Merate: Padre Giancarlo Bruni racconta il senso della vita ''Il peggio è affrontare la vita senza naufragi né slancio''
Paolo Casini della commissione cultura del consiglio pastorale, Padre Giancarlo Bruni e Pierangelo Marucco della Semina
"Vivo questa serata in uno spirito di gioia riconoscenza e amicizia. Il mondo che verrà sarà un mondo nel quale ognuno di noi potrà raccontare all'altro ciò che gli brucia nel cuore, perchè questo è ciò che dà senso alla vita". Tra i molti brianzoli che lo conoscono, e lo ricordano quando, tra il 1968 e il 1971, viveva a Fontanella di Sotto il Monte nella comunità fondata da padre David Maria Turoldo (alla quale in tanti avevano partecipato) molti avranno ritrovato quel monaco che avevano conosciuto nell'abbazia romana a due passi da Sotto il Monte.
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Biblista di fama internazionale, molto conosciuto anche nel meratese, padre Giancarlo Bruni (che vive ora nella comunità di Bose e all'Eremo di San Pietro, alle Stinche, Firenze) è ritornato giovedì 19 gennaio in Brianza. A lui infatti era stato chiesto di aprire, al Teatro Manzoni di via Papa Giovanni XXIII, la serie di incontri promossi dall'associazione culturale "La Semina" con la commissione cultura del Consiglio Parrocchiale. Padre Giancarlo, che insegna Teologia e Storia della Bibbia nell'Università del Vaticano, ha parlato sul "Senso della vita e gli strumenti del vivere".
"Di che cosa ha bisogno la città, di dialogo, di libertà" - ha esordito don Luigi Conti, prevosto di Merate, illustrando il senso degli incontri (titolo "Cerco un centro di gravità permanente") che continueranno fino ottobre. "Eccellenza e laicità, confronto e dialogo con tutti, credenti e non credenti, col Cortile dei Gentili - ha continuato Piarangelo Marucco de "La Semina" - sono i capisaldi che ci muovono in questa serie di incontri che andremo ad organizzare. Perchè riteniamo, che le differenze siano una ricchezza".

Padre Giancarlo
Ha continuato padre Giancarlo "Non possiamo essere gelosi, o fondamentalisti, nei confronti di nessuno. Chi ha paura del racconto dell'altro, non è convinto delle sue ragioni. Dobbiamo sgretolare la categoria dell'animosità. Dobbiamo amarci l'un l'altro, l'ebreo, il musulmano, l'induista, il senza religione. Tutti possono essere accolti a casa mia, come amici, compresi i clandestini". E ancora: "Ho visto molte esperienze. Il progresso e Auschwitz, il progetto degli anni sessanta e il disagio del 2011. Le crisi - ha detto ancora il monaco dei Servi di Maria, con una lettura che ha sorpreso - avvengono per evitare il peggio. Il peggio - ha continuato - è anche aver attraversato la vita senza naufragi. Non essere mai precipitati fino a vedere il fondo. In questa società che manca di maestri, sono le crisi ad insegnarci ad entrare nella profondità che dà senso alla vita. E l'assenza di senso è la nostra prigione".
"Il contemplativo - ha poi spiegato padre Giancarlo - non si oppone alle attività. E' invece colui che legge la realtà a partire dal tempo in cui vive. Nel tempo della crisi non dobbiamo fuggire, guardare indietro ad un tempo che non ci sarà più, né guardare troppo avanti verso un tempo che ancora non c'è. Il contemplativo è dunque colui che fa il viaggio verso la profondità dell'essere, che dà un nome alle ragioni che ci abitano. Chi mi abita? è la domanda che chiede un ricupero del silenzio. E che ti dice: rientra in te e fai il vuoto in te stesso,. Deponi la maschera. Cerca la ragione per cui vivi. Dobbiamo rinascere al desiderio di fondo, riscoprire l'ineffabile approdo. L'uomo di domanda e di ricerca è quello che riscopre il desiderio di essenza. L'uomo nasce da uomo, nella sua condizione diventa uomo di domanda, ricercatore, pellegrino che cerca il senso del vivere. A questo punto il mio cammino l'ho fatto, tocca allora a qualcun altro, se c'è, aprire il cielo".
Al centro in prima fila il prevosto Don Luigi Conti
Nella seconda parte padre Giancarlo ha approfondito l'incontro con Gesù Cristo. Col "Codice Cristologico" come l'ha definito, nella ricerca di identità. E qui il monaco di Bose ha sottolineato come "lo stile non sia secondario. Cristiani - ha continuato - dobbiamo smetterla di spaventare gli altri, dobbiamo dare bellezza, essere affabili". Il lungo colloquio di padre Bruni con i molti brianzoli e lecchesi accorsi ad ascoltarlo è continuato parlando di misticismo in Dostoevksij, delle "biblioteche che conservano per iscritto le fatiche dell'uomo", di astronomia. "Stiamo in basso - ha concluso - perchè da lì si vedono bene le cose".
Sergio Perego