pietro e nipote del Giovanni già socio di minoranza di Italpavim. Una concatenazione dunque anomala, con la medesima situazione ripetuta di volta in volta.
Complessivamente, come già sostenuto dal Pm Del Grosso nel corso, nel corso dell'udienza preliminare, si ritiene che i tre amministratori di Omega (Roberto T., Marzio L. e Pietro C.) abbiano distratto oltre 1milione di euro di cui 301mila euro dalla cassa e 734mila dai conti correnti intestati all'azienda.
Al termine dell'udienza odierna, il giudice Ambrogio Ceron ha fissato per il 25 giugno la prossima udienza. Probabilmente in aula comparirà uno dei finanzieri che ha seguito la vicenda.
