Merate: ''Un prete felice'' la 1^ biografia su Don Isidoro Meschi, ucciso ventuno anni fa

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Da sinistra Tommaso Meschi (libraio e cugino di Don Isidoro), la sorella Mariella con il fratello Giuseppe, la presidente dell'associazione Augusta Daverio, l'autrice della biografia Cristina Tessaro e Lucia Marrese, membro dell'associazione ed ex collega di insegnamento

A conquistare erano il suo sorriso e la sua affabilità, uniti alla fermezza e alla determinazione della sua fede, incrollabile e salda come una roccia. Don Isidoro Meschi è stato ricordato a 21 anni dalla sua morte violenta, nel corso di una serata (organizzata dalla Semina di Pierangelo Marucco con il patrocinio del comune) che si è svolta nella sala Luigi Zappa di Villa Confalonieri e che ha avuto come cuore la presentazione della sua biografia (Don Isidoro Meschi, Un prete felice ed. Paoline), redatta dalla giornalista e scrittrice Cristina Tessaro.

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Nato a Merate nel 1945, morto a Busto Arsizio nel 1991 accoltellato da un giovane con problemi psichici, Don Lolo è stato il fondatore di una comunità per tossicodipendenti ma è nel quotidiano che la sua opera ha dato frutti e, nonostante la sua breve ma intensa esistenza, ancora oggi il suo ricordo è vivo.

A sinistra Tommaso Meschi, l'assessore Andrea Massironi e l'autrice Cristina Tessaro

"Non ho conosciuto personalmente Don Isidoro" ha raccontato l'autrice del volume "ma credo sia stato lui a scegliermi per un incontro che è andato al di là del tempo e dello spazio. E' una persona da cui non si poteva rimanere indifferenti tanto che moltissimi di coloro che lo accostavano non erano credenti. In lui ancora oggi si può trovare un esempio di vita, di lui ci si può innamorare. Io mi sento sua amica e a lui mi rivolto per presentare le mie domande e ricevere risposte".

Tommaso Meschi, Cristina Tessaro, Augusta Daverio e l'assessore Giuseppina Spezzaferri

Un ricordo bene impresso ancora nei famigliari, presenti alla conferenza e che è stato riassunto dal libraio Tommaso Meschi. "Leggendo questo volume ho rivissuto tanti momenti di Don Isidoro con la nostra famiglia. Ce lo ricordiamo tutti per la sua vivacità e voglia di agire. Era una miscela speciale di decisione, capacità volitiva, voglia di fare. La sua era una fede vissuta nella ricerca dell'altro. Era un uomo che raccoglieva in sé qualità che raramente si possono trovare in una sola persona".
"Ero assessore l'anno della sua morte" ha ricordato Andrea Massironi "partecipammo ai funerali dove c'era una folla immensa. Sono vicino ai famigliari nel ricordo di Don Isidoro e credo che davvero lui sia stato l'esempio di chi ha dato la vita per gli altri fino all'estremo sacrificio, proprio come ha detto Gesù".


Per non perdere il suo operato e trasmetterlo a chi non l'ha conosciuto, è nata un'associazione che ha proprio lo scopo di custodire la memoria del giovane prete meratese (informazioni su www.donisidoro.org). "Incontrare un testimone così autentico non ti lascia indifferente" ha spiegato la presidente del sodalizio Augusta Daverio "Era una persona unica, che suscitava affetto ma della quale coglievi anche il rigore. Nell'altra persona Don Lolo vedeva le necessità e i bisogni, aveva uno sguardo introspettivo. La sua morte è stata un dramma, una ferita che ci ha lasciato increduli. Ma oggi a distanza di anni scopriamo che la sua visione di allora è ancora moderna, che le sue considerazioni sono ancora attuali".
E nella fotografia scelta per la copertina del libro, con il volto acqua e sapone di Don Lolo, spensierato, sereno ma al tempo stesso profondo, si comprende tutta la grandezza di questo sacerdote.
S.V.

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